L'emergenza

Sbarchi, l’UE propone più rimpatri e controlli

La Commissione europea intende contenere l’ondata di profughi sulle coste a sud – Secondo Bruxelles occorre mettere in atto un Patto sulla migrazione che sia condiviso dagli Stati membri – Tra gli scopi c’è quello di contrastare l’uso politico della migrazione
© EPA/STEPHANIE LECOCQ
Andrea Colandrea
14.03.2023 21:55

Un’impasse politica durata troppo a lungo e soprattutto nessuna soluzione concreta per poter affrontare con un certo  successo l’assillante problema che l’Europa si trascina dietro ormai da anni. La crisi dei migranti, riesplosa dopo la strage di Cutro del 26 febbraio scorso - con il terrificante bilancio di 79 morti, di cui 33 minori e 24 bambini - e con l’ulteriore naufragio di un barcone verificatosi in acque libiche lo scorso fine settimana con altri 30 dispersi in mare, è stata il tema principale - oggi a Bruxelles - del vertice della Commissione europea che ha focalizzato l’emergenza nel Mediterraneo. Un summit, si è detto tra i bene informati, che è stato forse anche «spinto» con urgenza nel tentativo di trovare soluzioni condivise tra gli Stati membri, dopo il ripetuto e imbarazzante rimpallo di responsabilità da un Paese all’altro sui mancati soccorsi, l’assenza di un’adeguata assistenza in mare e i nodi della presa a carico, rispettivamente della migrazione secondaria (lo spostamento dei migranti da uno Stato Schengen all’altro).

«Contenere il flusso»

Dal profilo formale, la promessa espressa dal Consiglio degli affari interni dell’UE, che si era riunito giovedì scorso, di voler «contenere il flusso dei migranti» è stata mantenuta. Oggi, in effetti, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al termine del vertice, ha sintetizzato la posizione di Bruxelles sulla crisi via Twitter: «La Commissione europea - si legge nel suo messaggio - ha adottato nuove iniziative per un’efficace gestione integrata delle frontiere europee e per i rimpatri. In questo modo abbiamo stabilito principi comuni dell’UE per la gestione delle nostre frontiere esterne. La prossima settimana, in occasione del Consiglio europeo, presenterò ai leader dell’Unione i progressi complessivi del lavoro in corso». 

La proposta « piedi per terra»

Per evidenti ragioni, l’Italia, che quest’anno - in meno di tre mesi - ha già registrato oltre 20 mila arrivi di clandestini sulle proprie coste, ha lanciato per prima la proposta «boots on the ground» (piedi per terra) per arginare il fenomeno. Roma, in concreto, vorrebbe dare vita a una missione europea di stabilizzazione nei Paesi dell’Africa più toccati dai flussi migratori, ma senza tralasciare un possibile coinvolgimento della NATO. L’Unione europea, nel suo insieme, è sembrata condividere questo «nuovo» approccio.

L’obiettivo di fondo, ha spiegato in proposito il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas, dovrebbe essere quello di intervenire sulle «vere» cause della migrazione, e in questo modo, salvare vite.  Fatto sta che i morti in mare non fermano gli sbarchi. Ed è difficilissimo intervenire. Anche perché, come è emerso durante i lavori, il dossier migrazione sta cambiando pelle. Starebbe abbandonando la categoria «affari interni» per diventare uno strumento politico. Un’arma utilizzata da parte di singoli Stati per mettere in crisi (in questo caso) la compattezza dell’Unione europea. La linea che entro l’anno prossimo gli Stati membri dovranno adottare su sollecitazione della Commissione dell’UE è di «gestione comune delle frontiere» in ossequio a un Patto condiviso sulla migrazione. La convinzione dell’Esecutivo, appunto, è che «la nuova realtà di una strumentalizzazione della migrazione a fini politici è una tendenza inedita che mette in discussione gli approcci tradizionali alla gestione delle frontiere esterne e che rischia di porre ulteriori sfide in futuro». Uno dei metodi necessari per favorire i rimpatri (stimati oggi al 20%) è anche quello di «costruire fiducia» tra i Paesi europei, impegnandosi affinché i migranti, per sfuggire alle espulsioni, non si muovano da una nazione all’altra.

Crosetto e la risposta di Bruxelles

Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto si è detto convinto che i mercenari russi della Wagner stiano giocando un ruolo nell'aumento degli arrivi di migranti sulle coste italiane e pone dunque un tema di sicurezza nazionale ed europeo. Su questo punto, però, Bruxelles è scettica. Secondo l’UE l’elevato numero di migranti in fuga da povertà, guerre e persecuzioni, non sono frutto dell’azione della Wagner. L’azione dei mercenari russi non sarebbe quindi un fattore scatenante, ma semmai «un elemento accessorio», ha detto in proposito il vicepresidente della Commissione europea, Schinas.