Se in Egitto si chiede ai cittadini di mangiare le zampe di pollo
Tempi bui, buissimi, per l'Egitto. Per il Paese governato dall'ambizioso Al-Sisi sembrerebbe non esserci tregua. Dopo decenni di crisi finanziarie, in quella che viene considerata la nazione più popolosa del continente africano le cose si stanno mettendo decisamente male. Molto peggio di quanto non stessero già andando negli ultimi tempi. Mentre il presidente continua imperterrito a costruire la nuova futura capitale egiziana, una crisi valutaria record e la peggiore inflazione degli ultimi cinque anni stanno mettendo in ginocchio il Paese. E mentre il prezzo degli alimenti continua a salire, molti egiziani non riescono più a permettersi di acquistare del semplice pollo. Ragione per cui, l'Istituto nazionale per la nutrizione ha caldamente consigliato di rimediare mangiando le zampe di pollo. Ma facciamo un passo indietro per capire cosa stia succedendo effettivamente nel Paese.
Debiti esorbitanti
Partiamo dal principio. La situazione economica dell'Egitto è - come detto - critica. Talmente critica da necessitare l'intervento del Fondo Monetario Internazionale o degli alleati arabi del Golfo. Gli stessi creditori che stanno aiutando Al-Sisi nel costruire la sfarzosa nuova capitale amministrativa. Anche se, quasi invano. Infatti, nonostante le ingenti somme di denaro ricevute, il Paese è rimasto intrappolato in un ciclo di prestiti che secondo gli analisti è diventato insostenibile. Secondo lo stesso FMI, quest'anno il debito dell'Egitto ammonta addirittura all'85,6% della sua economia.
Ma cosa ha fatto sì che l'Egitto arrivasse fino a questo punto critico? Le ragioni sono molteplici. Tanto per cominciare, come scrive la CNN, alcuni dei fattori che stanno contribuendo al fallimento dell'economia egiziana sono da riscontrare nel ruolo eccessivo dell'esercito, che secondo gli analisti indebolisce il settore privato. Ma non solo. Gran parte della crisi economica è da attribuire anche alla costruzione della nuova capitale - per ora senza nome - dove sta venendo costruita anche la torre più alta dell'Africa.
Come se non fosse abbastanza, la pandemia di coronavirus e la guerra in Ucraina hanno dato il colpo di grazia un'economia già molto traballante. Le riserve di valuta estera sono drasticamente diminuite, e l'aumento dei prezzi del carburante ha fatto a sua volta salire l'inflazione. E non solo. Secondo quanto dichiarato dalla Reuters, la pandemia ha portato gli investitori a ritirare ben 20 miliardi di dollari dall'Egitto nel 2020, mentre lo scoppio del conflitto in Ucraina e le derivanti conseguenze economiche hanno fatto sì che la medesima vicenda si verificasse nuovamente nel 2022.
La somma di tutti questi eventi ha portato alla crisi valutaria che il Paese si trova ad affrontare oggi. La sterlina egiziana, leggiamo ancora sulla CNN, nell'ultimo anno ha perso quasi la metà del suo valore, e la scorsa settimana ha toccato per un breve tempo il tasso di cambio più basso della storia, con il dollaro statunitense.
«Mangiate le zampe di pollo»
Ma torniamo a parlare del bizzarro consiglio dell'Istituto nazionale per la nutrizione egiziano. L'episodio risale alla settimana di Natale. In un post su Facebook, cancellato poco tempo dopo, si incoraggiava la popolazione a optare per questo alimento, dal momento che costituisce un'alternativa proteica a basso costo, in un momento in cui i prezzi degli alimenti stanno toccando le stelle. Per lanciare il messaggio, l'Istituto aveva pubblicato un'immagine photoshoppata di Cristiano Ronaldo, accompagnata da una didascalia in cui si leggeva quanto segue. «Siete alla ricerca di alternative alimentari ricche di proteine che consentano di risparmiare? Le zampe di pollo sono ricche di proteine e salvano il vostro budget», allegando una serie di articoli sull'argomento. La scelta delle zampe di pollo deriva dal prezzo dell'alimento che è aumentato da 30 sterline egiziane al kg nel 2021 a 70 sterline egiziane. Ossia, da 0,92 franchi al kg a 2 franchi e 15 centesimi.
Gli egiziani - neanche a dirlo - non avevano per nulla apprezzato l'invito del governo. Se alle nostre latitudini non è un'abitudine consumare le zampe di pollo, in Egitto questo piatto viene consumato, seppur considerato il più economico dei prodotti a base di carne. Non a caso, molti egiziani lo considerano uno scarto animale, piuttosto che un alimento vero e proprio. «Siamo entrati nell'era delle zampe di pollo, del crollo della sterlina egiziana... e dell'annegamento nel debito», ha commentato su Twitter un utente egiziano. Tuttavia, le autorità affermano che quasi il 30% della popolazione egiziana si trova al di sotto della soglia di povertà. E già nel 2019, la Banca Mondiale aveva stimato che circa il 60% della popolazione egiziana è povera o vulnerabile.
A che punto è la nuova capitale?
Nel frattempo, però, la costruzione della nuova capitale - responsabile di buona parte della crisi - non si ferma. Come si legge su alcuni media egiziani, la scorsa settimana Khaled Abbas, presidente della società statale Administrative Capital for Urban Development ha dichiarato che entro marzo ben 30.000 dipendenti pubblici saranno trasferiti nella nuova città. Anche se, a dire il vero, si tratta di una mossa che sarebbe già dovuta avvenire parecchi mesi fa. Nel novembre del 2021, Al-Sisi aveva infatti ordinati che gli uffici governativi e i dipendenti statali fossero gradualmente trasferiti nel distretto governativo della nuova capitale a partire dal mese successivo. Dicembre 2021, quindi. Un anno dopo, le intenzioni sembrano più serie, almeno stando alle dichiarazioni di Abbas, che ha confermato l'inizio del trasferimento dalla scorsa settimana. Quest'ultimo ha anche confermato la disponibilità di 9.000 unità abitative per i dipendenti pubblici che si stanno trasferendo. Non da meno, ha garantito anche che la metropolitana leggera della città sarà già in funzione per facilitare gli spostamenti dei suoi nuovi cittadini. Cittadini che, da progetto iniziale, dovrebbero trascorrere un periodo di tempo sperimentale di sei mesi nella nuova città, testando edifici e sistemi elettronici, prima di trasferircisi definitivamente.
Tuttavia, la scorsa settimana il governo egiziano - si legge su Al-Jazeera - ha accettato di passare a un tasso di cambio flessibile, di privatizzare le imprese statali e di rallentare gli investimenti pubblici in progetti nazionali, come annunciato dallo stesso Fondo Monetario Internazionale. Una scelta particolare, dal momento che lo Stato continua a versare miliardi di dollari in progetti enormi. Oltre alla costruzione della nuova capitale, il governo egiziano continua a investire nella città di New Alamein (inaugurata nel 2018) e in armi acquistate da Germania e Italia. Ma nel frattempo, proprio per questo motivo, il debito estero del Paese è quadruplicato negli ultimi decenni. E le speranze di vedere un ritorno sugli investimenti di questi megaprogetti cominciano a vacillare.