Il punto

Proteste e diritti dei Māori: che cosa sta succedendo a Wellington?

Nelle ultime ore, decine di migliaia di persone hanno marciato verso il parlamento nella capitale neozelandese, manifestando contro un disegno di legge che indebolirebbe i diritti degli indigeni
©Mark Tantrum
Red. Online
19.11.2024 22:30

È caos in Nuova Zelanda. Nelle ultime ore, decine di migliaia di persone hanno attraversato, in segno di protesta, le strade di Wellington, marciando verso il parlamento neozelandese. Il motivo? All'origine della manifestazione c'è un disegno di legge che colpirebbe «alla radice» i principi fondanti del Paese, indebolendo i diritti del popolo Māori. Ma di che cosa si tratta, nello specifico? Proviamo a riavvolgere il nastro e a ripercorrere che cosa è successo.

La marcia dei cosiddetti Hīkoi mō te Tiriti è iniziata già nove giorni fa nell'estremo nord della Nuova Zelanda. I manifestanti hanno quindi attraversato tutta l'Isola del Nord per raggiungere la capitale neozelandese, in quella che è stata descritta come «una delle più grandi proteste degli ultimi decenni». Poche ore fa, quindi, i Māori hanno terminato la loro «tradizionale marcia pacifica» davanti al Parlamento. Qui, i manifestanti hanno implorato i legislatori di respingere il controverso Treaty Principles Bill. Documento che cerca di reinterpretare il trattato di 184 anni fa tra i colonizzatori britannici e centinaia di tribù Māori. 

A dirla tutta, secondo i media internazionali, non si prevede che la legge passi, dal momento che la maggior parte dei partiti si è impegnata a votarla. Tuttavia, la sua introduzione ha scatenato uno «sconvolgimento politico» e ha riacceso un dibattito sui diritti degli indigeni presenti nel Paese oggi, sotto il governo più di destra degli ultimi anni. 

Nella giornata di martedì, dunque, un'enorme folla – composta da membri della comunità Māori e non solo – ha sfilato per le strade di Wellington, sventolando bandiere e cartelli. A detta della polizia neozelandese, alla manifestazione hanno partecipato circa 42.000 persone. Un numero estremamente significativo per un Paese che conta 5 milioni di abitanti. 

I partecipanti, parlando della marcia, la hanno descritta come un «momento generazionale». «Quella di oggi è una dimostrazione di unità e di solidarietà, che sottolinea come siamo un unico popolo che difende i suoi diritti di Māori indigeni», ha dichiarato alla Reuters un uomo tra la folla. 

Il caso

Ma entriamo ancor più nel dettaglio della questione. Che cos'è il tanto contestato trattato di Waitangi, da cui sono scaturite le proposte? Si tratta, molto semplicemente, di un documento firmato dal regime coloniale britannico e da 500 capi nel 1840, che sancisce i principi di co-governance tra indigeni e non indigeni neozelandesi. Ragione per cui il trattato è considerato uno dei documenti fondanti del Paese e l'interpretazione delle sue clausole guida, ancora oggi, la legislazione e la politica. 

In altre parole, l'accordo cerca di proteggere gli interessi dei Māori, il loro ruolo nel processo decisionale e il rapporto con la Corona britannica. I tribunali, spiegano i media internazionali, hanno utilizzato i principi per rimediare alla privazione di diritti da parte dei Māori e per attuare politiche che cercano di porre rimedio alle disparità sociali ed economiche che i Māori devono affrontare. 

È su questo trattato, dunque, che si basa il progetto di legge presentato da David Seymour, leader del partito di destra ACT New Zealand. Tuttavia, Seymour afferma di non voler modificare il testo del trattato originale, ma sostiene che i suoi principi dovrebbero essere definiti per legge ed essere applicabili a tutti i neozelandesi e «non solo ai Maori». Di più, i sostenitori della proposta di legge affermano che il modo ad hoc in cui il trattato è stato interpretato nel corso degli anni ha riservato ai Māori «un trattamento speciale». 

Ciononostante, il disegno di legge è ampiamente osteggiato da politici di entrambi gli schieramenti e da migliaia di neozelandesi – indigeni e non indigeni – che sostengono possa minare i diritti dei Māori. Motivo per cui, Seymour, uscito brevemente dal parlamento per incontrare i manifestanti, è stato travolto da cori che urlavano: «Uccidete la legge».