Rushdie ferito a collo e torace
Resta sotto osservazione in ospedale, e scortato dalla Polizia dello Stato di New York, lo scrittore britannico di origine indiana, Salman Rushdie, 75 anni, che questa mattina (alle 11 ore locali, alle 17 in Svizzera) è stato aggredito a pugni e a coltellate, poco prima di tenere una conferenza in un anfiteatro della cittadina di Chautauqua, vicino a Buffalo. Le condizioni dell’autore dei «Versi satanici» sarebbero di una certa gravità, ma apparentemente non preoccupanti, secondo alcune indiscrezioni mediche rimbalzate presto sui social network e sui portali informativi. I medici lo avrebbero già operato.
Verso l’ospedale in elicottero
In base alla ricostruzione degli inquirenti, un uomo tra il pubblico è salito sul palco dove si trovava Rushdie e lo ha ripetutamente colpito al collo e al torace con un coltello (alcuni media britannici hanno parlato di 10-15 coltellate, ma non vi sono conferme). Secondo alcuni testimoni, l’aggressore, che avrebbe ferito lievemente alla testa anche l’uomo che avrebbe dovuto intervistare Rushdie durante la conferenza, è stato fermato subito dopo dalla polizia. Lo scrittore è stato immediatamente assistito dai presenti e, secondo i media internazionali, dopo essere caduto a terra, si sarebbe rialzato da solo. Alcuni organi informativi hanno riferito che sul palco Rushdie è stato circondato rapidamente da un ristretto gruppo di persone che gli ha sollevato le gambe. Probabilmente per mandare più sangue al petto. Subito dopo il 75.enne è stato trasportato in ospedale con un elicottero.
Macchie di sangue
Sul palco dell’anfiteatro di Chautauqua sono rimaste diverse macchie di sangue, ben visibili su una parete e su una sedia, subito dopo che lo sconosciuto - forse uno squilibrato - ha colpito più volte lo scrittore, e di striscio, il suo intervistatore.
La Fatwa di Khomeini
Un trentennio fa, contro Rushdie, che trovò asilo negli Stati Uniti nel 2000, l’Iran dell’ayatollah Khomeini aveva emesso una fatwa - offrendo una ricompensa da 3 milioni di dollari a chi lo avesse ucciso. La guida suprema Ali Khamenei rinnovò la condanna a morte per blasfemia nel 2017, e nel 2019, ancora una volta, via Twitter. Lo scrittore ha vissuto sotto scorta dal 1989 al 2002 nel Regno Unito. Fu anche costretto a nascondersi per un lungo periodo di tempo per sfuggire alla vendetta dei seguaci dell’Islam, che, appunto, volevano compiere la fatwa. Recentemente, Rushdie, si era lamentato di dover rispettare rigidi protocolli di sicurezza mentre presenziava ad eventi letterari, come quello organizzato ieri a New York, alla presenza di un folto numero di scrittori e artisti esiliati.
«Imbarazzo» per la sicurezza
Durante il Festival degli scrittori di Praga, qualche tempo fa, il controverso autore aveva dichiarato che «trovarsi qui e vedere che attorno a me si è creato un apparato di sicurezza così solido mi fa sentire un po’ in imbarazzo». In altre parole, Salman Rushdie, nonostante le minacce subite negli anni da un certo numero di seguaci più radicali dell’Islam, ha sempre ritenuto che le precauzioni adottate nei suoi confronti, non solo non fossero indispensabili, ma addirittura eccessive non da lui stesso richieste. Ieri, subito dopo il ferimento dell’intellettuale - che è anche stato presidente dell’associazione di scrittori PEN America, organismo che si è sempre battuto per la libertà d’espressione - il CEO dell’organismo Suzanne Nossel, in un comunicato, ha condannato «l’attacco brutale e premeditato contro il nostro ex presidente». «Non possiamo ricordare un incidente paragonabile a questo gravissimo atto pubblico di violenza accaduto ai danni di uno scrittore su suolo americano», ha insistito. Nella sua nota, la rappresentante degli scrittori americani, ha pure ricordato come Salman Rushdie, per le sue parole, sia stato «preso di mira nei decenni, senza mai vacillare. Ha devoluto tutta la sua ineasauribile energia per assistere gli altri che si trovano in condizioni di vulnerabilità e sotto minaccia. Tutti i nostri pensieri e le nostre preghiere sono rivolte verso Salman: siamo fiduciosi che la sua voce fondamentale non potrà essere spenta».
«Salman è in chirurgia»
Intanto, questa sera, è emerso che Salman Rushdie, dopo il trasporto in ospedale, è stato immediatamente portato in sala operatoria. Lo ha reso noto Andrew Wylie, il portavoce di Rushdie, citato online dal quotidiano britannico «the Guardian». «Salman è in chirurgia», ha detto Wylie senza fornire altri dettagli sulle sue condizioni. Intanto, testimoni hanno riferito ai media americani che l’uomo che ha aggredito Salman Rushdie indossava una mascherina nera. Gli inquirenti, nelle prossime ore, dovranno chiarire i contorni della sua aggressione, sui cui motivi, per ora, non c’è spiegazione.