Quando Kamala Harris si fermò a fotografare galline sul Bürgenstock
Non appena il Boeing 757 della vicepresidente, noto altresì come Air Force Two, si è posato su una delle piste dell'aeroporto di Zurigo-Kloten, lo scorso 15 giugno, Kamala Harris si è imbarcata su un elicottero statunitense con destinazione Obbürgen. Da cui, poi, la politica ha raggiunto il Bürgenstock per partecipare alla Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina. Difficilmente, verrebbe da dire, l'attuale candidata alla Casa Bianca per il Partito Democratico ha vissuto un'esperienza del genere. Nell'attraversare l'altopiano, idilliaco, in direzione del Bürgenstock, a 1.128 metri di altitudine, il convoglio formato da 17 veicoli e guidato da un'automobile della Polizia cantonale nidvaldese ha attraversato frazioni dai nomi vagamente esotici, agli occhi della stessa Harris: Grabacher, Moos, Unter-Misli, Kilchbühl, Kappellmatt e Lehmatt.
Watson, oggi, ha ricostruito quei momenti. Riferendo, altresì, che durante il trasferimento verso il Bürgenstock, all'improvviso, Kamala Harris ha fatto fermare la sua Chevrolet Suburban in modo brusco. Il motivo? La vicepresidente aveva visto delle galline che giravano liberamente nell'aia di una fattoria. E ha voluto fermarsi per immortalare una scena così bucolica. Il convoglio, quindi, ha ripreso la strada verso la Conferenza. All'epoca, nonostante le opinioni negative circa la capacità di Joe Biden di reggere un secondo mandato, nessuno pensava che, presto, Kamala Harris sarebbe diventata la candidata alla Casa Bianca. E invece...
Harris, in ogni caso, sul Bürgenstock ha saputo tenere ottimamente la scena. Non esitando, fra l'altro, a condividere gli scatti fatti alle galline con Michèle Blöchliger, consigliera di Stato nidvaldese. Harris le ha detto che quei polli rimarranno per sempre nella sua memoria. E che mai, nella vita, «ha visto qualcosa di simile arrivando a una conferenza». Non solo, a Blöchliger ha pure confidato che il Bürgenstock è un posto «sensazionale». Grazie al suo, citiamo, «verde paesaggio montano» e all'imperdibile «vista sul lago». Blöchliger, dal canto suo, si era preparata a dovere per questo evento, «unico nella mia vita» come lo ha definito. Sul suo taccuino, si era appuntata i nomi di chi avrebbe tanto voluto incontrare: Kamala Harris, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere austriaco Karl Nehammer, quello tedesco Olaf Scholz e il vice primo ministro svedese Ebba Busch.
Certo, riuscire a strappare qualche parola con la vicepresidente statunitense è stata un'impresa. Blöchliger ha colto l'attimo quando Harris era in compagnia della presidente della Confederazione Viola Amherd, del ministro degli Esteri Ignazio Cassis e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Presentandosi e approfittando del fatto che l'inglese è la sua seconda lingua madre. La chiacchierata fra Blöchliger e Harris è durata un paio di minuti. Poco, ma meglio di niente. Con Macron e Busch, invece, i dialoghi sono stati decisamente più lunghi. Lo stesso dicasi per la conversazione con Olaf Scholz, durata la bellezza di 25 minuti. Tutti gli ospiti, Harris compresa, si sono detti entusiasti dell'organizzazione, della sicurezza e dell'atmosfera.
Chris Franzen, direttore del Bürgenstock Resort, è stato meno fortunato della consigliera di Stato. Ha avvicinato la vicepresidente statunitense «solo da lontano» ha detto. Trovandola, a ogni modo, «amichevole, molto calorosa e positiva». Secondo gli addetti ai lavori, Harris ha elogiato il ruolo svolto dalla Svizzera nella guerra in Ucraina e nello sforzo, diplomatico, per porre fine alle ostilità. Un ruolo definito «fantastico» e «unico». Poco dopo le 22.30, la vicepresidente ha lasciato con discrezione il Bürgenstock. Ad attenderla, a Zurigo, il Boeing 757 con i motori accesi, pronto a riportarla a Washington. Curiosamente, Blöchliger nel salutarla ha chiesto a Kamala Harris di ritornare nel Nidvaldo e in particolare sul Bürgenstock: «Sarei lieta se tornasse a farci visita, soprattutto quando non avrà più una carica politica». GIà, la consigliera di Stato – come tutti – non aveva idea che, presto, Harris sarebbe diventata la candidata alla Casa Bianca.