Proteste in piazza, ma intanto Le Pen ci ha preso gusto
Era ancora stordita la Francia questa mattina, dopo che la sera prima il suo presidente Emmanuel Macron ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e nuove elezioni legislative per il 30 giugno e il 7 luglio. Una mossa a sorpresa che ha preso in contropiede l’intero Paese, arrivata dopo la schiacciante vittoria del Rassemblement National alle europee, dove il partito di Marine Le Pen, rappresentato dal capolista 28enne Jordan Bardella, è arrivato in testa con il 31,3% delle preferenze, quasi il doppio della candidata della maggioranza Valérie Hayer, dietro con il 14,6%.
Allo stupore iniziale, però, sono subentrate quasi subito le grandi manovre politiche in vista di una campagna-lampo che rischia di stravolgere il panorama istituzionale d’oltralpe. Marine Le Pen già pregusta una seconda vittoria, ancora più pesante visto che potrebbe costringere Macron ad instaurare una coabitazione di governo, con un premier imposto dal suo partito, che a quel punto sceglierebbe proprio Bardella. Lavoriamo da mesi “nel quadro di una coppia per l’esecutivo con lo scopo di riempire al meglio le funzioni che i francesi ci affiderebbero”, ha detto Le Pen in serata France 2, confermando il suo schema: “io verso la presidenza della Repubblica, lui verso Matignon (sede del governo, ndr)”.
Un’intenzione annunciata anche dai volantini presentati dal Rassemblement National, dove campeggia l’immagine dell’enfant prodige lepenista accompagnato dalla scritta “primo ministro”. Nell’attesa, la formazione di estrema destra ha cominciato a tessere la sua rete di alleanze e accordi nella speranza di capitalizzare il bottino raccolto alle europee. Dopo aver riunito i suoi fedelissimi nella sede del partito, Le Pen ha ricevuto la nipote Marion Maréchal, che domenica ha ottenuto il 5,46% presentandosi sotto i colori del partito ultraconservatore Reconquête! “Niente è stato deciso”, ha garantito Bardella, spiegando che al momento si tratta solo di “discussioni”. Ma il ritorno all’ovile di Maréchal, che ha lasciato il partito fondato dal nonno nel 2017 per schierarsi cinque anni dopo con la formazione dell’ultraconservatore Eric Zemmour, appare come un’ipotesi sempre più concreta, tanto che la nipote di Marine parlerà oggi con il presidente della sua formazione con il quale ultimamente ha rapporti difficili, secondo molti media. Le Pen, però, guarda anche ai Repubblicani, dicendosi pronta a non presentare candidati alle legislative nelle zone dove correranno anche i neo-gollisti. Un modo per compattare la destra francese, mentre la maggioranza corre ai ripari.
Il ministro degli Esteri Stéphane Sejourné e quello dell’Interno, Gérald Darmanin, hanno annunciato quasi subito le loro candidature, mentre nel mondo della macronia serpeggia l’incomprensione e la paura per la mossa del capo dello Stato. Secondo un’indiscrezione di BfmTv, il premier Gabriel Attal avrebbe cercato fino all’ultimo di dissuadere Macron dall’annunciare lo scioglimento della Camera bassa del Parlamento. Il presidente sembrerebbe aver preso la decisione senza avvisare il suo governo, che si è trovato così dinnanzi al fatto compiuto come dimostra il fiume di messaggi circolati domenica sera sulle chat di ministri e deputati macroniani, stando alle indiscrezioni riportate dai media.
Ma a muoversi c’è anche la gauche, che rimprovera a Macron di aver spianato la strada verso il potere all’estrema destra indicendo elezioni anticipate. Dopo le tante incomprensioni di questi ultimi anni, le principali formazioni di sinistra hanno riaperto dei tentativi di dialogo evocando per l’ennesima volta lo “sbarramento repubblicano”, che con il passare degli anni appare sempre più fragile. Raphaël Glucksmann, forte del 13,80% raccolto alle europee per il Partito socialista e il movimento Place publique, ha proposto l’ex leader sindacalista della Cfdt, Laurent Berger, al posto di primo ministro in caso di vittoria. Il malcontento contro la decisione di Macron, però, è arrivato anche dalle piazze di tutto il Paese, dove questa sera migliaia di persone si sono riunite per protestare contro l’avanzata dell’estrema destra, mentre i sindacati hanno indetto una serie di manifestazioni per i prossimi giorni.
Riportando i francesi alle urne a soli venti giorni dalle europee, il presidente Emmanuel Macron si gioca il tutto per tutto. Un atteggiamento tipico dell’inquilino dell’Eliseo, che questa volta spera di mostrarsi conciliante agli occhi dei suoi elettori. Ma dietro la sua scelta c’è un calcolo meramente utilitaristico, che si basa sulla speranza di far logorare gli avversari nel caso in cui dovessero riuscire a piazzare un premier al suo fianco. Lo stress test istituzionale potrebbe così far perdere appeal al Rassemblement National, in continua ascesa negli ultimi anni. Un modo per frenare la cavalcata di Marine Le Pen in vista del 2027, dove comunque il presidente in carica non potrà più ripresentarsi.