L'anniversario

Quindici anni dal terremoto dell'Aquila

Nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009, le lancette del capoluogo abruzzese si fermarono alle 3:32, dopo che una scossa distruttiva colpì la città e molti comuni nelle vicinanze – Oggi, la ricostruzione procede e l'Aquila, mattone dopo mattone, sta risorgendo
© AP Photo/Sandro Perozzi (Keystone)
Red. Online
06.04.2024 12:30

Il 6 aprile 2009, le lancette all'Aquila si fermarono alle 03:32. Oggi, sono passati quindici anni dal terremoto che distrusse il capoluogo abruzzese e altri 56 comuni nelle vicinanze. Quella notte, una scossa di magnitudo 6.3 scatenò l'apocalisse. Nel sisma il 70% dell'abitato della città venne distrutto. Crollarono case, chiese, scuole. Negozi, palazzi, teatri. Il bilancio delle vittime fu disastroso: i morti furono 309, i feriti 1.600. Circa 80.000 persone vennero sfollate. 

Il sisma, va da sé, sconvolse l'intera Italia. I danni fisici, in totale, furono di oltre 10 miliardi di euro. Le ferite per i cittadini, invece, inqualificabili. Anche se di anni, oggi, ne sono passati già quindici, il ricordo di quello che accadde nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009 è ancora più vivo che mai. Passo dopo passo, mattone dopo mattone, L'Aquila sta risorgendo. Dal 2009 ad oggi, secondo i media italiani, sono stati impiegati 13 miliardi per ricostruire la città, mentre altri 417 milioni sono stati impiegati per il piano di sviluppo delle aree terremotate. 

Tra danni e cicatrici

Per il capoluogo abruzzese si stimano siano necessari altri 5 anni prima del completamento dei lavori, mentre ne serviranno altri 8 per gli interventi nei Comuni del cratere. Come spiegano i media italiani, per la ricostruzione ci sono due filoni di finanziamento dei lavori. Da una parte, è in corso una ricostruzione privata, che si avvale di un procedimento semplificato dei fondi (considerato a buon punto), e dall'altra è presente anche una ricostruzione pubblica, che riguarda le istituzioni e, in particolare scuole, monumenti, teatri chiese. Quest'ultima procede, anche se più a fatica. Nel complesso, oggi si stima che nella periferia dell'Aquila sia stato tutto ricostruito, mentre nelle frazioni 7 palazzi su 10 hanno, nuovamente, visto la luce. 

I danni nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio.  © EPA/CLAUDIO LATTANZIO (Keystone)
I danni nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio.  © EPA/CLAUDIO LATTANZIO (Keystone)

Ma la ricostruzione per l'Abruzzo, non è solo una questione materiale. L'obiettivo dell'Aquila è anche quello di ridare vita al territorio da un punto di vista sociale. «La piena ricostruzione della Città e dei borghi è un dovere e un impegno da proseguire, per ogni componente sociale, anzitutto per le Istituzioni», ha dichiarato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione del 15. anniversario della tragedia. «La memoria di eventi così tragici deve dunque diventare per tutto il Paese ammonimento e impegno, per non trascurare mai il valore della vita umana e l'integrità delle Comunità», aggiunge. 

Non a caso, la città ora guarda al proprio futuro con speranza. Lo scorso 14 marzo, L'Aquila è stata proclamata capitale italiana della Cultura per l'anno 2026, contro altre nove città candidate. Anche per questo, negli ultimi tempi gli sforzi per la ricostruzione si sono concentrati sugli immobili pubblici, soprattutto su scuole, teatri e luoghi di aggregazione. 

Giorgia Meloni: «Un modello per la risposta dello Stato»

Non solo. Per la premier italiana Giorgia Meloni, L'Aquila «è un modello, per la risposta che lo Stato ha dato fin dalla gestione dell'emergenza, passando per la ricostruzione fino alla rigenerazione degli ultimi anni, di cui si stanno vedendo i primi effetti». L'impegno del governo italiano, infatti, «verrà mantenuto con grande attenzione per la città e le aree interne, un territorio forte e orgoglioso che ha mostrato grande dignità nei momenti più difficili», secondo quanto ha aggiunto la premier italiana. «Oggi l'Italia rende omaggio alle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009 e si stringe alla comunità aquilana e abruzzese, a chi quella notte ha perduto gli affetti più cari e a tutti coloro che, con tenacia e determinazione, hanno contribuito alla rinascita della città», ha scritto la premier. 

Come detto, però, ci sono cicatrici che, difficilmente, scompariranno. E, a tal proposito, secondo gli esperti, è importante ricordare il passato e fare prevenzione anche per evitare che, in futuro, si ripeta una tragedia simile a quella di 15 anni fa. 

La totalità dei comuni abruzzesi, infatti, è considerata a elevato rischio sismico. Prima del devastante terremoto (di magnitudo momento 6.3, 5,8 o 5,9 sulla scala della magnitudo locale), nel dicembre del 2008 la zona dell'aquilano era stata colpita da lievi scosse, che si intensificarono nel gennaio dell'anno successivo, a meno di tre mesi dalla scossa distruttiva. I terremoti iniziali, inizialmente poco intensi, divennero sempre più crescenti, fino alla notte tra il 5 e il 6 aprile, dove tutto, poi, improvvisamente, si fermò. E niente fu più come prima. 

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