Guerra

Quanto è vicino, davvero, l'Iran a possedere un'arma atomica?

La risposta di Israele al recente attacco missilistico è legata a doppio filo alle capacità di Teheran di sviluppare un'arma di questo tipo – La questione è stata affrontata anche durante il recente dibattito fra JD Vance e Tim Walz, ma partendo da premesse errate
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Red. Online
03.10.2024 14:15

Martedì sera, durante il dibattito fra JD Vance e Tim Walz, i candidati alla vicepresidenza alle prossime presidenziali statunitensi, a entrambi è stato chiesto: sareste favorevoli o contrari a un attacco preventivo di Israele contro l'Iran? Tutti e due hanno concordato su un aspetto: Teheran avrebbe ridotto, «drasticamente», il tempo necessario per sviluppare un'arma nucleare. Possibile? In realtà, gli esperti consultati dal New York Times ritengono questa possibilità remota, se non fantascientifica. L'Iran, secondo loro, non impiegherebbe «settimane» per produrre un'arma nucleare ma mesi. Un anno, forse. 

«Non credo vi sia il pericolo che l'Iran, quest'anno, inizi a far esplodere armi nucleari» ha dichiarato al quotidiano newyorkese Houston G. Wood, professore emerito di ingegneria meccanica e aerospaziale presso l'Università della Virginia. Specialista di centrifughe atomiche, in particolare, Wood ha spiegato che l'Iran potrebbe impiegare fino a un anno per mettere a punto un'arma del genere. «Probabilmente ci vorrebbero molti mesi» gli ha fatto eco Siegfried S. Hecker, ex direttore del laboratorio di armi di Los Alamos nel Nuovo Messico, «non settimane».

A detta degli esperti, la domanda posta durante il dibattito partiva da premesse sbagliate. O, se preferite, fuorvianti: c'è stata una certa confusione fra il tempo che l'Iran, probabilmente, impiegherebbe per fabbricare una bomba all'uranio arricchito e il processo, complessivo, per farne un'arma. Detto in altri termini, una volta prodotta una quantità sufficiente di uranio questo deve essere accuratamente lavorato affinché formi il nucleo di una bomba atomica. Nucleo che, poi, va incastonato fra le altre parti di una testata nucleare, a sua volta posta in cima a un missile. Hecker, sempre al New York Times, ha spiegato che servirebbero «una metallurgia e un'ingegneria avanzate». E il processo è complicato, più di quanto uno potrebbe pensare. Anche pensando ai rischi per la salute che correrebbero le persone maneggiando, senza le dovute precauzioni, questa tecnologia.

Eppure, «politicamente» parlando la domanda aveva (e ha) un senso. L'Iran, infatti, ha appena lanciato 180 missili contro Israele. Stimolando, se vogliamo, una risposta da parte dello Stato Ebraico. Una risposta forte, evidentemente, sebbene il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, abbia dichiarato di non essere favorevole a un eventuale attacco alle infrastrutture nucleari iraniane. È vero, rapporti alla mano, che l'Iran ha velocizzato e non poco le tempistiche per la produzione di combustibile. Poco, invero, si sa su quanto impiegherebbe Teheran a costruire, davvero, un'arma nucleare. Gli esperti, al riguardo, parlano di «breakout nucleare», ovvero il tempo necessario affinché un'aspirante potenza atomica, come l'Iran, acquisisca il combustibile necessario per una bomba. Lo scorso agosto, l'Institute for Science and International Security ha spiegato che questo «breakout» sarebbe stato raggiunto presto, molto presto. Detto ciò, anche una volta raggiunto il «breakout» ci vorrebbero altri e ulteriori passaggi cruciali prima di poter arrivare a una testata nucleare trasportabile. Il New York Times, in questo senso, ha sottolineato l'importanza dello sviluppo di un sistema che inneschi gli esplosivi convenzionali, determinanti per avviare la compressione del nucleo e la conseguente reazione a catena. Gli esperti hanno pure riferito che, di solito, questo processo si conclude con un collaudo vero e proprio della testata nel sottosuolo, al fine di assicurarsi che esploda come previsto in caso di utilizzo in guerra. 

Lo scorso marzo, uno studio del Congressional Research Service, citando rapporti federali, aveva detto che a Teheran sarebbero bastate un paio di settimane per produrre abbastanza uranio arricchito per una singola arma. Nello stesso studio, tuttavia, è stato specificato che per arrivare a una testata nucleare vera e propria sarebbero serviti «parecchi mesi». Gli stessi rapporti dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, l'organo di controllo delle Nazioni Unite che monitora i progressi nucleari dell'Iran, suggeriscono che Teheran non abbia «ancora un progetto di arma nucleare fattibile o un sistema di detonazione esplosivo adeguato».

Wood, in conclusione, ha dichiarato che molti altri fattori concorrono a valutare l'effettiva minaccia che il programma nucleare iraniano potrebbe rappresentare per Israele. «Non si vuole sparare un'arma e poi rimanere senza munizioni» ha spiegato, suggerendo che l'Iran potrebbe voler possedere un arsenale di una mezza dozzina o più di armi prima di testarne una sotterranea o di farne esplodere una in guerra.