«Quella compagnia è russa e non può volare in Europa»
L'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca, in termini di conseguenze, ha pesato e non poco sull'industria turca del turismo. O meglio: rischiava, seriamente, di pesare sul comparto. E questo perché, negli anni precedenti la guerra, milioni e milioni di persone provenienti da Russia e Ucraina – puntualmente – battevano le spiagge di Antalya, Bodrum e Side. Giusto per citare le località più gettonate.
In realtà, come spiega fra gli altri il portale aeroTELEGRAPH, il turismo turco ha retto e, soprattutto, ha continuato ad accogliere cittadini di entrambi i Paesi. Da un lato, il numero di visitatori ucraini è in ripresa. Rispetto al 2019, l'ultimo anno pre-pandemia, citato spesso come riferimento dopo la crisi sanitaria, parliamo di circa la metà. Non male, viste le circostanze. Ad aumentare, complice la chiusura dello spazio aereo europeo e la conseguente scarsità di mete a disposizione dei cittadini russi, sono state soprattutto le visite dalla Russia. Nel 2022, l'anno in cui è scoppiata la guerra, 5,2 milioni di russi sono stati in ferie in Turchia. Nel 2023, addirittura, sono saliti a 6,3 milioni. Si è trattato, nello specifico, del secondo maggior numero di arrivi di sempre dalla Federazione Russa.
Le difficoltà, tuttavia, non sono mancate, fronte Turchia. Ankara, a differenza dei Paesi dell'Unione Europea e della Svizzera, non ha applicato sanzioni nei confronti di Mosca e, di conseguenza, ha sempre mantenuto attivi i collegamenti aerei con le maggiori città russe. Detto ciò, alcuni vettori del Paese hanno comunque sospeso i voli verso la Federazione mentre quelli russi – complice anche la situazione in cui versa l'aviazione, pesantemente sanzionata e disperatamente bisognosa di pezzi di ricambio – hanno ridotto la frequenza dei collegamenti. Si spiega anche così la creazione, nel 2022, di una compagnia charter, Southwind Airlines, deputata proprio a far confluire cittadini russi in Turchia (ma non solo).
Il nome della compagnia, recentemente, è finito sotto i riflettori perché, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali secondo cui dietro a Soutwhind c'è direttamente lo Stato turco, è forte, se non fortissimo il sospetto che il vettore non sia affatto turco. Questa, almeno, è la posizione della Finlandia. Così Jarkko Saarimäki, a capo dell'Agenzia finlandese per i trasporti e le comunicazioni, TRAFICOM: «La nostra valutazione complessiva mostra che le quote di proprietà significative e il controllo effettivo non sono detenute dalle persone o società turche menzionate». E ancora: «Siamo giunti alla conclusione che la compagnia aerea e il suo controllo sono collegati ad attori russi».
La conseguenza, immediata, è che le autorità finlandesi lo scorso 25 marzo hanno respinto la richiesta di Southwind di poter iniziare i collegamenti fra Helsinki e Antalya. E questo perché, ha proseguito TRAFICOM, l'accordo bilaterale sul trasporto aereo richiederebbe che, effettivamente, il vettore in questione fosse turco. Cosa che ai finlandesi non risulta e che, regolamento sulle sanzioni dell'Unione Europea alla mano, impedisce al Paese di attivare questa rotta con questo attore.
La grande domanda, riprendendo l'articolo di aeroTELEGRAPH, è come si comporteranno gli altri quattro Paesi europei in cui Southwind opera (o prevede di operare nell'immediato futuro) dopo la decisione della Finlandia. Quest'estate, infatti, Southwind collegherà Berlino, Düsseldorf, Francoforte, Amburgo, Monaco e Stoccarda alla Turchia e, uscendo dalla Germania, pure Zurigo in Svizzera ed EuroAirport a Basilea. Collegamenti sono previsti pure da e per la Grecia e il Regno Unito. Il vettore, come detto, serve diverse città russe – da Mosca a San Pietroburgo, passando per Kazan e Kaliningrad – come pure Minsk in Bielorussia. Nella sua flotta figurano Airbus A321 e A330, Boeing 737 MAX 8 e 777.