Spagna

Sangue e paura nel giorno dell'accordo fra socialisti e indipendentisti catalani

La contestatissima legge di amnistia spiana la strada a Sanchez, ma in tutto il Paese monta la protesta
© Rodrigo Jimenez
Mario Magarò
09.11.2023 21:00

Poche ore dopo la firma dell’accordo tra il Partito Socialista e Junts, la formazione indipendentista catalana che fa capo all’ex presidente Puigdemont, in merito all’investitura di Pedro Sánchez, il fragile equilibrio della politica spagnola è stato ulteriormente minato dall’attentato ai danni di Alejo Vidal-Quadras. L’ex presidente del Partito popolare in Catalogna tra il 1991 e il 1996, e anche tra i fondatori del partito di estrema destra VOX, è stato infatti raggiunto da alcuni colpi di pistola al volto nel primo pomeriggio di oggi, mentre camminava nel centro di Madrid. Secondo le prime testimonianze, un uomo che indossava un casco da motociclista gli si sarebbe avvicinato per poi aprire il fuoco, dandosi successivamente alla fuga su una moto guidata da una donna. Trasportato in ospedale in condizioni stabili, e in stato cosciente, Alejo Vidal-Quadras aveva criticato duramente l’accordo tra indipendentisti catalani e socialisti in mattinata, attraverso le sue reti sociali: «L'infame patto tra Sanchez e Puigdemont, che distrugge lo Stato di diritto in Spagna e pone fine alla separazione dei poteri, è stato concordato. Il nostro Paese cesserà così di essere una democrazia liberale per convertirsi in una tirannia totalitaria. Gli spagnoli non lo permetteremo». In serata, secondo fonticitate da ElPais, lo stesso politico avrebbe indicato agli inquirenti la possibilità che l'attacco sia collegato alla sua attività in difesa di esponenti dell'opposizione iraniana.

Via libera a un Sánchez-bis

Una volta uscito di scena Alberto Núñez Feijóo, il leader dei popolari, a cui non è bastata la vittoria elettorale dello scorso luglio per essere eletto alla guida del Governo spagnolo, stante la mancanza dei numeri necessari in Parlamento, è apparso subito chiaro che la «questione catalana» diventasse la chiave per la formazione di un nuovo Esecutivo a maggioranza socialista. Ipotesi, quest’ultima, impossibile, infatti, da concretizzarsi senza il decisivo appoggio degli indipendentisti catalani, in aggiunta ai voti delle formazioni nazionaliste basche del PNV ed EH Bildu. Una questione di numeri in Parlamento che si è tradotta in una sorta di coltello dalla parte del manico in favore di Esquerra Republicana e Junts, i due principali partiti indipendentisti della Catalogna, risoluti e decisi a far valere le proprie ragioni a cambio dell’appoggio a una rielezione di Pedro Sánchez. Le trattative tra socialisti e indipendentisti catalani sono procedute su due binari distinti, entrambe, però, vincolate alla concessione di una legge di amnistia che resettasse, in sostanza, le conseguenze giuridiche e processuali per i protagonisti della sfida indipendentista lanciata nell’ottobre 2017, partendo dalla cupola dell’ex Governo Puigdemont fino a vari esponenti della società civile di stampo indipendentista.  

Meritxell Serret: «Una soluzione democratica»

A fare da apripista è stato l’accordo sottoscritto tra il Partito socialista ed Esquerra Republicana, il partito attualmente alla guida del Governo regionale catalano. L’ok definitivo dei repubblicani all’investitura di Pedro Sánchez si è concretizzato in un serrato negoziato tra le parti che ha visto i socialisti venire incontro alle richieste della controparte anche per quanto riguarda due temi di natura non strettamente politica: ovvero il trasferimento della gestione della rete ferroviaria regionale al Governo catalano e il condono di una parte, circa il 20%, del debito pubblico della Generalitat nei confronti del Governo centrale, quantificato in 15 miliardi di euro. L’elemento cardine dell’accordo è stato però la concessione dell’amnistia, come confermato da Meritxell Serret, attuale ministra degli esteri del Governo catalano. «Fin dal primo momento abbiamo messo in chiaro che l’accordo avrebbe dovuto basarsi su tre grandi assi, il primo dei quali la legge di amnistia, al fine di trovare una soluzione per togliere definitivamente dalla competenza dei tribunali il conflitto politico in corso tra la Catalogna e la Spagna», ha dichiarato la ministra al Corriere del Ticino, aggiungendo che: «Per quanto riguarda la sfera di applicazione della legge, ovvero chi debba beneficiarne, Esquerra Republicana ha evidenziato chiaramente che la nuova norma deve rappresentare una soluzione per tutti quei casi/processi in cui sono stati criminalizzate azioni e persone che non dovrebbero essere punite, comprese tutte quelle manifestazioni di piazza, proteste, che non sono altro che sintomi della libertà di espressione. Nello specifico, partendo dalla consultazione del 9 novembre del 2014, fino a tutto ciò che ha riguardato l'organizzazione del referendum del 1. ottobre 2017 e le manifestazioni che hanno fatto seguito alla sentenza del Tribunale Supremo del 2019, soprattutto quelle che avevano la chiara vocazione di essere pacifiche».

Per quanto riguarda la sfera di applicazione della legge, Esquerra Republicana ha evidenziato chiaramente che la nuova norma deve rappresentare una soluzione per tutti quei casi/processi in cui sono stati criminalizzate azioni e persone che non dovrebbero essere punite, comprese tutte quelle manifestazioni di piazza, proteste, che non sono altro che sintomi della libertà di espressione
Meritxell Serret, attuale ministra degli esteri del Governo catalano

Il peso di Puigdemont

In maniera quasi inaspettata, considerando i durissimi toni utilizzati nel corso degli ultimi anni nei confronti del Governo spagnolo, Junts ha dato il proprio assenso alla rielezione del leader socialista, in un’investitura che dovrebbe celebrarsi la prossima settimana, secondo quanto anticipato dal quotidiano spagnolo elDiario.es. «Il Partito socialista spagnolo e Junts per Catalunya constatano che l'attuale situazione politica consente di raggiungere un accordo per aprire una nuova tappa e contribuire a risolvere il conflitto storico sul futuro politico della Catalogna, anche partendo da posizioni divergenti». Inizia così il testo dell’accordo sottoscritto dalle due formazioni politiche, che, per quanto riguarda il futuro assetto territoriale della Catalogna, prevede che verterà sulla quadratura di due grandi questioni: il «superamento dei deficit e dei limiti dell'autogoverno» e «quelle relative al riconoscimento nazionale della Catalogna». Da parte di Junts, significa soprattutto la celebrazione di un referendum sull’autodeterminazione. La base di partenza è però la concessione dell’amnistia, che dovrebbe, a questo punto, mettere fine all’esilio belga di Puigdemont e degli ex esponenti del suo Governo che lo accompagnano.

Proteste di piazza e frattura sociale

Il progressivo rincorrersi di notizie riguardanti un imminente accordo sulla legge di amnistia ha acceso il fuoco della protesta nelle piazze spagnole. In particolare, nei giorni scorsi, si sono registrati momenti di tensione davanti alla sede madrilena del Partito socialista, con diversi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Una situazione di tensione che corre il rischio di degenerare nei prossimi giorni, in corrispondenza con la firma della legge di amnistia e l’ormai scontata rielezione di Sánchez alla guida del Governo spagnolo, a meno di clamorosi colpi di coda sempre possibili in politica. «Faccio appello alla mobilitazione istituzionale nelle strade e alla resistenza nei confronti di un Governo che sarà investito con il sostegno di chi vuole distruggere la nazione», ha dichiarato Santiago Abascal, leader di VOX, annunciando il via di una nuova serie di manifestazioni di piazza in tutta la Spagna. Parole a cui hanno fatto seguito, praticamente in contemporanea, quelle del presidente dei popolari Feijóo, che ha accusato senza mezzi termini Pedro Sánchez di essere un «traditore», equiparando la concessione dell’amnistia agli indipendentisti catalani al colpo di Stato del 1981 e all’azione dell’ETA, e aggiungendo che «gli accordi con gli indipendentisti infrangono l'uguaglianza degli spagnoli davanti alla legge, convertendo in legali dei reati penali». Se lo scoppio della pandemia aveva messo quasi in naftalina la questione catalana, dopo la durissima crisi istituzionale vissuta a cavallo tra il 2017 e il 2018, l’approvazione della legge di amnistia rischia quindi di provocare una frattura ancora più dura all’interno della società civile spagnola, dagli effetti, a oggi, impronosticabili.