Turchia

PKK: «Per dichiarare lo scioglimento servono condizioni diverse»

Il gruppo curdo armato ha dichiarato che le attuali condizioni non permettono di convocare in questo momento un congresso per discutere come mettere in pratica l'appello al disarmo lanciato da Ocalan
©Metin Yoksu
Ats
14.03.2025 10:58

Il PKK ha dichiarato che le attuali condizioni non permettono di convocare in questo momento un congresso per discutere come mettere in pratica l'appello al disarmo lanciato dal leader imprigionato Abdullah Ocalan e accolto dallo stesso gruppo curdo armato. «Tutti sanno che non è possibile ed è pericoloso convocare il congresso in queste condizioni», ha affermato Cemil Bayik, uno dei leader del Pkk, facendo riferimento al proseguimento delle operazioni militari turche contro il gruppo ritenuto da Ankara terrorista e coinvolto dai primi anni '80 in un conflitto con l'esercito turco.

«Se le condizioni saranno soddisfatte, il congresso si riunirà e prenderà quelle decisioni. Il movimento lo ha già annunciato chiaramente», ha aggiunto Bayik, come riferiscono i media turchi. «Se la democrazia si sviluppa in Turchia, tutti i problemi in Turchia, compresa la questione curda, saranno risolti», ha affermato Bayik, dopo che a fine febbraio il leader Ocalan, incarcerato dal 1999, aveva lanciato uno storico appello per il disarmo e lo scioglimento del gruppo con l'obiettivo di risolvere la questione curda in Turchia.

L'invito a Ocalan per sciogliere il Pkk era arrivato in ottobre dal partito di estrema destra turco Mhp, alleato del presidente Recep Tayyip Erdogan, e dopo mesi di colloqui in carcere tra Ocalan e i deputati del partito filo-curdo Dem, il leader ha chiesto al gruppo di sciogliersi.

Secondo Bayik, una risoluzione della questione curda in Turchia avrà un grande impatto sullo sviluppo della democrazia in Medio Oriente. «Gli effetti della mossa possono già essere visti in Siria. Proprio ora, in Siria, il governo di Damasco e la Siria settentrionale e orientale hanno formato un'alleanza», ha detto Bayik a proposito dell'accordo tra le forze curde nel nord est della Siria e il nuovo governo siriano, definendolo «un buon inizio».