Ucraina

Reti anti-mine e bunker vicini: ecco come Odessa riapre le spiagge

La città ha confermato oggi la riapertura di alcune aree balneabili — Un piccolo ritorno alla normalità che per i cittadini vale tantissimo
©IGOR TKACHENKO
Giacomo Butti
12.08.2023 19:00

In guerra, ogni piccolo, fugace ritorno alla normalità vale un tesoro. Lo sanno bene gli abitanti di Odessa, che pur sotto i bombardamenti russi hanno lavorato per ripristinare (per la prima volta dall'inizio dell'invasione russa) l'accessibilità alle proprie spiagge, così da fornire agli abitanti «una pausa» — così l'ha definita l'amministrazione della regione — da tutto ciò che la guerra rappresenta. Un messaggio riguardante l'imminente apertura di sei spiagge era già stato dato un paio di giorni fa dal governatore Oleg Kiper. E gli ucraini, comprensibilmente, non hanno saputo attendere. Prima ancora che arrivasse il via libera definitivo, pubblicato un paio di ore fa su Telegram, hanno cominciato a (ri)affollare i lembi di terra che danno sul Mar Nero. 

Bagno e tintarella in tranquillità? Non proprio. Numerose le regole da rispettare, mentre la sicurezza attorno alle aree balneari è studiata nei minimi dettagli. Ma è pur sempre qualcosa. Anzi, considerate le circostanze, è tanto. Tantissimo.

Le raccomandazioni

Anche recentemente, Odessa è stata oggetto di attacchi missilistici e di droni russi. Le sue acque, invece, sono infestate dalle mine marine. L'apertura di spiagge, dunque, è un piccolo miracolo. Eppure è tutto vero. «Le aree balneari e ricreative sono ufficialmente aperte». Così, con un messaggio semplice, il governatore Kiper ha confermato la notizia. Ma le raccomandazioni sono tante. L'uso delle sei spiagge, ha specificato Kiper, «è consentito dalle 8 alle 20». Agli utenti sarà vietato entrare nelle acque del Mar Nero con imbarcazioni diverse da quelle appartenenti ai servizi di soccorso. Tutte le aree sono invece dotate di reti di protezione che impediscono l'ingresso delle mine marine nelle zone balneabili. Posti di osservazione e soccorso, altoparlanti e bunker attrezzati, invece, rispondono alle minacce aeree portate dal Cremlino.

L'impatto di Kakhovka

Il governatore di Odessa, su Telegram, ha sottolineato come la firma al decreto sia arrivata grazie alla collaborazione delle amministrazioni militari e civili della città. Mentre la prima pensava a risolvere i problemi di sicurezza portati dalla guerra, l'altra prendeva a carico quelli di tipo sanitario. Già, perché la distruzione della diga di Kakhovka, avvenuta la notte del 6 giugno, ha devastato non solo i territori del Kherson, ma anche le acque della regione. Odessa, poco distante, non è stata risparmiata. Secondo i media locali, fuoriuscite di petrolio dalla sala macchine della centrale idroelettrica hanno contaminato le acque, toccando anche il Mar Nero. E questo senza considerare l'immensa quantità di detriti trasportati a valle, e quindi in mare, dalla forza dell'acqua. Controlli della qualità delle acque, oltre che un'ulteriore pulizia delle spiagge, si sono dunque resi necessari per scongiurare qualsiasi rischio per la salute dei bagnanti. I risultati? Soddisfacenti, ha confermato Kiper, che su Telegram ha sottolineato anche come il Mar Nero fosse tornato, ormai, balneabile.

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