Se l'Indonesia non riesce a costruire la sua nuova capitale
Un ambizioso progetto che procede a rilento. Potremmo definire in questo modo la costruzione di Nusantara, la nuova capitale indonesiana che si ipotizza possa sostituire Giacarta a partire dal 2045. Anche se, a dirla tutta, al momento ciò che esiste di Nusantara sono solo una manciata di strade di accesso e alcuni terreni dissodati. Un point zero, nella parte orientale della giungla del Borneo, da cui ancora non si riesce realmente a partire e a concretizzare un progetto di cui si discute ormai da anni. Ma facciamo un passo indietro per capire cosa stia davvero succedendo sulle isole indonesiane.
Perché costruire una nuova capitale
Che l'Indonesia necessiti di una nuova capitale è qualcosa che il governo riconosce ormai da tempo. Già nella primavera del 2017, l'amministrazione di Joko Widodo, presidente indonesiano, aveva cominciato a prendere in considerazione lo spostamento della capitale da Giacarta. Qualche anno dopo, nel 2019, fu presentato il piano decennale in cui si programmava di trasferire tutti gli uffici governativi in una nuova capitale, suggerendo che questa potesse essere ubicata in una delle tre province del Kalimantan meridionale, territorio relativamente sicuro e non particolarmente soggetto a terremoti o attività vulcaniche. Nell'agosto di quello stesso anno, il presidente annunciò l'intenzione di costruire la nuova capitale della parte orientale del Kalimantan, ma solo all'inizio del 2022 fu dichiarato il nome della città, Nusantara.
Ma torniamo alla domanda principale. Perché spostare la capitale? Nel caso di Giacarta sembrano essere più le ragioni a favore di questa decisione, che quelle contrarie. Ubicata sulla costa nord-occidentale dell'isola di Giava, la città attualmente conta diversi problemi. È sovraffollata, inquinata e - soprattutto - sta sprofondando a un ritmo davvero troppo veloce. Talmente rapido da mettere in pericolo buona parte dei suoi residenti. Secondo una stima fornita da Bloomberg, infatti, continuando a ignorare i cambiamenti climatici e non tenendo sotto controllo la situazione, un terzo di Giacarta potrebbe essere già sommerso entro il 2050. La scarsa pianificazione urbanistica e decenni di pompaggio delle acque sotterranee non hanno infatti fatto altro che aumentare i pericoli, rendendo la città vulnerabile a gravi inondazioni, che si teme possano peggiorare a causa del cambiamento climatico. Di conseguenza, spostare la capitale su un'altra isola dell'Indonesia sembra l'unica risposta a una crisi imminente, anzi: una crisi in parte già cominciata.
Se mancano i soldi
Sebbene il governo indonesiano sembri essersi mosso per tempo, riconoscendo il problema abbastanza velocemente e proponendo una soluzione alternativa ottimale, non si può certo dire che al momento tutto stia andando secondo i piani. Al contrario. Sugli opuscoli governativi, Nusantara è la quintessenza della metropoli moderna, popolata da cittadini economicamente produttivi e fatta di palazzi e uffici scintillanti che sorgono nel bel mezzo di una vasta foresta fluviale. Sarà la città più verde del mondo, data la sua posizione in una remota zona del Borneo, e si stima possa creare più di 4 milioni di posti di lavoro e diventare il motore della futura crescita economica del Paese. Ma nella realtà, al momento, Nusantara è solo il point zero che abbiamo descritto prima, fatto di abbozzi di strade e ponti. E ancora nessuno si è dimostrato disposto a finanziare il progetto nazionale partorito dal presidente Widodo, che comincia a chiedersi preoccupato dove riuscirà il suo Paese a trovare i 34 miliardi di dollari necessari per costruire da zero una nuova capitale. Come precisa l'Economist, il governo indonesiano ha infatti confermato che l'80% dei costi per la nuova capitale sarà sostenuto da investitori stranieri. Investitori che però, al momento, non si intravedono all'orizzonte.
«I finanziatori stranieri sono molto cauti perché il progetto è ancora nella sua fase iniziale», ha rivelato a Bloomberg Dedi Dinarto, analista capo dell'Indonesia presso la società di consulenza strategica Global Counsel. Oltretutto, fra "soli" 18 mesi, il mandato del presidente Widodo terminerà, lasciando il progetto in eredità al suo successore. Questo cambiamento, unito agli anni di ritardo per avviare concretamente il progetto, a causa della pandemia di COVID-19, non ha fatto altro che peggiorare la situazione. Molti potenziali finanziatori, infatti, esitano a impegnarsi in un progetto nato da un presidente che lascerà il suo incarico molto prima che la nuova città possa essere completata. Come se non bastasse, l'Indonesia - riporta ancora Bloomberg - deve anche lottare conto la sua reputazione ormai storica di essere un Paese poco efficiente dal punto di vista economico. Nonostante la nazione disponga di abbondanti forniture di carbone, metalli, olio di palma e gomma, il suo tasso di crescita è decisamente inferiore rispetto a quello di altri Paesi del sud-est asiatico, come Vietnam e Filippine.
Ma la nuova capitale si farà
Ma attenzione. Tutti questi incidenti di percorso, seppur abbastanza grossi, non comprometteranno le intenzioni di costruire la nuova capitale indonesiana. «L'idea gode di un sostegno politico relativamente ampio», ha dichiarato a Bloomberg Peter Mumford, responsabile della pratica del sud-est asiatico presso Eurasia Group. «La questione non è tanto se il progetto andrà avanti o meno, ma piuttosto quanto velocemente si procederà e quale diventerà il livello di ambizione». Dopotutto, l'attuale somma necessaria di 34 miliardi per la costruzione di Nusantara è ancora bassa rispetto agli standard delle nuove città che si pensa di costruire nel mondo. Basti pensare che la Neom dell'Arabia Saudita, per fare un esempio, dovrebbe costare attorno ai 500 miliardi di dollari.
Tuttavia, una volta che la città sarà sorta nel bel mezzo della giungla del Borneo, ci vorrà del tempo prima che riesca - a tutti gli effetti - ad affermarsi, come spesso accade quando si spostano le capitali. È il caso di Brasilia o di Naypyidaw in Myanmar: spesso simili città impiegano decenni per crescere e divenire il vero cuore (non solo sulla carta) del Paese. Questo perché il trasferimento delle persone non è un processo immediato. Nel momento in cui si spostano i residenti, bisogna provvedere a fornire posti di lavoro, scuole e strutture sanitarie adeguate. Processo che richiede tempo, oltre che soldi. Due ingredienti che Giacarta dovrà saper dosare prima che la qualità di vita nella capitale venga totalmente compromessa.