Il punto

Sarà dunque l'Austria ad affossare l'Ucraina?

Mentre proseguono le discussioni per la formazione di un nuovo governo, all'interno dell'UE crescono i timori per le posizioni anti-europee e filo-russe di Herbert Kickl
©AP/Heinz-Peter Bader
Red. Online
16.01.2025 10:30

Un nuovo governo, in Austria, è in dirittura d'arrivo. O, meglio, in formazione. La coalizione, come noto, sarà guidata da Herbert Kickl, il leader dell'FPÖ, il Freiheitliche Partei Österreichs. Il partito, considerato di estrema destra, si è già accordato con i cristiano-democratici dell'ÖVP in termini di budget. Tradotto: Vienna intende puntare su una politica di austerità, al fine di non aumentare le tasse. Se le negoziazioni proseguiranno a questi ritmi, il governo si farà nelle prossime settimane.

Di ostacoli, in ogni caso, non ne mancano. Il problema principale, leggiamo, non è la politica finanziaria ma, piuttosto, quella estera. I rapporti, stretti, fra l'FPÖ e Mosca, in particolare, preoccupano e non poco l'Unione Europea. In campagna elettorale, Kickl aveva promesso di interrompere ogni sostegno all'Ucraina. Non solo, il leader dell'FPÖ aveva definito «assurde» le sanzioni nei confronti della Russia. Sostenendone l'annullamento. Infine, aveva definito «guerrafondaia» l'Unione Europea. Domanda: se Kickl diventerà cancelliere, dunque, seguirà l'esempio di Viktor Orbán in Ungheria? Riformuliamo: anche Kickl minerà gli interessi ucraini e ostacolerà il funzionamento dell'UE?

L'ÖVP, nel frattempo, si sta prodigando per dissipare le preoccupazioni. Alexander Schallenberg, cancelliere ad interim dopo le dimissioni di Karl Nehammer, lunedì si è recato a Bruxelles proprio per rassicurare gli altri leader europei. Diplomatico navigato, già cancelliere ad interim nel 2021, Schallenberg ha incontrato il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa, l'Alto rappresentante Kaja Kallas e la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola. In una telefonata con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, Schallenberg ha assicurato che l'Austria rimarrà un «partner forte e affidabile in Europa» pure sotto un governo FPÖ. Riassumendo: le libertà fondamentali e il diritto internazionale rimarranno al primo posto, anche perché l'ÖVP e il presidente federale Alexander Van der Bellen fungeranno da garanti. 

Dalle parole di Schallenberg, beh, sembrerebbe di capire che nell'accordo di coalizione sia stata inserita una sorta di clausola «salva-UE». Basterà? Difficile a dirsi. L'FPÖ, giova ricordarlo, è già stato al governo in Austria. Ma, passateci il termine, come socio di minoranza in una partnership con l'ÖVP. A questo giro, i ruoli sono e saranno invertiti. Kickl, ultimamente, ha insistito su questo concetto: «Si tratta di riconoscere chi ha vinto le elezioni e chi è arrivato secondo». Non solo: il leader dell'FPÖ ha detto che, se necessario, il suo partito è pronto a tornare alle urne. I sondaggi, in effetti, prevedono che la formazione di estrema destra potrebbe guadagnare ulteriormente e toccare la soglia del 40%. Girando la questione, l'ÖVP rischierebbe un vero e proprio crollo elettorale. 

C'è chi, fra gli analisti, sostiene che una volta al governo Kickl annacquerà le sue politiche. Come Giorgia Meloni in Italia, quantomeno sul fronte delle relazioni internazionali. Una tesi, questa, tutta da confermare. Anche perché Kickl ha sempre fatto del suo antieuropeismo un cavallo di battaglia e, parallelamente, una cifra identitaria della sua politica. Per contro, Kickl potrebbe spingere l'Austria verso l'alleanza filorussa all'interno dell'UE formata dall'Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia guidata da Robert Fico. E attenzione, perché anche la Repubblica Ceca potrebbe unirsi al gruppo: il prossimo autunno, infatti, sono previste le elezioni parlamentari, con il miliardario Andrej Babiš annunciato come vincitore. Bene, o male a seconda dei punti di vista. Ma l'UE, vista la situazione, che cosa farà? Bella domanda. Di certo, non potrà usare la leva finanziaria, come per l'Ungheria, dal momento che l'Austria è uno dei maggiori contributori al bilancio dell'Unione.