Quell'aereo smantellato in un campo di grano
Sulle prime, in pochi avevano creduto a Ural Airlines: la compagnia, infatti, aveva affermato con fiducia che l'Airbus A320 atterrato in un campo di grano siberiano a causa di un guasto idraulico, il 12 settembre, sarebbe ripartito. L'aereo, costretto a un atterraggio d'emergenza a 180 chilometri da Novosibirsk mentre era in viaggio verso Omsk, secondo il vettore russo era intatto. I motori, avevano spiegato i responsabili di Ural, avevano subito danni leggeri e non c'era motivo perché l'aereo non potesse decollare di nuovo e, soprattutto, rientrare in servizio.
A distanza di mesi, la realtà ha cozzato contro le intenzioni della compagnia. Dopo aver avvertito che, verosimilmente, l'Airbus avrebbe dovuto trascorrere l'inverno «parcheggiato» in quel campo così remoto e così anonimo, Ural ha infine deciso di smantellare del tutto l'apparecchio per ricavarne preziosi pezzi di ricambio. Una cannibalizzazione, dunque, a conferma delle difficoltà che sta vivendo il settore dell'aviazione nella Federazione Russa, complici le sanzioni occidentali. A dare la notizia, citando due fonti vicine a Rosaviatsiya, l'Agenzia federale russa per il trasporto aereo, è stato il quotidiano Izvestia. Citiamo: l'A320 con registrazione RA-73805 fungerà da donatore per gli altri Airbus della flotta, 68 secondo i dati aggiornati al 5 dicembre.
Fra i motivi per cui l'aereo, alla fine, non si muoverà dal luogo dell'atterraggio d'emergenza, fungendo come detto da piattaforma dell'usato in termini di componenti, è che nessuno vuole assumersi la responsabilità di far decollare un Airbus di quelle dimensioni da un campo. Non solo, i lavori necessari sulla struttura del velivolo non sono mai stati eseguiti e, di nuovo, non sono stati fatti test di sicurezza per garantire che l'A320 sarebbe in grado di decollare nelle condizioni (e nella posizione) in cui si trova. Ufficialmente, Ural si è limitata a dire che il dossier è aperto e non è stata presa una decisione definitiva. Anche perché la pendenza con l'assicuratore, Alfa Strakhovanie, non è ancora stata chiusa. La compagnia assicurativa, dal canto suo, ha ribadito che la posizione di Ural, per quanto ne sappiano, rimane quella di far decollare presto o tardi l'A320.
Ma la realtà, dicevamo, cozza contro le intenzioni del vettore. Alfa Strakhovanie, fra le altre cose, sta determinando i costi di ripristino dell'aereo. Effettuare i lavori e le riparazioni in loco ed «evacuare» l'aeroplano, par di capire, potrebbe essere un'impresa titanica in termini tecnici ma anche costosa, molto costosa sul piano puramente economico. Anche Rosaviatsiya si è rifiutata di commentare le indiscrezioni del quotidiano russo.
Lo scorso ottobre, Rosaviatsiya ha pubblicato il suo primo rapporto sul volo U6-1383, partito a Sochi e diretto a Omsk ma, appunto, costretto ad atterrare in un campo di grano vicino a Novosibirsk per un guasto idraulico. Il guasto è stato effettivamente confermato dall'Agenzia federale russa ma, allo stesso tempo, è stato fatto notare come le successive decisioni del pilota abbiano lasciato l'aereo senza cherosene. Di qui l'atterraggio d'emergenza. Il presidente russo Vladimir Putin, immediatamente dopo l'incidente, ha lodato le azioni dell'equipaggio mentre Ural, è stato appurato, ha chiesto a entrambi i piloti di dimettersi per poi, dopo che i due si sono rifiutati di farlo, licenziarli. Nel frattempo, Rosaviatsiya ha ritirato il primo rapporto lo scorso novembre: l'Agenzia intende chinarsi nuovamente su quanto accaduto.