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«Quasi 26 mila bambini uccisi o feriti a Gaza»

Lo fa sapere Save The Children, denunciando come il conflitto abbia recato danni senza precedenti al sistema sanitario e all'istruzione dei giovani - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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«Quasi 26 mila bambini uccisi o feriti a Gaza»
Red. Online
04.04.2024 06:15
23:54
23:54
«Israele intraprenderà azioni immediate per aumentare gli aiuti a Gaza»

Israele intraprenderà «azioni immediate» per aumentare l'afflusso di aiuti alla popolazione di Gaza attraverso il porto di Ashdod e il valico di Kerem Shalom. Lo ha deciso il gabinetto di guerra, come riportano i media locali.

In una nota diffusa in nottata si riferisce che «questo aumento di assistenza eviterà una crisi umanitaria ed è essenziale per garantire la continuazione dei combattimenti e raggiungere gli obiettivi della guerra». In precedenza Joe Biden parlando al telefono con Benyamin Netanyahu aveva chiesto passi concreti per la tutela e l'assistenza dei civili a Gaza.

20:20
20:20
Biden al telefono con Netanyahu: «Un cessate il fuoco è essenziale per proteggere i civili»

In una telefonata al premier israeliano Benyamin Netanyahu questa fine pomeriggio (ora svizzera), il presidente degli Usa Joe Biden «ha chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di passi specifici, concreti e misurabili per affrontare i danni ai civili, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari» e che «la politica degli Stati Uniti rispetto a Gaza sarà determinata dalla nostra valutazione dell'azione immediata di Israele su questi passi». Lo rende noto la Casa Bianca.

Biden «ha sottolineato che un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti, e ha esortato il primo ministro a dare potere ai suoi negoziatori per concludere senza indugio un accordo per riportare a casa gli ostaggi».

«Gli attacchi contro gli operatori umanitari e la situazione umanitaria generale sono inaccettabili», ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca.

Biden e Netanyahu «hanno discusso anche delle minacce pubbliche iraniane contro Israele e il popolo israeliano» e il presidente degli Usa ha affermato che «gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a tali minacce».

La telefonata è durata circa 45 minuti, hanno riferito dal canto loro media israeliani.

19:19
19:19
«L'Iran vuole evitare un conflitto diretto con Israele»

Teheran non si allontanerà dall'approccio adottato da ottobre, ossia evitare il conflitto diretto con Israele e gli Stati Uniti e sostenere allo stesso tempo gli alleati che hanno colpito Israele, le truppe statunitensi e le navi del Mar Rosso.

Lo hanno riferito due funzionari iraniani all'agenzia di stampa britannica Reuters, parlando delle possibili azioni di ritorsione al raid israeliano sul consolato iraniano di Damasco (Siria).

Uno di questi funzionari, definita una fonte autorevole, ha detto che Teheran è costretta ad una risposta seria per impedire che Israele ripeta questo tipo di attacchi o li intensifichi, ma che questa risposta sarebbe quella di azioni limitate, mirate alla deterrenza.

I Guardiani della rivoluzione - un organo militare istituito in Iran dopo la rivoluzione islamica del 1979 - hanno scelto di non commentare queste affermazioni.

17:45
17:45
Gantz vola nei sondaggi, «stravincerebbe le elezioni»

In Israele Benny Gantz è ad oggi l'unica alternativa elettorale vincente rispetto al premier Benyamin Netanyahu. Almeno stando ai sondaggi, che da mesi gli promettono non solo il primato di seggi per il suo partito nel caso di nuove elezioni ma anche il gradimento come premier di un futuro governo.

Non è un caso che l'ex capo di stato maggiore dell'esercito - uno dei più apprezzati - abbia sparigliato le carte dell'attuale governo di emergenza retto da Netanyahu, di cui è ministro del gabinetto di guerra, proponendo ieri di andare al voto anticipato a settembre.

Uno strappo inusuale per un leader entrato in politica quasi in punta di piedi ma molto cresciuto nel frattempo. Né sembra averlo bruciato il fatto di aver ceduto in passato proprio a Netanyahu, di cui è stato ministro della difesa e anche «premier alternato», mai entrato tuttavia in carica per lo scioglimento anticipato della Knesset. Né che abbia deciso - a guerra iniziata - di entrare nel governo di Netanyahu in nome della difesa della patria a differenza di Yair Lapid, l'altro leader per eccellenza dell'opposizione.

In base agli ultimi sondaggi disponibili, se Gantz guidasse l'attuale opposizione al governo Netanyahu avrebbe 76 seggi su 120 contro i 44 della coalizione di destra del premier. Un distacco di 32 rappresentanti che non si registra da decenni nella politica israeliana, abituata oramai quasi sempre a maggioranze per lo più striminzite. Il suo partito, Unità nazionale, sarebbe la prima forza del paese, con 39 seggi contro i 16 del Likud del premier, più del doppio.

Ma non è solo il dato elettorale a fare premio: in un paese in cui l'esercito è un'istituzione sacra, un ex capo di stato maggiore come Gantz è percepito da molti come affidabile per la sicurezza del paese, evidentemente più di Netanyahu. Inoltre Gantz - e questo non certo non guasta nelle attuali macerie delle relazioni tra Israele e gli Usa - gode di solidi legami con gli Stati Uniti, costruiti anche negli anni da capo dell'esercito.

Anche se nella guerra contro Hamas non ha esitazioni e condivide la necessità di entrare a Rafah, Gantz si è opposto con grande determinazione, anche nelle piazze, alla contestatissima legge di riforma giudiziaria di Netanyahu, avversata dall'amministrazione del presidente statunitense Joe Biden. E questo è rimasto agli atti.

Un recente sondaggio gli affida il 50% del favore popolare come premier contro il 31% di Netanyahu. Eppure anche lui deve guardarsi da avversari che stanno crescendo. Tra questi l'attuale ministro della difesa Yoav Gallant, pure lui ex capo di stato maggiore. Uomo di apparato della difesa, Gallant è del Likud ma ha saputo dire di no a Netanyahu che, dopo averlo licenziato, è stato costretto a riprenderlo come ministro. Ora guida la guerra e ha mantenuto rapporti stretti e in qualche modo distesi con gli americani. Non a caso il 40% degli israeliani lo porta in palmo di mano come ministro.

16:36
16:36
Approvato il trasferimento di migliaia di bombe USA nel giorno del raid su WCK

L'amministrazione del presidente degli USA Joe Biden ha approvato il trasferimento di migliaia di bombe a Israele nello stesso giorno del raid a Gaza che ha ucciso sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa (ong) World Central Kitchen. Lo scrive il quotidiano statunitense The Washington Post (Wp) citando tre dirigenti americani, mentre un portavoce del Dipartimento di stato ha sostenuto che l'ok è arrivato un po' «prima» dell'attacco al convoglio umanitario.

Si tratta di oltre 1000 bombe Mk82 da 500 libbre (225 kg), oltre 1000 bombe di piccolo diametro e micce per bombe MK80, il tutto con autorizzazioni concesse dal Congresso diversi anni prima dell'inizio della guerra tra Israele e Hamas.

16:29
16:29
Hamas: «I negoziati sono ad un punto morto»

Il rappresentante di Hamas a Beirut ha affermato che i «negoziati con Israele sono a un punto morto». Osama Hamdan si è espresso durante una conferenza stampa nella capitale libanese.

«Confermiamo che finora non ci sono stati progressi nei negoziati e che sono a un punto morto nonostante l'elevata flessibilità positiva mostrata (da Hamas) per facilitare il raggiungimento di un accordo», ha detto Hamdan.

La nostra posizione negoziale è quella presentata il 14 marzo ai mediatori egiziani e del Qatar, ha aggiunto, precisando che la posizione del movimento armato palestinese rimane la seguente: «Continuiamo a chiedere la fine dell'aggressione militare e il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza, per far tornare gli sfollati alle loro case, soprattutto nel nord della Striscia, intensificare l'accesso umanitario, avviare l'opera di ricostruzione e un genuino scambio di prigionieri».

11:37
11:37
«Israele in allerta per il rischio di un attacco iraniano»

La difesa israeliana «è in alto livello di allerta per il rischio di un attacco» dell'Iran per «vendicarsi» del raid su Damasco. Lo scrive Haaretz secondo cui Teheran, «in base a tutti i segnali e gli avvisi che giungono da lì è determinata» a rispondere all'uccisione del comandante delle Guardie Rivoluzionarie.

Il media avanza alcuni scenari possibili: «Un attacco di droni o di missili da crociera direttamente dall'Iran diretti verso infrastrutture israeliane», oppure «intensi attacchi di missili dal Libano o dalla Siria attraverso gli Hezbollah o milizie sciite» o, ancora, «attentati alle ambasciate israeliane all'estero».

10:22
10:22
«Quasi 26 mila bambini uccisi o feriti a Gaza»

Quasi 26.000 bambini - ovvero pari a poco più del 2% della popolazione infantile di Gaza - sono stati uccisi o feriti a Gaza in 6 mesi di guerra. Lo dichiara in una nota Save the Children, l'organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine o i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sottolineando inoltre che il conflitto ha recato danni senza precedenti al sistema sanitario e privato bambine e bambini dell'accesso all'istruzione.

Nei sei mesi trascorsi dagli attacchi del 7 ottobre, più di 13.800 minori sono stati uccisi e 113 in Cisgiordania, mentre più di 12.009 bambini sono stati feriti a Gaza e almeno 725 in Cisgiordania, secondo i dati di Ocha e del Ministero della Sanità di Gaza.

Ad almeno 1.000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe e circa 30 dei 36 ospedali sono stati bombardati, lasciandone solo 10 parzialmente funzionanti. Distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e circa 260 insegnanti sono stati uccisi. Il 70% di abitazioni danneggiate o distrutte e 1,4 milioni di persone stanno usando le scuole come rifugi.

Metà della popolazione sta affrontando un livello catastrofico di insicurezza alimentare, mentre il nord della Striscia è a rischio carestia. Il mondo deve agire ora - è l'appello di Save the Children - per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni.

06:16
06:16
IL PUNTO ALLE 6

È di cinque morti il bilancio di due bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. Lo riferisce l'emittente Al Jazeera. Il primo attacco ha colpito una casa nel quartiere di Tel al-Sultan, a ovest di Rafah: tre le vittime, tra cui due bambini, che si erano rifugiati nell'edificio. Inoltre sono stati segnalati altri due morti (e 15 feriti) a causa di un attacco aereo nel campo profughi di Maghazi, nel centro di Gaza, secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa.

Per quanto riguarda la situazione nel Mar Rosso,  le forze statunitensi hanno distrutto un missile balistico e due droni lanciati dagli Houthi contro una nave da guerra. Lo riferisce - come riporta la Cnn - il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom). L'attacco è partito dallo Yemen. Obiettivo era l'Uss Gravely, un cacciatorpediniere lanciamissili. Non ci sono stati feriti o danni alla nave. Inoltre le forze statunitensi «hanno distrutto un sistema missilistico terra-aria mobile nel territorio controllato dagli Houthi».

Secondo il New York Times, Jill Biden starebbe premendo sul marito per la fine della guerra a Gaza. Joe Biden avrebbe raccontato durante l'incontro con la comunità musulmana alla Casa Bianca che la First Lady fa pressione per lo stop del conflitto. «Fermala, fermala ora, Joe», ha detto Biden riferendo le parole della moglie.

La First Lady non è l'unica nell'entourage di Biden a fare pressione sul presidente. Diversi dei suoi più stretti alleati, incluso il senatore democratico Chris Coons, hanno chiesto a Biden di fare di più per aumentare gli aiuti umanitari a Gaza e mettere fine alla guerra.