Il ricordo

Quando un Boeing 737-200 si inabissò nel Potomac

La collisione fra il volo AA 5342 di American Airlines e un elicottero militare ha richiamato alla mente una tragedia che sconvolse Washington nel 1982
© FAA
Marcello Pelizzari
01.02.2025 20:31

La collisione fra il volo AA 5342 di American Airlines e un elicottero militare, a Washington, ha richiamato alla mente una tragedia (quasi) dimenticata o, meglio, confinata alle vecchie stagioni di Indagini ad alta quota. E questo perché, anche allora, il Potomac fu attore non protagonista dell'incidente. Riavvolgiamo il nastro: il 13 gennaio del 1982 un Boeing 737-200 di Air Florida, decollato dall'aeroporto National della Capitale – in seguito dedicato a Ronald Reagan – e diretto a Fort Lauderdale, si schiantò contro un ponte e, successivamente, finì nelle gelide acque del fiume. Solo 5 delle 79 persone a bordo sopravvissero. Morirono anche altre 4 persone che, al momento dello schianto, si trovavano sul ponte.

Air Florida

Air Florida iniziò come una compagnia regionale per pendolari ma, presto, si espanse non solo nel cosiddetto Sunshine State ma anche nel Nordest degli Stati Uniti, arrivando perfino a offrire voli da e per l'Europa. L'aeroporto di Miami, dai primi anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta, fu letteralmente invaso dai tipici velivoli arancioni, blu e verdi del vettore, caratterizzato altresì dal logo AF sulla coda. Dopo l'incidente, tuttavia, le cose peggiorarono e non poco. Tant'è che Air Florida, appesantita da problemi finanziari, finì per dichiarare bancarotta ed essere assorbita da Midway Airlines nel 1984. 

Il freddo, il ghiaccio, la neve

Faceva freddo, quel 13 gennaio. Un dettaglio, questo, fondamentale. Le indagini, infatti, stabilirono che l'equipaggio – inesperto e, verosimilmente, deciso a non ritardare ulteriormente la partenza – ignorò le procedure di sicurezza fondamentali. Riassumendo al massimo, dopo aver lasciato il gate il velivolo attese per quasi 50 minuti di poter decollare ma i due piloti apparentemente decisero di non ritornare al gate per una nuova procedura di de-icing. Al contrario, optarono per manovrare a breve distanza da un DC-9 che li precedeva convinti del fatto che il calore proveniente dai propulsori del DC-9 avrebbe sciolto e rimosso la neve e il ghiaccio sulle ali del Boeing. In realtà, i gas di scarico sciolsero la neve e il ghiaccio, ma l'acqua scivolò verso le superfici mobili del velivolo e, durante il decollo, si congelò nuovamente. Ricoprendo le ali e le prese d'aria dei propulsori. 

Durante le fasi di decollo, si verificarono critiche comunicazioni tra il primo ufficiale e il comandante dell’aereo. Il primo ufficiale, preoccupato, fece notare ripetutamente che le letture degli strumenti riguardanti la potenza dei motori non riflettevano la realtà, suggerendo che l’aereo non stava sviluppando la spinta necessaria per il decollo. La mancata attivazione del sistema di rimozione del ghiaccio ebbe conseguenze devastanti: l'indicatore del rapporto di pressione del propulsore (EPR) fornì letture errate, mostrando valori eccessivamente alti a causa della presenza di ghiaccio che ostruiva i sensori dei motori. Quando i piloti credevano di aver impostato la spinta adeguata per il decollo, l'indicatore segnalava un valore di 2.04, mentre in realtà la potenza era di soli 1.70. Questo errore contribuì a un’accelerazione inadeguata, portando l’aereo a percorrere 800 metri in più rispetto alla distanza normalmente necessaria per il decollo. Il comandante non diede seguito alle preoccupazioni del primo ufficiale e proseguì il decollo. Gli investigatori determinarono che c'era sufficiente spazio e tempo sulla pista per l'annullamento del decollo, e di riflesso criticarono il pilota per aver rifiutato di ascoltare il suo primo ufficiale, che aveva ragione sulle letture degli strumenti.

Lo schianto

Pur con una spinta sufficiente per alzarsi in volo, l'aereo fu disturbato dalla presenza di ghiaccio e neve sulle ali. Banalmente, il profilo aerodinamico del velivolo fu modificato a causa del diverso flusso d'aria. Il muso dell'aereo, di conseguenza, si impennò avvicinandosi al punto critico di stallo. Il comandante disse al primo ufficiale di diminuire l'inclinazione spingendo in avanti la barra di comando. Il Boeing, alla fine, riuscì a raggiungere un'altitudine massima di appena 107 metri prima di perdere quota inesorabilmente e, appunto, schiantarsi sul ponte del fiume Potomac, circa 1.400 metri dopo la fine della pista. 

L'aereo colpì sei autovetture e un camion in transito sul ponte e si inabissò nel fiume ghiacciato. Delle persone a bordo dell'aereo morirono quattro dei cinque membri dell'equipaggio, fra cui i due piloti, mentre a livello di passeggeri le vittime furono settanta su settantaquattro.

Le cause

Il National Transportation Safety Board, l'NTSB, stabilì che il fattore umano fu la causa principale del disastro: l'equipaggio, nello specifico, non attivò l'antighiaccio durante le operazioni a terra e durante il decollo e, ancora, decise di decollare nonostante la presenza di ghiaccio e neve sulle ali e nonostante il suggerimento da parte del copilota in merito alle letture anomale. All'incidente contribuirono anche il prolungato ritardo a terra fra lo sghiacciamento (de-icing) e la ricezione dell'autorizzazione al decollo da parte dei controllori di volo, un lasso di tempo durante il quale l'aereo è stato esposto a continue precipitazioni, come le caratteristiche intrinseche di beccheggio del 737 quando il bordo d'attacco è contaminato anche da minime quantità di neve o ghiaccio, nonché in ultima istanza la limitata esperienza dell'equipaggio in situazioni di maltempo.

I sopravvissuti

Quattro passeggeri e un membro dell'equipaggio furono tratti in salvo dalle acque, ghiacciate, del Potomac. E sopravvissero alla tragedia. Un altro passeggero, Arland D. Williams Jr., aiutò gli altri a uscire dal fiume ma, sfinito, non fu più in grado di salvarsi. Un impiegato federale, Lenny Skutnik, si tuffò in acqua per contribuire ai soccorsi. Un gesto eroico che gli valse la medaglia d'onore e un invito da parte del presidente Ronald Reagan. Quel giorno, un altro incidente sconvolse Washington: un treno della metropolitana, infatti, deragliò all'ora di punta lungo la Orange Line. Tre persone persero la vita.

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