La storia

«Quella coreografia? Nata durante i giorni più bui della COVID-19»

Marco Pacini, leader della Curva Sud rossonera, al Corriere della Sera spiega com’è nata l’idea di rendere omaggio a medici e infermieri in occasione di Milan-Inter
© EPA/MATTEO BAZZI
Red. Online
09.11.2021 16:33

La coreografia della Curva Sud rossonera, durante Milan-Inter, ha fatto il giro del mondo. Il tributo a medici e infermieri, i veri eroi di questa pandemia, ha raccolto un consenso unanime. E, come sottolinea il Corriere della Sera, trasversale. È stato celebrato fra gli altri dal Guardian e dall’International Advertising Association.

L’idea di dedicare una coreografia a chi, durante la fase più acuta dell’emergenza coronavirus, ha lottato in prima linea è nata durante il lockdown. A raccontarlo al Corsera è il leader della Sud, Marco Pacini detto Pacio: «Eravamo tutti chiusi in casa e ci chiedevamo quando sarebbe stato possibile tornare allo stadio — dice —. Si sentivano sirene a tutte le ore e si contavano centinaia di morti. Erano i giorni dei camion con le bare a Bergamo». E ancora: «Mia sorella è medico di base e il problema in casa lo abbiamo toccato da vicino. L’auspicio era realizzare una coreografia sul tema per la prima gara di cartello della stagione: dopo aver studiato in agosto il calendario dell’anno, inizialmente avremmo voluto allestirla per la gara di Champions con l’Atletico Madrid ma poi abbiamo realizzato che il derby sarebbe stato una vetrina più globale».

Decisa la data, gli ultras si sono messi al lavoro. Un lavoro lungo «4 mesi, autofinanziato, che ha richiesto 4 mila metri quadri di stoffa». Nello specifico, rileva ancora il capo curva, «3 mila metri quadri sono serviti per i disegni dei medici e i mille restanti per la scritta “Milano non dimentica”. E non c’è nulla di stampato: un ragazzo dei nostri fa i disegni e poi tutto viene colorato a mano».

Il club, che durante il primo lockdown aveva pubblicato sui propri canali social un video toccante che ritraeva una Milano deserta, era stato avvisato: «Dal momento che insieme al club avevamo fatto in passato donazioni all’Areu avevamo chiesto la disponibilità a collaborare per questa iniziativa. Quando nel campionato scorso il club decise di rimborsare i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti tutti noi rinunciammo e versammo l’importo all’Agenzia Regionale Emergenza Urgenza che si occupava di reperire mascherine e respiratori. Alla stessa associazione il club aveva effettuato un’importante donazione. La nostra figura di riferimento all’interno della società è lo Slo (Supporter Liaison Officer, ovvero un manager che ha lo scopo di facilitare e migliorare la relazione fra il club e i tifosi, ndr). Si chiama Fabio Pansa: abbiamo informato la società che a differenza delle altre occasioni avremmo tralasciato coreografie di sfottò agli interisti e che ci sarebbe piaciuto organizzare qualcosa insieme. Il club si è mostrato subito sensibile e nel video dal contenuto emotivo che ha prodotto ha dedicato una parte delle immagini ai ragazzi della curva che lavorano all’elaborazione degli striscioni».

Il risultato è andato ben oltre le più rosee aspettative, soprattutto perché «al contrario degli altri derby, quando il contenuto viene tenuto nascosto dai 30 appartenenti del comitato addetto alle coreografie, stavolta era abbastanza noto a tutti. Volevamo rendere omaggio a chi ha combattuto in prima linea e ricordare chi è venuto a mancare in questo periodo. Attorno alla scritta “Grazie” c’è il tracciato del battito cardiaco: un omaggio per chi ci ha riportato alla vita. Voglio ricordare che tanti tifosi della Sud vengono da Brescia e da Bergamo: tutti abbiamo perso un amico o un parente. Ringraziando i sanitari, abbiamo di fatto dimostrato di sapere che il coronavirus esiste e bisogna combatterlo. Ma politicamente non vogliamo schierarci, allo stadio c’è il Milan e basta: chi viene in curva deve essere vaccinato o mostrare il tampone. Queste sono le regole».