Qual è la strategia di Alexander Lukashenko?
Vuoi la pace? Preparati alla guerra. Alexander Lukashenko non ha usato giri di parole, sebbene sia rimasto sul vago. Il presidente bielorusso, fiero e acceso sostenitore di Vladimir Putin, ha annunciato la creazione di una task force militare, chiamiamola così, con l’alleato russo. Di più, l’esercito di Mosca tornerà in Bielorussia. Una delle basi, lo scorso febbraio, per lanciare la cosiddetta operazione militare speciale in Ucraina.
Un «ponte di Crimea numero 2»
Riunitosi, oggi, con gli alti funzionari responsabili della sicurezza, Lukashenko ha spiegato che Kiev starebbe preparando un attacco contro il suo Paese. Un «ponte di Crimea numero 2», riferendosi a quanto successo sabato nello stretto di Kerch. La decisione, a quanto pare, sarebbe stata presa già la scorsa settimana, ma in ogni caso i dettagli sono pochi e piuttosto vaghi. Quanti, ad esempio, gli uomini mobilitati da Minsk? Rimarranno in territorio bielorusso o verranno spediti, come i russi e assieme a loro, in Ucraina? Lukashenko, mentre scriviamo queste righe, ha soltanto chiarito di voler evitare una guerra all’interno dei confini nazionali. Il tutto, va da sé, mandando un chiaro messaggio a Volodymyr Zelensky. E mettendo ulteriore pressione su Kiev, già oggetto di pesanti bombardamenti. Le due cose, evidentemente, sono collegate.
Finora, la Bielorussia era una sorta di territorio extra di Mosca. Come detto, Minsk ha concesso alle truppe russe di usare il Paese-amico come base per le operazioni in Ucraina. L’esercito bielorusso, per contro, non ha mai partecipato alle offensive né risulta abbia combattuto su suolo ucraino.
Il trattore dell'amicizia
Lukashenko, in questi mesi, non ha mai vacillato né fatto mancare il suo supporto a Putin. Un esempio? In un compleanno anonimo, il leader del Cremlino pochi giorni fa ha ricevuto un trattore (sì, un trattore) dall’omologo bielorusso.
Fra i due, non a caso, l’intesa è sempre stata forte. Al potere dal 1994, accusato di gravissime violazioni dei diritti umani, Lukashenko assomiglia, in molti tratti, a Putin. Nell’agosto del 2020 aveva vinto, «ufficialmente», le presidenziali con l’80% dei voti. Un risultato che molti osservatori hanno considerato frutto di pesanti brogli elettorali. Nei mesi successivi, il Paese era stato attraversato da vaste proteste di massa. Proteste, va da sé, represse con una brutalità fuori dal comune.
A chi gli chiedeva, circa il regalo, di che trattore si trattasse, Lukashenko aveva risposto così: «Quello che uso io, un trattore Belarus. Il migliore, fatto a mano. Quello che gli offrirò ha l’attacco per la seminatrice. Semineremo frumento, magari anche qualcos’altro. È multifunzionale. Coltiveremo cibo, così Duda e Morawiecki (presidente e primo ministro della Repubblica di Polonia, ndr) e l’Europa non soffriranno la fame e non ruberanno il pane all’Ucraina».