«Putin parla di Zelensky con parole diverse, ma gli obiettivi sono gli stessi di inizio guerra»

Vladimir Putin sta tentando di cambiare, in modo poco percettibile ma certamente fondamentale, il linguaggio utilizzato per descrivere l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky, la legittimità del suo governo, e le aspirazioni russe sull'Ucraina. È quanto emerge da un rapporto del think tank americano Institute for the Study of War (ISW), che ha analizzato l'intervista recentemente concessa dal leader del Cremlino all'anchorman russo Pavel Zarubin.
Un partner per i negoziati
Putin, annota l'ISW, ha compiuto una leggera ma importante virata sul discorso della legittimità di Zelensky. Nell'intervista concessa a Zarubin, il leader del Cremlino ha dichiarato che «le elezioni in Ucraina non hanno luogo con il pretesto della legge marziale». Come recentemente fatto anche dal presidente americano Donald Trump, da tempo Putin accusa Zelensky di essere un dittatore, un leader non eletto che vuole evitare a ogni costo le presidenziali. La realtà dei fatti, ne abbiamo parlato qui, è diversa: regolarmente eletto presidente dell'Ucraina nelle presidenziali del marzo 2019, Zelensky avrebbe dovuto concludere il proprio mandato nel 2024. Ma la legge marziale introdotta in risposta all'invasione russa dell'Ucraina, secondo quanto precedentemente stabilito nella Costituzione ucraina, impedisce nuove elezioni in tempo di guerra. Una pratica, tra l'altro, applicata anche da altri Paesi europei in tempi di conflitto, come la Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale. Zelensky ha più volte affermato di voler indire elezioni dopo la fine della fase calda della guerra e l'abolizione della legge marziale.
Sin qui, afferma il think tank americano, Putin non aveva mai voluto collegare le mancate presidenziali alla legge marziale ucraina. Come interpretare questa inversione di marcia? Secondo l'ISW, il cambiamento rappresenta un «implicito riconoscimento» di Zelensky in qualità di legittimo presidente ucraino e partner delle future negoziazioni. Ma non certo per un neonato rispetto nei confronti dell'omologo. «Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che Putin e Zelensky devono impegnarsi in negoziati». Ecco, dunque, il motivo della apparente concessione: «È probabile che Putin stia modificando la sua retorica per spiegare al pubblico interno russo la sua decisione di impegnarsi in qualsiasi futuro negoziato» con il leader ucraino, ha spiegato il think tank.
Toni diversi, stessa sostanza
Lontana anni luce dall'essere una concessione all'avversario, la mossa (interessata) di Putin si incastona in una serie di piccole variazioni lessicali applicate dallo stesso leader del Cremlino nelle discussioni riguardanti l'Ucraina. Un altro esempio è come Putin abbia, nella stessa intervista, usato parole diverse per sostenere il «cambio di regime in Ucraina». Interrogato da Zarubin, evidenzia ancora l'ISW, Putin afferma che la Russia «non ha nulla contro» il fatto che l'Ucraina rimanga uno Stato a sé stante, ma vuole che essa «si trasformi in uno Stato vicino amichevole» e che il territorio ucraino «non venga usato come trampolino per un attacco contro la Russia» in futuro. Toni meno aggressivi rispetto a quelli della «denazificazione» promossa a inizio invasione. Ma che non cambiano la sostanza: Putin, esattamente come fatto dal 2021, «continua a chiedere la rimozione del governo democraticamente eletto in Ucraina e l'insediamento di un governo pro-Cremlino», scrive l'ISW.
Nel corso dell'intervista, Putin ha definito Zelensky una figura «tossica» per la società e l'esercito ucraino e ha affermato che Zelensky perderebbe qualsiasi futura elezione presidenziale a favore di altri leader politici e militari. «Le affermazioni di Putin, secondo cui Zelensky sarebbe impopolare e dannoso per l'Ucraina, sono tentativi di creare un cuneo tra il governo legittimo dell'Ucraina e i militari e la popolazione ucraina», commenta l'ISW. «Putin e altri funzionari del Cremlino cercheranno probabilmente di sfruttare qualsiasi battuta d'arresto militare ucraina o opinioni diverse tra i funzionari ucraini per intensificare questa operazione di informazione e seminare discordia in Ucraina».
Le terre rare... russe?
Altro punto importante toccato nel corso della videointervista concessa alla tv di Stato, quello delle terre rare. Caldissimo nelle ultime settimane – l'Ucraina sarebbe vicina a un accordo con Washington per lo sfruttamento delle proprie risorse minerarie in cambio di garanzie di sicurezza – il tema delle terre rare è stato sfruttato anche da Putin. Il leader del Cremlino, spiega il think tank, ha offerto un accordo agli Stati Uniti sui minerali rari russi (e quelli dei territori ucraini occupati) per evitare che Washington si presti alla promozione della causa ucraina. A Zarubin, Putin ha spiegato che la Russia «possiede un ordine di grandezza» maggiore di terre rare rispetto all'Ucraina e ha affermato che Mosca può cooperare sia con il governo degli Stati Uniti sia con le aziende statunitensi in progetti di investimento di capitale per i materiali di terre rare. Secondo l'ISW, «i funzionari russi hanno usato i recenti colloqui tra Stati Uniti e Russia in Arabia Saudita per spingere gli Stati Uniti ad accettare benefici economici che non sono correlati alla guerra in Ucraina in cambio di concessioni ucraine e occidentali che, invece, sono correlate alla guerra». Secondo il think tank, «l'accettazione americana di queste misure economiche offerte dalla Russia – senza richiedere in cambio alcuna concessione russa sull'Ucraina – farebbe venir meno l'influenza di cui gli Stati Uniti avranno bisogno per raggiungere l'obiettivo dichiarato da Trump di ottenere una pace duratura a vantaggio di Stati Uniti e Ucraina».