Quindici anni dopo, il mostro di Amstetten fa un passo verso la libertà

19 marzo 2009. Josef Fritzl viene condannato al carcere a vita, senza possibilità di libertà condizionale per i successivi 15 anni. 25 gennaio 2024. Josef Fritzl esce dal carcere per trasferirsi in una casa di cura. Esattamente dopo quindici anni dalla sentenza emessa per quei fatti che sconvolsero tutta l'Austria e non solo. Fritzl, conosciuto anche come «mostro di Amstetten» è infatti noto per il sequestro di sua figlia Elisabeth, che costrinse a vivere in condizioni di prigionia nella cantina di casa, per 24 anni. Il tutto, subendo numerosi abusi sessuali incestuosi, dai quali nacquero, in totale, sette figli.
Il «caso Fritzl»
Prima di comprendere cosa sia accaduto, è necessario fare un passo indietro e ripercorrere i punti salienti di quella tragedia che sconvolse l'opinione pubblica mondiale. Tutto iniziò nell'agosto del 1984 ad Amstetten, cittadina della Bassa Austria dove vivevano i coniugi Rosemarie e Josef Fritzl, insieme ai figli, tra cui Elisabeth. La coppia denunciò la presunta fuga della figlia, sostenendo si fosse allontanata volontariamente per seguire una setta religiosa. La realtà, però, come emergerà solo 24 anni dopo, era un'altra. Ancor più sconvolgente. Elisabeth non si era mai allontanata dalla sua abitazione. Al contrario, ne era diventata prigioniera. Il padre la rinchiuse on cantina, costringendola a scrivere una lettera da consegnare alla polizia, in cui la giovane affermava di essere scappata volontariamente da casa, e di non voler essere cercata.
Fu così che iniziò l'incubo. Un incubo fatto di ripetuti abusi sessuali, buio, violenze. Secondo quanto raccontò la vittima, solo dopo essere stata liberata, il padre le faceva visita ogni tre giorni, per portarle il cibo e per violentarla. Dai ripetuti rapporti sessuali, Elisabeth diede alla luce – sempre senza alcuna assistenza – sette bambini. Tre di loro, Kerstin, Stefan e Felix, nacquero e vissero nel bunker fino a quando vennero liberati. Altri tre, Lisa, Monika e Alexander, vennero spacciati per figli di Elisabeth (che la donna avrebbe lasciato sulla porta di casa) e adottati dagli stessi coniugi Fritzl. Il penultimo bambino nato dal rapporto incestuoso, Micheal, morì nel bunker tre giorni dopo la nascita per problemi respiratori, dal momento che il padre/nonno si rifiutò di portarlo da un medico e ne bruciò il cadavere nella caldaia di casa.
Fu però proprio una richiesta di assistenza medica a cambiare la sorte di Elisabeth e dei suoi figli, permettendo alle autorità di scoprire cosa si nascondeva in quella che venne presto rinominata «la casa degli orrori». Diversamente da quanto accaduto nel 1996 alla nascita di Michael, nell'aprile del 2008 Fritzl cedette alle richieste della figlia di portare la primogenita Kerstin in ospedale. La giovane, all'epoca 19.enne, versava in gravi condizioni a causa di una malattia non meglio specificata, che la costrinse a passare diversi giorni in coma farmacologico.
Fu proprio durante questa visita che il mostro di Amstetten si fece accompagnare da Elisabeth, con la minaccia di uccidere con il gas gli altri bambini rimasti nel bunker qualora non avesse collaborato. La donna, però, all'epoca 42.enne, riuscì a raccontare la sua storia ad alcuni sanitari. Questi, avvisarono le forze dell'ordine, che fecero irruzione nella casa dei Fritzl, smascherando l'uomo e a mettendo la parola «fine» a un sequestro lungo quasi 25 anni.
Quindici anni dopo
Josef Fritzl venne incriminato nel novembre del 2008. L'anno successivo, fu condannato a vita per riduzione in schiavitù, sequestro di persona, stupro, coercizione e incesto. Ma anche per omicidio colposo per la morte del piccolo Michael. Oggi, all'età di 88 anni, Josef Fritzl potrà lasciare l'ex monastero dell'Alta Austria adibito a prigione, in cui ha passato gli ultimi anni nella sezione per malati psichiatrici, per essere trasferito in una casa di cura. A stabilirlo, questa mattina, è stato il tribunale di Krems: secondo una perizia psichiatrica, l'uomo, affetto da demenza, non rappresenta più un pericolo per il pubblico. E pertanto, potrebbe quindi tornare «in libertà».
Detto con le parole del suo avvocato Astrid Wagner, Fritzl «soddisfa tutti i criteri per la liberazione». «Ha quasi 90 anni, e la sua condizione mentale si sta deteriorando. Ha bisogno di sostegno e di cure. Inoltre, è possibile comunicare normalmente con lui per la maggior parte del tempo. Durante l'udienza era vicino alle lacrime. Ha detto che è incredibilmente dispiaciuto per le sue vittime, che gli piacerebbe cancellare tutto quello che ha fatto», ha dichiarato la legale. Tuttavia, l'ultima parola spetterà all'accusa, la quale ha a disposizione ancora 14 giorni di tempo per presentare ricorso.
Anche qualora Fritzl dovesse essere trasferito, la sua libertà resterà fortemente limitata. L'uomo, infatti, sarà posto in un regime di detenzione tradizionale, all'interno del quale dovrà continuare a frequentare uno psicoterapeuta, oltre a sottoporsi a ulteriori valutazioni psichiatriche.
Oggi, Elisabeth e i suoi figli vivono sotto protezione in una villetta offerta dallo Stato, nell'Alta Austria. Hanno tutti cambiato identità, e ricominciato una nuova vita. La donna si è sempre rifiutata di scrivere un libro sulla sua terribile storia.