Italia

Quei nomi richiamano il fascismo: bufera su La Molisana

Il pastificio celebra le «Abissine» e le «Tripoline» definendole «di sapore coloniale»: i social si ribellano mentre l’azienda prende le distanze
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Red. Online
05.01.2021 14:27

Maneggiare con cautela: l’avviso non dovrebbe campeggiare solo sulle confezioni di agenti chimici, ma dovrebbe valere altresì per la storia. Lo scrive Repubblica, in merito alla polemica scatenatasi attorno al pastificio La Molisana. Alcuni formati prodotti dall’azienda di Campobasso, infatti, sono stati descritti con parole (eufemismo) politicamente scorrette. Parliamo delle Abissine, nate durante l’occupazione italiana in Africa e rilanciate sul mercato. Salvo poi, dopo la bufera, essere tornate ad un più consueto e neutrale Conchiglie.

Il fraintendimento, insomma, è servito. Al dente, volendo rimanere nella metafora. La Molisana aveva scelto (altro eufemismo) una pessima combinazione di parole e ricordi per descrivere il prodotto. E così, le citate Conchiglie erano state definite «di sapore littorio e di gusto coloniale». Un chiaro riferimento al fascismo e a Benito Mussolini. Tant’è che sui social, sorridendo amaramente, qualcuno ha commentato: «Quando c’era lui la pasta cuoceva sempre in orario». O ancora, riprendendo lo storico slogan di un altro marchio piuttosto famoso, «dove c’è Balilla c’è casa».

Prima di accorgersi dell’errore, La Molisana celebrava le Abissine con leggerezza. «Un formato dal nome che è già storytelling» si leggeva sul sito. E ancora: «Negli anni Trenta l’Italia celebra la stagione del colonialismo con nuovi formati di pasta: Tripoline, Bengasine, Assabesi e Abissine. La pasta di semola diventa elemento aggregante? Perché no! Di sicuro sapore littorio, il nome delle Abissine Rigate all’estero si trasforma in shells, ovvero conchiglie». Altrettanto scomoda la descrizione delle Tripoline numero 68: «Il nome evoca luoghi lontani, esotici ed ha un sapore coloniale».

Qualcosa, nella catena di comunicazione, evidentemente non ha funzionato. Lo ha ammesso Rossella Ferro, responsabile marketing e membro della famiglia titolare del pastificio: «Non abbiamo alcun intento celebrativo quando parliamo di questi formati storici, nati negli anni Trenta. E infatti abbiamo appena provveduto a cambiare le schede descrittive dei prodotti. Siamo molto attenti alla sensibilità dell’opinione pubblica e in questo caso l’unico errore è stato non ricontrollare tutte le schede affidate all’agenzia di comunicazione. E invece è la conferma che non si può perdere di vista nemmeno un dettaglio. Ribadisco che per noi non c’è alcun sentimento di celebrare quel periodo storico».

La Molisana, ad ogni modo, non era sola in questo particolare esercizio di revisionismo. Diversi altri marchi, al momento, offrono ancora gli stessi formati con nomi legati al fascismo. Che si fa?