«Sam Altman stava lavorando a una nuova società», ma intanto si vocifera di un suo ritorno
La confusione, secondo le indiscrezioni, regna sovrana. Parliamo di OpenAI e del siluramento di Sam Altman, l’amministratore delegato nonché il fondatore della start-up.
Altman, poco prima di venir messo alla porta, stava pianificando il lancio di una nuova azienda. Questo, almeno, è quanto affermano fonti vicine al dossier. Azienda in cui confluirebbero l’oramai ex presidente di OpenAI, Greg Brockman, e altre figure di spicco che hanno lasciato OpenAI sull’onda dell’addio di Altman.
Ma, appunto, a regnare sarebbe la confusione. Tanto che, stando a un articolo di The Verge, il consiglio di amministrazione di OpenAI vista la situazione si sarebbe subito messo a discutere un eventuale ritorno di Sam Altman con il diretto interessato. Incredibile.
L’uscita di scena di Altman, secondo il comunicato dell’azienda, è legata a una mancanza di fiducia: non sarebbe stato sempre sincero nelle sue comunicazioni. Non ci è dato sapere in che modo, tuttavia.
Lo staff, in seguito alla decisione del consiglio, è stato avvisato dal direttore operativo, Brad Lightcap, tramite un memo aziendale. Nel quale è stato specificato che il problema, appunto, era comunicativo e non di tipo finanziario o, peggio, riconducibile a questioni di sicurezza.
Le dimissioni di Brockman, per contro, sono arrivate poco dopo: «Sam e io siamo scioccati e rattristati da ciò che il consiglio ha fatto oggi» ha twittato Brockman circa la decisione di far fuori Altman. «Anche noi stiamo ancora cercando di capire esattamente cosa sia successo».
Fra le speculazioni avanzate dai media, circa il terremoto interno a OpenAI, vi sarebbe la questione della sicurezza rispetto al profitto. Di come, cioè, rendere l’intelligenza artificiale sicura per l’umanità prima di farne uno strumento con cui guadagnare. A dimettersi, oltre a Brockman, sarebbero stati secondo The Information anche Jakub Pachocki, Aleksander Madry e Szymon Sidor.
L’interim al momento è garantito da Mira Murati. Ma i buoi, sembrerebbe, sono già fuori dalla stalla. E OpenAI si ritrova a gestire una crisi complicatissima.