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Lo ha detto Fouad al-Shami, il nuovo capo della polizia del Paese - Intanto a Damasco la vita comincia a tornare alla normalità
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21:04
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«Nessuna amnistia per i torturatori del regime»
Prosegue a ritmi serrati la transizione politica in Siria con intense consultazioni per l'assegnazione dei vari ministeri nel governo a interim, guidato da Muhammad Bashir, espressione della coalizione armata islamista di Hayat Tahrir ash Sham (Hts), incarnata nel Comandante militare Ahmad Sharaa (Jolani) e da anni iscritta dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Dopo l'amnistia a tutti i militari governativi, Jolani ha assicurato però che «i torturatori» del regime degli Assad, durato 54 anni, non saranno perdonati e che per loro non ci può essere nessuna amnistia. «Li perseguiremo in Siria e chiediamo ai Paesi di consegnarci coloro che sono fuggiti affinché si possa ottenere giustizia», ha detto Sharaa, dimostrandosi abile nel dosare sorrisi rassicuranti e sguardi minacciosi.
Finora, però, le nuove autorità a Damasco non si sono espresse circa i rapporti con Israele, che nella notte ha effettuato nuovi raid aerei su obiettivi militari, proseguendo di fatto la smilitarizzazione della Siria del futuro. Un portavoce militare israeliano ha confermato quanto denunciato da media siriani circa la razzia da parte delle forze armate dello Stato ebraico - che da giorni occupano nuove porzioni di territorio siriano in violazione delle risoluzioni Onu - di un numero imprecisato di carri armati siriani e altri mezzi da guerra di Damasco.
Jolani, dal canto suo, ha presieduto a Damasco una riunione con altre fazioni armate «rivoluzionarie», provenienti dalle regioni di Daraa e Qunaytra, proprio al confine con il Golan occupato da Israele. Queste fazioni, riunite nel Consiglio militare del sud, sono state le prime, domenica all'alba, a entrare nella capitale dopo che si erano mobilitate - per la prima volta dal 2018 - sull'onda della marcia trionfale che Hts stava compiendo provenendo da nord.
Proprio il ruolo determinante delle fazioni del sud nella caduta di Damasco - dopo che le forze governative si erano già dileguate - ha dato agli insorti di Daraa e Qunaytra la possibilità di partecipare alle trattative per la nomina del futuro ministro della Difesa.
Sul tema del governo a interim, si è espresso oggi Geir Pedersen, inviato speciale Onu per la Siria, che ha rammentato a Jolani e ai suoi colonnelli, ma anche agli sponsor stranieri della coalizione ora al potere, la necessità di assicurare un processo di transizione inclusivo e rispettoso di tutte le forze politiche del paese, «per evitare una nuova guerra civile».
La guerra intestina e regionale in Siria prosegue però nei fronti nord e orientali. Sotto i colpi delle forze arabe filo-turche, le fazioni curde si sono ritirate dall'enclave di Manbij. In mattinata era stata annunciata una tregua su quel fronte dopo un accordo tra Stati Uniti e Turchia, membro della Nato.
Gli Usa sono da 10 anni presenti militarmente in Siria nel nord-est e nell'est del Paese e finora hanno sostenuto, in funzione anti-iraniana, le forze curde, espressione del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), considerato invece «terrorista» da Ankara. La Turchia dal canto suo ha già occupato porzioni del nord della Siria nel 2018 e nel 2019. E sembra voler proseguire l'opera spazzando via ogni presenza curda a sud del suo confine meridionale.
Nella capitale Damasco invece la vita sta tornando, almeno in apparenza, a una fragile normalità: non c'è più il coprifuoco, le banche e i negozi hanno riaperto, i benzinai vendono ora il carburante senza più chiedere agli automobilisti la carta annonaria, ma i prezzi sono rincarati. Anche l'aeroporto internazionale di Damasco potrebbe riaprire «nei prossimi giorni».
21:03
21:03
«L'aeroporto di Damasco riaprirà nei prossimi giorni»
L'aeroporto di Damasco, chiuso da quando le forze ribelli hanno invaso la capitale siriana nel fine settimana, riaprirà «nei prossimi giorni», ha detto oggi il suo direttore, Anis Fallouh. «Se Dio vuole, l'aeroporto riaprirà il prima possibile perché lavoreremo a pieno ritmo», ha detto Fallouh.
Sollecitato a fornire una tempistica per la riapertura, ha detto che dovrebbe avvenire «nei prossimi giorni» ed ha aggiunto: «Possiamo rapidamente far riprendere i voli attraverso lo spazio aereo siriano, che è stato chiuso».
Il funzionario della manutenzione degli aerei Samer Radi ha dal canto so detto che al momento a terra ci sono 12 aerei, uno dei quali è stato spogliato del suo equipaggiamento da saccheggiatori ignoti durante la presa del potere da parte dei ribelli.
20:57
20:57
Il partito Baath di Assad sospende le sue attività
Il partito Baath dell'ex presidente Bashar al Assad, al potere in Siria per oltre 50 anni, ha annunciato la sospensione delle sue attività "fino a nuove ordine". La direzione centrale ha deciso di "sospendere tutte le attività del partito fino a nuovo ordine" e di "consegnare tutto l'equipaggiamento, i veicoli e le armi" al ministero dell'Interno siriano, ha riferito il segretario generale aggiunto del partito, Ibrahim al-Hadid, in un comunicato.
"Tutti i beni e i fondi del partito saranno posti sotto la supervisione del ministero delle Finanze e le loro rendite saranno depositate presso la Banca centrale della Siria", ha aggiunto.
18:06
18:06
I giornalisti israeliani entrano in Siria: la prima volta dal '73
Per la prima volta dalla Guerra del Kippur, nel 1973, giornalisti israeliani hanno attraversato il confine e sono entrati in Siria con le forze della divisione 210 nell'area di Tel Qudna, dove l'avamposto è stato abbandonato dall'esercito regolare dopo la caduta del regime di Assad.
Nell'avamposto si trovano attualmente soldati della divisione 210, paracadutisti e mezzi corazzati, in posizioni avanzate dopo la decisione del governo di proteggere gli insediamenti delle alture del Golan dalla zona cuscinetto al confine. I giornalisti hanno trovato un quaderno di appunti di un soldato siriano contenente annotazioni in ebraico, che testimonia il tentativo di apprendere la lingua osservando le comunità israeliane vicine, riferisce l'emittente pubblica Kan.
«Non siamo qui per conquistare, ma per difendere», ha dichiarato il colonnello israeliano Beni Kata, sottolineando l'impegno nel garantire la sicurezza dell'area dopo gli eventi del 7 ottobre.
12:01
12:01
«Hamas va vietata in Svizzera»
Al pari del Consiglio degli Stati ieri, il Consiglio nazionale ha deciso oggi (168 voti a 6 e 14 astensioni) di vietare in Svizzera l'organizzazione islamista, considerata ormai terrorista, Hamas. Il dossier va in votazione finale.
Unanime è stata, durante il dibattito, l'indignazione per quanto accaduto il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha attacco i villaggi e i Kibbuz situati nei pressi della striscia di Gaza trucidando e violentando centinaia e centinaia di civili - come è stato ricordato in aula - e portando con sé 250 ostaggi, molti dei quali morti oppure ancora in cattività.
Si è trattato di uno choc che ha messo sotto gli occhi di tutti il carattere terrorista di questa organizzazione, si è sentito in aula, ciò che ha spinto le commissioni della politica di sicurezza a presentare due mozioni identiche per il divieto di questa organizzazione in Svizzera - divieto che vale almeno 5 anni -, «ormai completamente delegittimata», e la punibilità di tutti coloro che potrebbero cooperare con essa.
Benché Hamas non sia attiva nella Confederazione, quest'ultima persegue attraverso le sue azioni e i suoi obiettivi, come la distruzione di Israele, una politica contraria ai diritti umani e ai valori del nostro Paese, hanno dichiarato diversi consiglieri nazionali. La sua presenza è un elemento destabilizzante che mette a rischio sia la sicurezza del Medio Oriente che la nostra. A tale riguardo, secondo alcuni deputati si deve evitare che la Svizzera diventi un rifugio per Hamas o che qualcuno possa approfittare della piazza finanziaria per sostenere questa organizzazione.
Diversi oratori hanno poi sostenuto che il divieto rappresenta anche un gesto nei confronti della comunità ebraica in Svizzera, che si sente insicura a causa dell'antisemitismo in crescita.
I dubbi della sinistra
Se sul fondo i gruppi si sono detti solidali con le vittime e gli ebrei residenti in Svizzera e d'accordo col divieto, il campo rosso-verde ha tentato, invano, di aggiungere alla legge contro Hamas alcune precisazioni.
In particolare, Fabian Molina (PS/ZH) e Fabien Fivaz (Verdi/NE) avrebbero voluto escludere esplicitamente dal campo di applicazione della legge, e quindi da ogni perseguimento penale, le attività condotte dalla Confederazione, dalle organizzazioni multilaterali e dalle ONG nell’interesse della promozione della pace, dell’applicazione del diritto umanitario, della cooperazione allo sviluppo, dei diritti dell’uomo e della sicurezza interna ed esterna della Svizzera.
Il timore espresso da Fivaz e Molina è che la legge possa intralciare o rendere più difficili simili attività, specie se Hamas dovesse rimanere al potere a Gaza. Per il campo rosso-verde è importante mantenere aperti i canali diplomatici affinché Berna possa offrire i buoni uffici per un cessate il fuoco e la risoluzione pacifica di questo conflitto basato sul principio dei due Stati (si è insistito parecchio a sinistra su questo aspetto, mentre qualcuno ha pure fatto notare che lo stato ebraico stia compiendo un genocidio a Gaza, n.d.r.).
Le rassicurazioni di Jans
Nel suo intervento, il «ministro» di giustizia e polizia, Beat Jans, ha ricordato che il divieto di Hamas rappresenta una risposta puntuale voluta dal parlamento nei confronti di un'organizzazione brutale, benché non vi sia stata una decisione analoga da parte della Nazioni Unite (finora in Svizzera sono vietate al Qaida e l'Isis come stabilito dalle Nazioni Unite).
Il divieto poggia sul Codice penale (articoli 260 e seguenti) che prevede anche eccezioni. In particolare, ha sottolineato il consigliere federale socialista, non costituiscono finanziamento di un atto terroristico tutti quegli atti volti a ripristinare la democrazia o lo stato di diritto, oppure permettere l'esercizio o il rispetto dei diritti umani.
Sollecitato da diversi deputati, Jans ha sostenuto che al momento contatti con Hamas non sono auspicabili. In futuro, tuttavia, ciò potrebbe, almeno teoricamente, accadere. Per Jans, insomma, la tradizione umanitaria ed eventuali sforzi politici per giungere a una soluzione politica rimarranno possibili anche con questa legge. Jans ha poi aggiunto che la legge consente in ogni caso ai gruppi o persone che potrebbero venir vietati di appellarsi ai tribunali.
11:45
11:45
«A Damasco riaprono i negozi, c'è atmosfera di sollievo»
A Damasco i negozi stanno riaprendo e la gente sta cercando di ritrovare un nuovo senso di normalità. L'atmosfera, riporta la Bbc, è di sollievo dopo la fine di 50 anni di regime.
Per una cioccolateria di Damasco, la caduta del regime di Assad ha significato anche un cambio di clientela: «Abbiamo riaperto senza paura perché le persone che serviamo ora non sono per niente intimidatorie. Prima, chiunque venisse a comprare da noi era lì per rappresentare un generale o un ministro fedele al regime di Assad. Ora, grazie a Dio, non è più così», racconta il lavoratore della cioccolateria Joud Insani.
Anche nei mercati alimentari e ortofrutticoli della capitale la gente è concentrata principalmente sulla vita quotidiana e sul ritorno alla normalità. I negozi sono aperti e i dipendenti pubblici sono tornati al lavoro. Uno dei venditori racconta: «Ora abbiamo ossigeno nell'aria», mentre un altro uomo afferma che da ora in poi ci saranno «festeggiamenti continui».
09:05
09:05
«Raid israeliani a Gaza, almeno 26 morti»
Almeno 26 persone sono rimaste uccise nella Striscia di Gaza in diversi nuovi raid di Israele. Lo riferisce l'Ap che cita i medici palestinesi. Uno dei missili ha colpito una casa in cui si rifugiavano gli sfollati nell'isolato nord provocando 19 morti.
L'attacco è avvenuto nella città settentrionale di Beit Lahiya, vicino al confine con Israele, secondo i medici del vicino ospedale Kamal Adwan: tra le 19 vittime, una famiglia di 8 persone, tra cui 4 bambini, i loro genitori e due nonni. Altre 7 persone, tra cui due bambini, sono morte in un altro attacco nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza, secondo l'ospedale Awda.
06:31
06:31
Il punto alle 6
«Ripristineremo piena sicurezza e ordine». Lo ha detto ad Al Jazeera il nuovo capo della polizia in Siria, Fouad al-Shami, ex comandante delle forze dell'opposizione al regime. E' stato nominato dalla nuova amministrazione del Paese. «I nostri combattenti sono schierati per pattugliare tutta Damasco. Non ci fermeremo finché non saranno ristabiliti la sicurezza e l'ordine completi in ogni parte del paese» ha aggiunto. Nel frattempo - come riporta Al Jazeera - a Damasco la vita comincia a tornare alla normalità, banche e negozi hanno riaperto. Lo storico Hamidiyah Bazaar, chiuso per due giorni, è ora di nuovo affollato.