Il punto

Redut e gli altri, chi può raccogliere l’eredità del Gruppo Wagner?

Sebbene siano formalmente vietate, le compagnie militari private proliferano in Russia – E potrebbero rivendicare potere a livello politico
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Marcello Pelizzari
24.08.2023 13:15

La questione, evidentemente, era stata sollevata prima, durante e pure dopo il tentativo di rovesciare Vladimir Putin. Ora, a margine di quanto successo, è inevitabile riallacciare il filo: Yevgeny Prigozhin aveva ambizioni politiche. Non era e non è il solo, all’interno della variegata galassia delle PMC, le compagnie militari private. Detto e ribadito che il destino del Gruppo Wagner è oramai segnato, quante e quali altre milizie esistono in Russia? Soprattutto, quante vantano anche rivendicazioni politiche e di potere? Proviamo a fare chiarezza.

Wagner, ma poi?

La sigla corretta, nella Federazione Russa, è ČVK. Indica appunto le compagnie militari private. Secondo gli analisti, ne esistono ovunque nel Paese. In parte, nacquero come piccoli, grandi eserciti in difesa degli interessi di singoli oligarchi. Ma non solo: il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, ha una sua ČVK personale, Patriot. Il declino del Gruppo Wagner, invece, ha riportato alla ribalta Redut, la compagnia del tycoon Gennady Timchenko. Uno degli oligarchi, fra i tanti, che hanno beneficiato e non poco in termini di guadagni dalla guerra in Ucraina. Redut, in particolare, avrebbe accolto fra le sue truppe diversi ex wagneriani. Si presume, ancora, che pure il colosso energetico Gazprom abbia fondato sue milizie. E impiegato uomini al fronte. Allargando il campo, si potrebbe dire che la proliferazione di queste milizie da un lato dimostra la ramificazione e la profondità dei legami «non ufficiali» del Cremlino e, dall’altro, rimanendo sulla guerra, la scarsa organizzazione dell’esercito regolare di Mosca. Più volte, non a caso, attaccato verbalmente da Prigozhin.

In realtà, non possono esistere

È interessante notare che, teoricamente, le milizie private sono vietate per legge in Russia. Eppure, come detto, queste attività non soltanto esistono. Ma proliferano. Aggirando, ovviamente, la legge. Redut, per dire, sarebbe registrata come impresa edilizia a Rostov sul Don.

Di più, gli esperti hanno spiegato che queste unità sono spesso parassitarie rispetto all’esercito regolare. E il motivo è presto detto: sono in competizione per equipaggiamento e mezzi. Una concorrenza che, in termini pratici, e lo abbiamo visto con il Gruppo Wagner, si è tradotta anche con difficoltà a livello di comando e strategie militari.

E se fosse guerra civile?

Secondo alcuni, è possibile tracciare un parallelismo fra i selvaggi anni Novanta, dettati da una liberalizzazione senza regole della quale beneficiarono pochi, è la confusione creata dalle PMC russe. All’epoca, gli oligarchi non avevano problemi ad appoggiarsi a piccoli eserciti privati per far valere i propri interessi. La differenza, però, c’è. Ed è netta: all’epoca si parlava di guardie del corpo, ora di vere e proprie forze armate. Capaci non soltanto di riflettere i rapporti di forza all’interno ma – al netto del fallito golpe di Prigozhin – di modificarli.

Un aspetto, questo, fondamentale. A maggior ragione se pensiamo che l’invasione dell’Ucraina sta portando la Russia al disastro. Così, al CdT, la giornalista Anna Zafesova: Tutto l’entourage di Putin se ne rende conto: qualcuno chiuderebbe il conflitto il prima possibile, altri lo spingerebbero verso l’escalation, ma tutti si stanno convincendo del fatto che Putin è un problema, e non la soluzione. Un aspetto che Prigozhin stesso aveva portato in superficie in maniera plateale, persino brutale, come è nel suo personaggio».

Tradotto, l’ipotesi di una guerra civile non è mai tramontata. E potrebbe coinvolgere proprio le PMC. Pronte e decise ad approfittarne se il regime di Putin dovesse crollare, spiegano gli analisti. Una guerra civile che non sarebbe solo (o tanto) politica, ma anche economica. Selvaggia, insomma. Come lo sono stati, per molti aspetti, gli anni Novanta.

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