Conflitto

Se a Gaza si è costretti a bere acqua salata

Nonostante Israele affermi di aver rimediato al problema, l'acqua potabile nella Striscia non è ancora disponibile e i cittadini, disperati, stanno ricorrendo a pericolose soluzioni alternative
©HAITHAM IMAD
Red. Online
17.10.2023 21:00

Il conflitto tra Israele e la Palestina sta assumendo contorni sempre più tragici. In particolare, per i civili che si trovano costretti a dover sopravvivere in condizioni sempre più critiche. Una delle problematiche più grandi da affrontare, ora, è quella legata all'accesso all'acqua potabile, ormai sempre più limitato. La prima interruzione delle forniture di acqua era avvenuta già dieci giorni fa, durante i primi attacchi di Hamas del 7 di ottobre. Nel fine settimana, Israele aveva annunciato che l'accesso all'acqua potabile sarebbe stato ripristinato a breve, già nel corso della giornata di domenica. Ma, a quanto pare, così non è stato. Ieri, un portavoce del ministero dell'interno di Gata ha dichiarato che dell'acqua, ancora, non vi era traccia. I cittadini della Striscia, dunque, sempre più in pericolo di disidratazione, hanno dovuto correre ai ripari, con soluzione alternative, non meno rischiose. Tra queste, quella di bere acqua salata. 

Secondo quanto riferito dalla Reuters, già nel corso della scorsa serata, molti residenti della Striscia di Gaza si sono visti costretti a scavare dei pozzi vicino nelle spiagge. Altri ancora, invece, si sono affidati al rubinetto dell'unica falda acquifera di Gaza da cui, tuttavia, esce unicamente acqua salata, contaminata anche da liquami. Due residenti nel sud della Striscia si sono offerti di riempire contenitori di plastica con acqua per le famiglie sfollate. E non è tutto. Secondo quanto riporta l'Indipendent, un funzionario dell'ONU, altri cittadini, addirittura, stanno bevendo direttamente l'acqua del mare. Il che mette ancor più a rischio la loro salute.

In condizioni normali, una minima quantità di sale è necessaria per regolare le nostre attività cellulari. Tuttavia, quella che si ingerisce bevendo acqua di mare è decisamente maggiore, e i nostri reni non sono in grado di espellere il sale assunto. Questa condizione, se prolungata, può portare a una grave disidratazione che, nel peggiore di casi, può portare alla morte. 

Appurato che bere acqua di mare non sia dunque la soluzione a lungo termine, il problema della disidratazione rimane. E diventa sempre più preoccupante. Soprattutto se pensiamo che, oltre a essere salata, l'unica acqua a cui i cittadini di Gaza riescono ad avere accesso è inquinata. La stessa situazione sta interessando anche le scuole palestinesi, che da giorni sono diventate riparo per migliaia di profughi. Anche in questi edifici, ormai da qualche giorno, l'acqua potabile non è più disponibile. 

Come se non fosse sufficiente, anche quando presente, nella Striscia di Gaza l'acqua potabile è spesso poca, e il più delle volte inquinata. Complice l'embargo di Israele, l'acqua della falda è contaminata da ciò che passa attraverso le fognature. 

Difficile, quindi, definire i prossimi passi. Come anticipato, Israele avrebbe dovuto rimettere in funzione i tre principali impianti di desalinizzazione, fuori uso da una decina di giorni. Due giorni fa, domenica mattina, dagli Stati Uniti era arrivata la conferma che il Paese mediorientale avrebbe restituito ai cittadini acqua potabile, ma solo nella zona sud della Striscia. Un tentativo, questo, che molto hanno descritto come strategico per riuscire a far spostare i cittadini della zona dal nord di Gaza, al sud del territorio. 

Eppure, nonostante sia giunta la conferma di un funzionario del governo israeliano, l'acqua potabile nella Striscia è ancora un miraggio. Ancora una volta e peggio rispetto al passato. 

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