Quattro anni e mezzo dopo il dramma, Ethiopian ordina nuovi Boeing 737 MAX

Il peggio è alle spalle. In tutti i sensi. Anche se il ricordo, quello, sarà sempre vivo nel cuore della compagnia. E di chi la vive ogni giorno. La notizia, ora: Ethiopian Airlines, come riferisce La Tribune, ha ordinato nuovi esemplari del Boeing 737 MAX. Quattro anni e mezzo dopo la catastrofe del volo ET302, partito da Addis Abeba e schiantatosi poco dopo la partenza. Un disastro, come rivelerà l'inchiesta, provocato dagli errori di progettazione del costruttore americano e a una certa mancanza di comunicazione alle compagnie. Al centro di tutto, il software del sistema di controllo automatico MCAS.
Il vettore africano, dunque, sembrerebbe aver voltato pagina. Una volta per tutte. È stata proprio Ethiopian Airlines ad annunciare la notizia dei nuovi ordini durante il Dubai Air Show. Detto dei 737, la compagnia ha pure ordinato nuovi Boeing 787. Confermando, di fatto, di voler entrare fra le migliori, anzi maggiori venti compagnie aeree al mondo entro il 2035. L'incidente del marzo 2019, che costò la vita a 157 persone, era stato preceduto nell'ottobre del 2018 da un'altra tragedia, del tutto analoga, che coinvolse un 737 MAX dell'indonesiana Lion Air. Un doppio evento che, a suo tempo, aveva gettato il programma MAX nello scompiglio e che, appunto, fece emergere pratiche malsane all'interno di Boeing.
Il 737, dopo varie peripezie, era tornato a volare, fronte Ethiopian, nel febbraio del 2022. Ma la compagnia, in un certo senso, ha voluto spingersi oltre. Riaffermando la propria partnership con Boeing. Quasi a voler esorcizzare ciò che è stato. «Purtroppo – ha spiegato Mesfin Tasew Bekele, amministratore delegato di Ethiopian Airlines – ci siamo trovati di fronte a questo incidente, un incidente molto triste per noi e per tutte le famiglie che hanno sofferto». L'alto dirigente ha detto, altresì, di avere massima fiducia nelle modifiche apportate da Boeing. «Il MAX, con le sue caratteristiche e prestazioni operative, porta comfort ai clienti e riduce i costi per le compagnie aeree».
Ma veniamo ai numeri. Detto della rinnovata fiducia, Ethiopian ha firmato un ordine per venti 737 MAX 8. Esemplari che si aggiungono ai trenta ordinati fra il 2014 e il 2016, tredici dei quali già in servizio. Per un totale, a consegne avvenute, di cinquanta apparecchi. Nel contratto, a ogni modo, sono incluse anche ventuno opzioni di acquisto per altri velivoli.
A spingere il vettore, al di là della cosiddetta chiusura del cerchio, è stata ed è pure l'ambizione. Quella, dicevamo, di entrare fra le venti compagnie più grandi al mondo. Di qui l'ordine per undici Boeing 787-9 con opzione per altri 15 velivoli. Bestioni per il lungo raggio che si aggiungeranno a una flotta già molto consistente: ventinove Boeing 787, dieci Boeing 777, venti Airbus A350-900. Nessuno, in Africa, può vantare numeri simili, a maggior ragione pensando a un altro ordine, fronte Airbus, per quattro A350-1000.
Le consegne degli aerei ordinati oggi scatteranno nel 2026 e saranno completate, leggiamo, nel 2030. Tempistiche che Tasew, addirittura, ha criticato: «I tempi di consegna di Boeing non soddisfano le nostre aspettative, per questo nei prossimi due o tre anni prenderemo in leasing nuovi aerei, sia 737 sia 787». Parole, queste, che rispecchiano non solo l'ambizione ma altresì la fretta di raggiungere gli obiettivi prefissati. Per diventare grandi, o meglio per essere fra i grandi, serve una flotta di 270 aerei. Attualmente, Ethiopian ne ha 147, flotta Cargo compresa. Swiss, a titolo di paragone, viaggia attorno alla novantina di esemplari. «Gli ordini di oggi sono solo un primo passo» ha tagliato corto l'amministratore delegato del vettore africano. Sì, il peggio è alle spalle. Ed Ethiopian ha voluto ribadirlo con forza.