Petrolio, armi e soldati: gli scambi tra Mosca e Pyongyang per la guerra in Ucraina
Fiumi di petrolio russo e missili per la difesa aerea in cambio del sostegno di Pyongyang nella guerra in Ucraina. Sarebbe questa la merce di scambio che il presidente Vladimir Putin ha concordato con il leader nordcoreano Kim Jong-Un, che da tempo invia a Mosca munizioni, missili balistici e, novità degli ultimi mesi, pure soldati. In Russia, recentemente, sono pure stati avvistati i cannoni semoventi nordcoreani M1989 Koksan da 170 millimetri, mezzi d’artiglieria in grado di colpire in profondità nel territorio ucraino.
Stando all'analisi delle immagini satellitari condotta dall'Open Source Centre, un gruppo di ricerca senza scopo di lucro con sede nel Regno Unito, si stima che la Russia abbia fornito alla Corea del Nord più di un milione di barili di petrolio da marzo di quest'anno. Lo riporta la BBC, spiegando che il petrolio è la principale valuta di scambio per le armi e le truppe oggi schierate nella regione russa di Kursk, invasa dagli ucraini lo scorso 6 agosto.
I trasferimenti di «oro nero» violano le sanzioni delle Nazioni Unite, che impongono ai Paesi il divieto di vendere il petrolio alla Corea del Nord, nel tentativo di soffocarne l'economia e impedirle di sviluppare il suo programma di armamenti nucleari.
Le immagini satellitari, condivise in esclusiva con la BBC, mostrano più di una dozzina di petroliere nordcoreane che per almeno 43 volte in 8 mesi hanno viaggiato, con i transponder spenti, verso il porto di Vostochny, nell'estremo oriente russo. Ulteriori foto, scattate alle imbarcazioni impegnate a solcare i mari, sembrano mostrare le petroliere che arrivano in Russia vuote, ripartendo poi a pieno carico. La Corea del Nord è l'unico Paese al mondo a cui non è consentito acquistare il combustibile fossile sul libero mercato. Il numero di barili di petrolio raffinato che può ricevere Pyongyang è limitato dall’ONU a sole 500 mila unità all'anno, ben al di sotto della quantità di cui avrebbe bisogno per i suoi obiettivi militari.
Joe Byrne dell'Open Source Centre ha sottolineato che «mentre Kim Jong-Un fornisce a Vladimir Putin un'ancora di salvezza per continuare la sua guerra, la Russia fornisce silenziosamente alla Corea del Nord un'ancora di salvezza tutta sua: il flusso costante di petrolio conferisce alla Corea del Nord un livello di stabilità che non aveva più da quando sono state introdotte le sanzioni».
Secondo ex funzionari delle Nazioni Unite incaricati dei controlli delle violazioni (la Russia, nel marzo del 2024, ha sciolto il gruppo di esperti responsabile del monitoraggio, esercitando il suo potere di veto presso il Consiglio di sicurezza dell’ONU), i trasferimenti «stanno alimentando la macchina da guerra di Putin: petrolio per i missili, petrolio per l'artiglieria e ora petrolio per i soldati». Insomma, per continuare il conflitto, Mosca è diventata sempre più dipendente da Pyongyang. E viceversa.
Se per la maggior parte delle attività la Corea del Nord fa infatti ancora affidamento sul carbone, il petrolio è essenziale per il funzionamento dell'esercito del Paese asiatico. Gasolio e benzina vengono utilizzati per trasportare i lanciamissili e le truppe, nonché per far funzionare le fabbriche di munizioni e armamenti.
I soli 500 mila barili che la Corea del Nord può ricevere a causa delle sanzioni rappresentano una quantità ben al di sotto dei circa nove milioni che consuma. Questo, secondo la BBC, significa che da quando è stato introdotto il limite nel 2017, il Paese asiatico ha acquistato petrolio illecitamente. Oggi, grazie ai forti rapporti con la Russia, può probabilmente ottenere un prodotto di migliore qualità, evitando di sborsare denaro, ma fornendo armi, munizioni e soldati. Per Mosca, d’altronde, il gioco vale la candela: un milione di barili è poca cosa per un grande produttore di idrocarburi come la Russia.
La preoccupazione più grande dell’Occidente è che Mosca fornisca a Pyongyang pure la tecnologia per migliorare i suoi satelliti spia e i suoi missili balistici. Il mese scorso, il ministro della Difesa di Seul, Kim Yong-hyun, ha dichiarato che c'era una «elevata probabilità» che la Corea del Nord stesse chiedendo un simile aiuto.
Intanto, secondo un alto funzionario sudcoreano citato dalla Associated Press, la Russia avrebbe pure fornito missili di difesa aerea a Pyongyang, come ulteriore contropartita all’invio delle truppe nordcoreane. Gli Stati Uniti, la Corea del Sud e l'Ucraina stimano che i soldati asiatici arrivati in Russia da ottobre siano circa 10 mila, alcuni dei quali già impiegati nei combattimenti nella regione di Kursk.
Shin Wonsik, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Yoon Suk Yeol, ha dichiarato che Mosca avrebbe già fornito missili e altre attrezzature per rafforzare la rete di difesa aerea di Pyongyang. Seul e Washington, in particolare, temono possibili trasferimenti russi di tecnologia sensibile, persino nucleare.