Se a Barcellona non si può più andare al ristorante da soli

Ah, Barcellona. La Sagrada Familia, Park Güell, La Rambla, Casa Batlló: di meraviglie, certamente, questa città ne ha da offrire parecchie. Per non parlare del cibo. Dalla tradizionale paella, passando per il baccalà alla catalana o per il Jamon Iberico. Fino alle più semplici tapas, che accontentano tutti i palati. O, per lo meno, quelli di chi riesce ad accaparrarsi un posto in uno dei tanti ristoranti sparsi per la città. Ultimamente, infatti, i cittadini della vivace città catalana hanno lamentato di aver riscontrato non poche difficoltà nel potersi accomodare a un tavolo, che sia per bere o per mangiare, se non accompagnati da altre persone. In altre parole, chi viaggia da solo, o chi, più semplicemente, vuole cenare o anche solo sorseggiare un bicchiere di sangria, non può sedersi al tavolo di uno dei tantissimi locali della città, senza altri commensali. Il motivo? Favorire i turisti, o i gruppi più numerosi. Una «policy» nata dalle conseguenze della pandemia, che – come si può ben immaginare – sta creando non pochi disagi, in particolare proprio tra i cittadini.
Riservato ai gruppi
A denunciare la situazione è stato un articolo apparso su El País, che racconta la testimonianza di alcuni cittadini, tra cui Eudald. In una sola sera, l'uomo, che si trovava da solo in città, si è visto respinto per ben tre volte di fila, da tre ristoranti diversi.
Eudald non aveva grandi pretese. Cercava «il primo posto a caso», dove accomodarsi per leggere e mangiucchiare qualcosa. Nel primo locale, è stato «cacciato» dal cameriere. Lo stesso che, dopo avergli detto che il tavolo a cui si era seduto era riservato, ha fatto accomodare un gruppo di turisti arrivati in quel preciso istante. Nel secondo ristorante gli è stato detto che avrebbe dovuto liberare il posto entro venti minuti. E infine, solo al terzo tentativo, gli è stato detto più esplicitamente che i tavoli erano riservati solamente ai gruppi.
Ma Eduald, purtroppo, non è il solo ad aver vissuto esperienze simili. Anche Anna, un'altra cittadina di Barcellona, ha lamentato di essersi trovata in situazioni simili. La donna, mentre si trovava in città da sola, è stata a sua volta respinta – e in più occasioni – da un bar dell'Eixample. Uno dei quartieri, insieme a Poble Sec, in cui, a detta dei clienti spagnoli, le persone «single» vengono allontanate più di frequente. Anna ha affrontato gli addetti del ristorante, chiedendo loro se ci fosse una somma minima che avrebbe dovuto spendere per potersi accomodare. Ma in risposta, si è sentita dire che il problema era un altro. Semplicemente, non poteva sedersi da sola.
Solomangarefobia
Cenar da soli a Barcellona, quindi, sta diventando più che un'impresa. Al punto tale da aver generato quello che i media spagnoli identificano come «Solomangarefobia». Vale a dire, la paura di mangiare da soli. Non per imbarazzo, vergogna, o incapacità di trascorrere del tempo in solitudine. Ma solamente per la paura di vedersi chiudere – letteralmente – la porta in faccia.
Ma come spieghiamo questa situazione? A detta dei media spagnoli, si tratterebbe di una ragione economica. In un locale, un gruppo di persone, sia esso composto da turisti o da cittadini di Barcellona, consuma e spende molti più soldi di quanto non farebbe una persona sola. E non solo.
Ultimamente, Barcellona starebbe puntando ancor di più sui turisti, che tendenzialmente sono più disposti, rispetto ai residenti, a spendere più soldi per mangiare. Questo ha spinto molti locali a modificare gli orari della cucina (per venire incontro alla clientela straniera abituata a mangiare prima). Altri, invece, non consentono più di sedersi per bere qualcosa e rendono obbligatorio ordinare anche del cibo. Oltre a cercarsi, per forza di cose, degli accompagnatori, per riuscire a cenare fuori.