Il caso

Respingimenti al confine croato: «La polizia brucia i telefoni e i documenti dei migranti»

Lo denuncia l'organizzazione umanitaria No Name Kitchen, parlando di violenze, abusi sessuali e perquisizioni «invasive» dei genitali
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Red. Online
10.10.2024 16:15

I metodi utilizzati al confine tra Croazia e Bosnia-Erzegovina tornano a far discutere. Lo scorso anno la ONG Human Rights Watch aveva denunciato i respingimenti sistematici, spesso con l’uso della violenza, nei confronti dei richiedenti asilo in un report dal titolo Like We Were Just Animals: pushbacks of people seeking protection from Croatia to Bosnia and Herzegovina ( «Come se fossimo solo animali: respingimenti di persone in cerca di protezione dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina»). Quest’oggi il Guardian ha riacceso i riflettori sul tema, citando un rapporto dell’organizzazione umanitaria No Name Kitchen (NNK), secondo la quale la polizia di frontiera croata starebbe bruciando vestiti, telefoni cellulari e passaporti confiscati ai migranti che tentano di entrare nell'Unione europea. Le persone fermate verrebbero poi respinte in Bosnia-Erzegovina. Il report mostra oggetti e documenti bruciati e riporta le testimonianze di aggressioni sessuali e percosse da parte delle autorità.

Le persone che cercano di attraversare i Balcani verso l’UE arriverebbero perlopiù dall’Asia meridionale, dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Si parla di migliaia di persone al giorno che affrontano la rotta, trascorrendo la maggior parte del viaggio in campi di fortuna o stazioni ferroviarie. Molti richiedenti asilo, una volta al confine, verrebbero fermati, perquisiti e spesso privati dei loro beni, prima di essere respinti con l’uso della violenza.

Secondo il Guardian, tali respingimenti costituiscono un'apparente violazione del diritto internazionale, il quale stabilisce che i richiedenti asilo devono avere la possibilità di presentare la propria richiesta di asilo una volta entrati nei confini di un Paese.

Tra gennaio del 2020 e dicembre del 2022, il Danish Refugee Council (DRC) ha registrato quasi 30 mila respingimenti. Circa il 13% di quelli avvenuti nel 2022 riguardava bambini, sia soli che accompagnati dalla famiglia. Stando a un rapporto di Protecting rights at borders (PRAB), di tutti i respingimenti attuati in Europa nel 2021, il 74% è avvenuto al confine tra Croazia e Bosnia. 

Secondo il DRC, dopo che la Croazia è entrata nell'Eurozona, il primo gennaio del 2023, sono stati segnalati 3.323 respingimenti verso la Bosnia-Erzegovina. In 825 casi, le persone hanno riferito di essere state private dell'accesso al sistema di asilo. Nello stesso periodo, più di 34 mila persone sono state ospitate nei centri di accoglienza per richiedenti protezione internazionale a Zagabria e Kutina. Secondo il Ministero dell'Interno croato, la durata media della permanenza nei centri di accoglienza è stata inferiore a tre giorni e la maggior parte degli ospiti ha lasciato il centro di accoglienza entro 24 dall'arrivo.

Oggetti e documenti bruciati

L'NKK ha descritto nei dettagli l'ubicazione di otto grandi «cumuli di cenere» in cui gli agenti di polizia croati avrebbero bruciato gli effetti personali e i documenti necessari per presentare domanda di asilo una volta giunte nell'UE. Gli smartphone requisiti e distrutti, evidenzia l'organizzazione umanitaria, potrebbero contenere anche prove di abusi perpetrati dalla polizia croata.

La NNK si è recata al confine tra Bosnia e Croazia alla fine del 2023 e all'inizio del 2024, rinvenendo resti di carte d'identità, borse, centinaia di telefoni, scarpe, occhiali, documenti governativi ufficiali, power bank, denaro e altri oggetti di uso quotidiano. L’organizzazione ha pure raccolto diverse testimonianze di minacce e presunti abusi da parte della polizia di frontiera. Si parla anche di violenze sessuali, ispezioni «invasive» degli organi genitali e pestaggi. Nonostante le denunce di ONG e giornalisti, la Croazia ha sempre negato di aver respinto i richiedenti asilo in Bosnia o di aver usato violenza contro di loro.

Un portavoce del Ministero degli Interni croato ha affermato che vige una «politica di tolleranza zero per qualsiasi potenziale attività illegale commessa dal personale» e che dispone di un meccanismo indipendente di vigilanza sulla condotta degli agenti di polizia. Secondo il portavoce ministeriale, spesso i responsabili delle violenze e dei furti alla frontiera sono trafficanti di esseri umani e molte testimonianze rappresenterebbero «accuse inventate». Per quanto riguarda i presunti casi di oggetti confiscati e bruciati, il portavoce ha spiegato che «per evitare di essere rimpatriati, a volte i migranti distruggono gli oggetti che portano con sé e gettano via gli effetti personali quando tentano di attraversare illegalmente il confine».