Preoccupazione in Lituania: «E se, dopo l'Ucraina, toccasse a noi?»

Putin si fermerà all'Ucraina? Da tempo, ormai, la domanda aleggia sugli altri Stati europei dell'Est, ma nelle ultime settimane si è fatta ancora più pressante, complice la completa capitolazione dell'amministrazione Trump di fronte alle pretese del Cremlino per la pace con Kiev. Se la Russia ottenesse, in Ucraina, tutto ciò che voleva quando l'ha invasa, che cosa scoraggerebbe Putin dal guardare un po' più a ovest? La Lituania, prima repubblica sovietica a proclamare l'indipendenza nel 1990, è entrata a far parte della NATO nel 2004 con l'obiettivo di garantire la propria sicurezza. Oggi, mentre Washington assume una posizione sempre più ostile nei confronti dell'Europa, Vilnius si ritrova a rivalutare le garanzie fornite dall'Alleanza atlantica.
Un recente reportage del Kyiv Independent mostra tutta la preoccupazione della popolazione lituana.
Posizione scomoda
Perché parlare di Vilnius? È vero, la Lituania non è il primo Paese Baltico a trovarsi sulla strada di un'eventuale spinta espansionistica russa. Ma la sua posizione la rende comunque un obiettivo sensibile. Il Paese confina a est con il più stretto alleato della Russia, la Bielorussia, usato già nel 2022 come trampolino di lancio per l'invasione dell'Ucraina. A sud-ovest, invece, si trova l'exclave russa di Kaliningrad, un oblast di circa 15 mila chilometri quadrati che ospita il quartier generale della Flotta russa nel Mar Baltico, insieme a migliaia di militari russi.
Fra la Bielorussia e l'exclave russa di Kaliningrad, lungo il confine lituano, si estende inoltre il corridoio di Suwalki, un lembo di terra lungo una sessantina di chilometri che fra gli anni Novanta e l'inizio dei Duemila la Russia aveva già cercato di trasformare, tramite negoziati, in un corridoio extraterritoriale.
«Non siamo pronti»
Intervistati dal Kyiv Independent, molti cittadini lituani hanno espresso la propria preoccupazione per la situazione geopolitica. Parlare di una potenziale invasione russa è «molto comune nelle feste, nelle riunioni, nelle pause pranzo», ha ad esempio spiegato Gabija Stasiukyne, una professionista fintech 32.enne di Vilnius al giornale ucriano. «È ovunque. La conversazione inevitabilmente va nella direzione di - cosa hai intenzione di fare?».
«Tutti pensano che la NATO sia ormai andata in fumo», ha spiegato invece Ignas Zalieckas, un giornalista lituano residente in Germania. «Il litigio fra Trump e Zelensky alla Casa Bianca ha causato il panico tra i miei amici e la mia famiglia».
Qualcuno, intanto, non nega di avere approntato un piano di fuga nel caso in cui ciò che fino a pochi anni fa era impensabile dovesse ora verificarsi. Barbora Turauskaite, studentessa di master e responsabile della comunicazione presso l'Istituto di relazioni internazionali e scienze politiche dell'Università di Vilnius, ha dichiarato al Kyiv Independent che «tutti gli esperti di scienze politiche e relazioni internazionali parlano ogni giorno della possibilità di una guerra». E alcuni docenti, visto l'approssimarsi di una esercitazione militare congiunta fra Russia e Bielorussia, prevista per settembre 2025, invitano a comprare biglietti aerei per essere pronti a lasciare il Paese: «Potrebbero utilizzare l'esercitazione come pretesto per la costituzione di una forza d'invasione, come fatto nel 2022 per l'Ucraina».
Aivaras, un 32.enne attivo nel mondo del cinema e della tv lituana, teme che il suo Paese venga colto impreparato: «Penso che siamo un po' troppo rilassati. Non siamo preparati», ha detto al Kyiv Independent. «Non sappiamo cosa ci aspetta, siamo molto dipendenti e pensiamo che qualcun altro verrà a salvarci».