Il caso

«Qui cloniamo il tuo cane»: miracolo o crudele moda?

Nate nella Corea del Sud, le clonazioni degli animali domestici sono sempre più comuni anche in Occidente – Diverse le perplessità sollevate dagli esperti di benessere animale: «Idea che serve solo a fare soldi»
Federica Serrao
19.04.2022 18:00

La morte di un animale domestico per alcune persone può essere una perdita insostenibile. Avere attorno il proprio amico a quattro zampe, con le sue abitudini e le sue caratteristiche uniche, favorisce la creazione di legami speciali che, in certi casi, non possono essere sostituiti dall'arrivo di un nuovo cucciolo. Per i padroni di cani e gatti (e anche cavalli!) particolarmente affezionati al proprio compagno di avventure e coccole, al punto tale da non desiderarne uno nuovo o diverso dopo la morte, arriva in soccorso Viagen Pets and Equine, la prima e unica azienda statunitense ad offrire la clonazione dell'animale defunto. Scopriamo nel dettaglio di cosa si tratta. 

La storia di John e Princess

John Mendola è un ex ufficiale di polizia a New York, ormai in pensione. Nel 2006, più di quindici anni fa, durante un turno di routine nella stazione di Long Island incontrò un piccolo cane randagio, dal pelo trasandato. Fu amore a prima vista. «Era pieno di pelo, non si poteva nemmeno spazzolare. E aveva anche dei brutti denti. Eppure, ai miei occhi, era totalmente adorabile», confessa John ai microfoni della BBC. Tornando a casa dal lavoro, quel giorno John disse ai colleghi di non preoccuparsi del piccolo cagnolino, dal pelo bianco e marrone. Anziché portarlo in un rifugio, quella sera, lo avrebbe portato a casa sua. Nacque così una splendida amicizia tra John e Princess, la cagnolina di razza Shih Apso, salvata dall'uomo. Dieci anni dopo, nel 2016, la brutta notizia del veterinario: Princess aveva un cancro. È in quel momento che John chiede l'aiuto della Viagen Pets and Equine. 

Un argomento controverso, ma sempre più comune

La Viagen Pets and Equine è l'unica azienda statunitense, con sede in Texas, ad offrire la clonazione commerciale di cani e gatti. Gli esperti della pratica sono però i sudcoreani, creatori del primo cane clonato già nel 2005. La clonazione degli animali domestici è un argomento piuttosto controverso, ma nonostante i costi sempre più elevati, sta diventando una pratica sempre più comune. L'azienda statunitense riferisce di star clonando sempre più animali ogni anno. Da quando ha aperto i battenti nel 2015, l'azienda ha clonato centinaia di amici a quattro zampe. Con un costo di 50.000 dollari (circa 47.000 franchi), cani, gatti e cavalli vengono clonati grazie al prelevamento di una biopsia o di un campione di tessuto. Nel caso di Princess, la cagnolina di John, dal campione di materiale genetico sono nati due cloni da una madre surrogata, un anno dopo. Geneticamente, i cuccioli era identici alla cagnolina defunta. «La maculatura, il pelo, è tutto più o meno lo stesso. Anche i modi di fare», dice John, rifendosi alle due piccole Princess Ariel e Princess Jasmine (chiamate in questo modo in onore dell'«originale» Princess e delle principesse Disney). «A volte Ariel e Jasmine si alzano su due zampe e scuotono tutto il corpo. Lo faceva sempre Princess». Esistono diverse tecniche di clonazione, ma tipicamente un nucleo di cellule dell'animale che si desidera clonare viene iniettato in un uovo donatore a cui è stato precedentemente rimosso il materiale genetico. L'uovo viene poi spinto a crescere - in laboratorio - all'interno di un embrione che, successivamente, viene impiantato nell'utero di una madre surrogata che darà alla luce un cucciolo di cane, un gattino o un puledro. «Il materiale genetico dell'animale che si desidera clonare può essere conservato quasi indefinitamente prima che il processo di clonazione abbia luogo. Questo è possibile grazie all'uso di temperature di congelamento molto basse, come la crioconservazione», spiega Blake Russel, presidente di Viagen. «In parole povere, un animale clonato è un gemello identico al precedente, solo "più giovane" di anni o decenni». Anche diversi personaggi famosi hanno rivelato di aver fatto affidamento a Viagen per clonare i propri amici pelosi. È il caso di Barbra Streisand, che nel 2018 clonò due cuccioli della sua cagnolina Samantha. Lo stesso anno, il Sun riferì della clonazione del magnate della musica e giudice di talent show Simon Cowell, che si rivolse all'azienda per clonare «al 100%» i suoi tre Yorkshire terrier. 

«Una crudele moda per far soldi»

Tuttavia, alcune organizzazioni per il benessere degli animali hanno esposto diverse preoccupazioni significative sulla pratica di clonazione. Per esempio, una serie di studi scientifici suggerisce che gli animali clonati siano più inclini a sviluppare malattie. Altre criticità riscontrate sono invece relative all'alto tasso di fallimento dell'industria. Un gran numero di cloni, infatti, non nasce in forma e in salute. Secondo un rapporto del 2018 della Columbia University di New York, il tasso di medio di successo di clonazioni si aggirava attorno al 20%. Ciò significa che, per riuscire nel tentativo, sono necessarie diverse mamme surrogate, perché si tratta di un'operazione che può essere ripetuta più e più volte. Inoltre, è importante ricordare che un animale clonato non sarà mai una copia esatta dell'originale, soprattutto per quanto riguarda il comportamento. L'esperta di benessere di animali Penny Hawkins precisa infatti che «c'è molto di più in un animale che il suo DNA. Gli animali clonati avranno inevitabilmente esperienze di vita diverse, dando origine a nuovi animali con personalità diverse». Gli stessi funzionari della Viagen dichiarano che il 25% della personalità di un animale deriva dalla sua educazione e dal suo nutrimento. La raccomandazione della dottoressa Hawkins, pertanto, è quella di adottare uno dei migliaia di animali nei centri di soccorso, piuttosto che ricorrere alla clonazione. Anche Elisa Allen, direttore del gruppo animalista People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) è della stessa idea. «Le personalità, le stranezze e l'essenza stessa degli animali non possono essere replicate. Quando si considera che milioni di cani e gatti meravigliosi languono nei rifugi per animali ogni anno, o addirittura muoiono in modi terrificanti dopo essere stati abbandonati, ci si rende conto che le clonazioni collaborano a far salire il numero degli animali senza casa. Per questo motivo, noi di PETA incoraggiamo chiunque voglia portare a casa un altro animaletto a quattro zampe ad adottare da un rifugio locale, invece di alimentare la clonazione, che altro non è che una crudele moda per far soldi».