Niente pettegolezzi

Roberto Baggio ci ha mostrato il senso della vita, ancora una volta

Il Divin Codino ha denudato un pezzo di sé per un annuncio ufficiale: «Sono felice di comunicare che da oggi sarà mia figlia Valentina a gestire la mia immagine e i miei interessi nel mondo. Verso l’infinito e oltre»
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Carlo Tecce
22.03.2025 17:00

Quante volte Roberto Baggio ci ha mostrato il senso della vita. Con un gesto tecnico. Con gli occhi lucidi. Con un profondo silenzio. Con le sue lacrime, vere. L’ultima volta è una fotografia con sua figlia Valentina sotto un albero di ciliegio in fiore. Baggio ha gli stivali per il fango, un paio di pantaloni da cacciatore, una felpa grigia col cappuccio, il codino è ancora lì, bianco: «Più buia è la notte, più l’alba è vicina», ha scritto citando Daisaku Ikeda, filosofo, studioso, maestro buddista. Baggio ha denudato un pezzo di sé per un annuncio ufficiale: «Sono felice di comunicare che da oggi sarà mia figlia Valentina a gestire la mia immagine e i miei interessi nel mondo. Verso l’infinito e oltre». 

Baggio non è un ex calciatore che insegue talenti che non ha, non è un ex calciatore che si imbullona a una panchina convinto di saper fare l’allenatore, non è un ex calciatore che offre a noleggio la propria fama, non è un ex calciatore che promuove società di scommesse. Oggi Baggio non è un ex calciatore: è un uomo consapevole che assolve al suo ruolo qui per quello che è. Per quello che può. Come tutti dovremmo. Finite le partite ha scelto di vivere un’altra vita. Nelle campagne venete, con la stessa moglie di sempre, con la sua allegra famiglia. E ha scelto soprattutto di parlare quando ha davvero qualcosa da dire.

Baggio si è ritirato il 16 maggio 2004. Un Milan-Brescia, la chiosa ai nostri ricordi. Il giorno dopo s’è spento tutto, però no, non era la notte troppo buia, era soltanto l’alba, già vicina, di un’altra vita. Baggio non è tornato più indietro. Ha ceduto una volta. Quando la Federcalcio gli ha chiesto di riformare il settore tecnico. Ha impilato un librone di quasi mille pagine. E lo ha consegnato ai capi di allora che non sono poi tanto diversi dai capi di oggi. E non sono diversi i fallimenti sportivi di allora, dopo il mondiale in Sudafrica, eliminati ai gironi, con i fallimenti sportivi di oggi. Anzi no: oggi è peggio di allora. Oggi la carta Baggio non c’è più. Attorno al calcio italiano ronzano tanti ex calciatori in cerca d'autore (e di ingaggio), stupisce che in vent’anni nessuno vada costantemente in pellegrinaggio da Baggio a supplicargli di venire a salvarci. A inventarsi una soluzione. E pazienza se sbagliata. Proviamoci. Provaci quando vuoi. Scusaci Baggio, lo so che ti scoccia, che ti annoia, che la vita è altrove e tu provi ogni giorno a ghermirla e poi a incantarla come in campo, però sei l’unico che potrebbe darci una speranza. Non la vittoria, la speranza: di emozionarci ancora come quando c’eri tu. Con te era bello vincere e tremendamente bello anche perdere.

PS Quel rigore del ’94 non l’ho visto più. Il bambino di quel pomeriggio di sole ha deciso di tacermene. Per non farti soffrire ancora. 

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