Rinat Akhmetov vende il suo impero mediatico, ecco la deoligarchizzazione
Detto, fatto. A Lugano, durante la Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, era stata ribadita una necessità, fra le tante: deoligarchizzare l’Ucraina o, meglio, fare in modo che i ricchi, ricchissimi del Paese – un domani – avranno meno peso (e influenza) sulla scena politica. Detto, fatto per l’appunto. Rinat Akhmetov, il più ricco fra i ricchi, lunedì ha annunciato di aver consegnato il suo impero mediatico, attraverso cui controllava l’opinione pubblica o, quantomeno, esercitava una certa pressione, allo Stato. Urca.
«Questa settimana, Media Group Ukraine consegnerà allo Stato tutte le licenze ucraine per i nostri canali televisivi e la carta stampata» si legge in una nota. «Cesseremo anche le nostre attività sui media online».
L'influenza degli oligarchi
L’imprenditore, 55 anni, non ha nascosto i motivi che lo hanno spinto a regalare quanto costruito in anni e anni: l’entrata in vigore di una particolare legge, adottata nel settembre 2021, volta a «prevenire i rischi per la sicurezza nazionale legati all’eccessiva influenza degli oligarchi». Musica, evidentemente, per Kiev e, soprattutto, per l’Unione Europea che segue da vicino l’evolversi della situazione.
Akhmetov, nel comunicato, non ha nascosto neppure una certa frustrazione: il termine legale di sei mesi previsto dalla legge per vendere gli asset mediatici e, va da sé, l’invasione russa dell’Ucraina non hanno permesso a SCM – la holding dell’oligarca – di vendere il pacchetto a condizioni di mercato. Media Group Ukraine vanta dieci canali televisivi, una piattaforma di video on demand e un sito web.
L'inizio di una nuova pagina
Soddisfazione, dicevamo, dall’altra parte della barricata. Mykhailo Podolyak, il consigliere di Volodymyr Zelensky, sui social ha accolto con un sorriso grande così la decisione, specificando che la legge incentrata sulla deoligarchizzazione del Paese rappresenta «l’inizio di una nuova pagina nei rapporti fra Stato e imprese». Una legge, ancora, che avvicina l’Ucraina all’Unione Europea e agli standard occidentali. Lo scorso 23 giugno, ricordiamo, Kiev aveva ricevuto lo status di candidato.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, dal canto suo ha domandato un’applicazione «giuridicamente corretta» della legge.
Ma chi è Rinat Akhmetov?
Rinat Akhmetov era entrato nei radar occidentali anni e anni fa, quando prese in mano lo Shakhtar Donetsk portandolo, nel giro di pochi anni e grazie a investimenti massicci, a dominare non solo il calcio ucraino ma anche quello europeo (memorabile la Coppa UEFA vinta nel 2009). Proprio lo Shakhtar, in seguito alla guerra nel Donbass nel 2014, fu costretto a emigrare in altre città del Paese stabilendosi dapprima a Leopoli e infine a Kharkiv.
Ma Akhmetov, la cui fortuna secondo Forbes è stimata in 4,6 miliardi di dollari, è anche l’uomo forte di SCM, la holding attiva principalmente nell’industria siderurgica, energetica, del carbone e della metallurgia. Originario dell’est del Paese, in passato etichettato come filorusso e per questo finito sulla graticola, l’imprenditore con la passionaccia del calcio ha denunciato l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca.
Invasione che, pensando all’occupazione o distruzione di molte delle sue fabbriche, fra cui la celeberrima Azovstal a Mariupol, hanno provocato ingenti perdite economiche. «Il male non può restare impunito» ha dichiarato recentemente Akhmetov. «I crimini della Russia contro l’Ucraina e il nostro popolo sono eclatanti e i colpevoli devono essere giudicati responsabili. Credo nella giustizia e sto lottando perché ci sia». Di qui la decisione di fare causa alla Russia per miliardi e miliardi di dollari presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, ritenendo – citiamo – che i suoi diritti di proprietà siano stati violati a causa della guerra.
A marzo, lo stesso Akhmetov aveva manifestato l’intenzione di citare in giudizio Mosca per danni causati dalla perdita di entrate delle sue aziende. All’epoca, tuttavia, l’oligarca disse che stava pensando solo ad aiutare l’Ucraina a vincere la guerra, sottolineando che le sue attività avrebbero garantito supporto materiale all’esercito ucraino.
Akhmetov, in ogni caso, ha promesso di ricostruire Mariupol e il resto dell’Ucraina dopo la fine della guerra, spiegando a Forbes che «non avrebbe badato a spese o sforzi per raggiungere questo obiettivo».