Scappi con lo yacht? E io ti multo
L’estate scorsa, era sparito nel nulla. Parliamo di uno yacht di 22 metri, l’Aldabra, riconducibile all’oligarca russo Dmitry Mazepin. L’uomo al comando di Uralchem, il colosso che, fra le altre cose, produce tonnellate di fertilizzanti.
La barca, ormeggiata al porto di Olbia, era finita nel mirino delle autorità italiane dopo che Mazepin, lo scorso 9 marzo, come si dice in gergo era stato «listato» dall’Unione Europea. Tradotto: in ragione dell’invasione russa dell’Ucraina e della sua vicinanza a Vladimir Putin, l’imprenditore era stato sanzionato. Subito, la sua villa Rocky Ram in Costa Smeralda – acquistata da Carlo De Benedetti – era stata congelata. Lo yacht, invece, è stato protagonista di una parabola differente.
L'asimmetria
Il problema, ci è stato spiegato da una fonte molto vicina al dossier, è la cosiddetta asimmetria. Proviamo a spiegare il concetto: quando un soggetto viene inserito in una lista nera, come quella dell’Unione Europea che ad oggi comprende 118 entità e 1.241 persone legate all’aggressione militare nei confronti dell’Ucraina, il congelamento dei suoi beni è immediato. Ma parliamo, appunto, di beni intestati direttamente al soggetto. C’è, dunque, una simmetria fra il provvedimento giuridico e la sua attuazione. Nel caso dello yacht di Mazepin, al contrario, c’è stata una certa asimmetria. Proprio perché la barca non era intestata in maniera chiara all’oligarca.
La Guardia di Finanza di Olbia, quindi, ha avviato le indagini per ricostruire la catena di proprietà. E stabilire un legame, sicuro, fra lo yacht e Mazepin. Il problema – ci fa sapere la fonte – è che in simili casi di mezzo ci sono società poco trasparenti o trust. Finché, insomma, lo Stato non può stabilire che un bene effettivamente appartiene alla persona sanzionata, il congelamento non può essere effettivo. Ed è, appunto, ciò che è successo con l’Aldabra.
Polemiche e indagini
In Italia, al riguardo, sono state fatte molte polemiche. La barca, infatti, come dicevamo l’estate scorsa era sparita nel nulla. È stata rintracciata mesi dopo. Concita De Gregorio, su Repubblica, ha fatto notare ad esempio come le imbarcazioni dei migranti vengano, puntualmente, tutte intercettate mentre quelle degli oligarchi no.
In realtà, il lavoro degli inquirenti è stato lungo e meticoloso. Oltreché complicato. Alla fine, è stato accertato non solo che il panfilo appartiene a Mazepin ma, fatto importante, che il comandante dell’Aldabra ha varcato i confini territoriali delle acque italiane. Nessuno, ora, sa dove si trovi lo yacht. Era stato rintracciato in Tunisia, tuttavia nel frattempo la barca è stata nuovamente spostata. Poco male, visto che i finanzieri hanno potuto notificare sanzioni pesantissime (le prime di questo tipo in Europa) al comandante, alla società armatrice della barca e allo stesso Mazepin. L’ammenda può arrivare fino a 500 mila euro. Soldi che potranno essere «scalati» dagli altri beni congelati, come i conti in banca. Si tratta di un recupero importante, ha chiosato la fonte. D’altra parte, la ricostruzione del viaggio da Olbia alla Tunisia dimostra l’evidente volontà, da parte di Mazepin, di sottrarsi alle sanzioni imposte dall’Unione Europea.