Pornhub e gli altri: ecco perché l'Unione Europea vuole più trasparenza dalle piattaforme porno

Sì, i siti porno – quantomeno quelli più famosi – sono sotto stretta, strettissima osservazione. È quanto emerge da una decisione della Commissione Europea del 20 dicembre. Una decisione basata sul Digital Services Act, uno degli strumenti a disposizione dell'Unione Europea per contrastare lo strapotere dei contenuti illeciti. Ai sensi della cosiddetta Legge sui servizi digitali, infatti, anche aziende note nel settore come Pornhub, Stripchat e X Videos devono sottostare a determinati obblighi. E questo perché, banalmente, sono considerate «piattaforme online di grandi dimensioni», visto che superano senza problemi la soglia di 45 milioni di utenti medi mensili all'interno del territorio UE.
Secondo il citato Digital Services Act, le piattaforme online e i motori di ricerca devono uniformarsi agli obblighi citati entro il prossimo 17 febbraio. Due di questi obblighi, venendo ai siti porno, sono evidentemente centratissimi: il controllo sui contenuti illegali, come detto, ma anche la tutela dei minori. Non solo, i tre nomi grossi del mercato – Pornhub, Stripchat e X Videos – dovranno varare e adottare misure specifiche per responsabilizzare, da un lato, e proteggere, dall'altro, i propri utenti. Compresi appunto i minori. Dovranno valutare, in definitiva, qualsiasi rischio sistemico associato ai servizi offerti.
La Commissione, nella sua decisione, ha parlato in particolare di contenuti illegali – come il materiale pedopornografico – ma anche di contenuti che minacciano il diritto alla dignità umana e alla privacy in caso di condivisione non consensuale di materiale intimo online o deepfake, ovvero i video creati con l'intelligenza artificiale, senza prima aver chiesto e ottenuto il permesso dei soggetti ritratti. Così, tramite una nota, la stessa Commissione: «Queste misure possono includere l’adattamento dei termini e delle condizioni, delle interfacce, dei processi di moderazione o degli algoritmi». E ancora: le piattaforme porno «devono rafforzare i loro processi interni, le risorse, i test, la documentazione e la supervisione di tutte le loro attività legate all’individuazione di rischi sistemici».
Pornhub, a suo tempo, era balzato agli onori della cronaca poiché non aveva rimosso, con rapidità, un video che riprendeva uno stupro a una ragazza quattordicenne, Rose Kalemba. Il New York Times, nel 2021, aveva rintracciato altre vittime di questi stupri. Costrette, loro malgrado, a rivivere il trauma proprio a causa della presenza, online, di video-testimonianze. Pornhub e altre piattaforme, dicevamo, hanno affrontato in maniera blanda la questione. Con scarsa attenzione, in particolare nel gestire e smistare le segnalazioni degli utenti. Si spiega anche così l'intervento della Commissione Europea, che già aveva ancorato alle proprie responsabilità Big Tech e i social per rimuovere con maggiore velocità i contenuti dannosi. Pornhub, dal canto suo, ha riconosciuto (pur in ritardo) di avere un problema tanto con la pedopornografia quanto con le vittime di sfruttamento e traffico sessuale. Nel corso degli anni, ha rimosso milioni e milioni di video.
La vicenda ha avuto anche ripercussioni legali, considerando che ventidue vittime hanno fatto quadrato e presentato una causa a MindGeek, la società madre di Pornhub, per 80 milioni di dollari. Sono state drogate e costrette a fare sesso e i loro video sono stati pubblicati online. Pure in questo caso, Pornhub non ha agito tempestivamente. Mantenendo per mesi i video di queste ragazze nonostante le segnalazioni. Due alti dirigenti di MindGeek, lo scorso anno, proprio a causa del caos sollevatosi avevano rassegnato le dimissioni.
L'altra questione di fondamentale importanza, agli occhi della Commissione, è l'accesso dei minori alle piattaforme porno. Chiamate a «progettare i loro servizi, comprese le interfacce, i sistemi di raccomandazione e i termini e le condizioni, per affrontare e prevenire i rischi per il benessere dei minori». Nello specifico, saranno necessarie «misure di mitigazione per proteggere i diritti dei minori e impedire ai minori di accedere a contenuti pornografici online, anche con strumenti di verifica dell’età».
Infine, la Commissione ha imposto altresì una verifica esterna, e indipendente, sul rispetto della legge da parte delle stesse piattaforme. Che, leggiamo, dovranno consentire l'accesso ai dati disponibili e soddisfare ulteriori, e più stringenti, requisiti di trasparenza. In particolare rispetto alla moderazione dei contenuti e alla gestione dei rischi. La Commissione, concludendo, controllerà «attentamente il rispetto degli obblighi da parte di queste piattaforme, in particolare per quanto riguarda le misure di protezione dei minori dai contenuti dannosi e la diffusione di contenuti illegali».