Sempre più «mamme nonne»: rischi, ma anche benefici

In periodo di Festa della Mamma che Robert De Niro sia di nuovo padre a 79 anni è stata nei giorni scorsi una notizia, ma di quelle che colpiscono sempre meno visto che nella classifica VIP e in quella non VIP ci sono uomini che, complice l’inseminazione artificiale, hanno fatto meglio (o peggio). Decisamente meno vicino al senso comune è invece il tema di chi diventa madre in età avanzata, anche oltre i 50, insomma il tema della mamme nonne che va di pari passo con quello dei padri bisnonni. Negli ultimi anni una tendenza in ogni ceto sociale, fra ‘aiutini’ e supporti esterni. Ma quali sono le dimensioni del fenomeno?
Primo figlio
Nel 1995 l’età media delle donne che avevano il primo figlio, al di là del fatto che rimanesse l’unico, era in ogni Paese d’Europa sotto i 30 anni. Adesso in almeno 5 Paesi la soglia dei 30 anni è stata superata e negli altri ci si sta avvicinando: il record, se così si può dire, è delle donne italiane con 31,4 anni, seguite da quelle spagnole con 31,2, quelle svizzere con 31,1, quelle irlandesi con 30,9 e quelle greche con 30,3. Inutile fare confronti con i 18 anni del Ciad, più interessante capire perché negli ultimi due decenni questa età media si sia alzata di 3 o 4 anni. Temi per sociologi e demografi, legate anche ad economia e stili di vita, mentre alla portata di tutti noi è l’osservazione delle punte, cioè della tante mamme-nonne che incontriamo nei parchi e nelle strade, di un’età indefinita fra i 40 e i 60, come indefinito è il loro ruolo. Impossibile poi trovare il modo giusto di rivolgersi a loro, visto che si offendono in ogni caso.
I casi VIP
Un mese fa Hilary Swank è diventata mamma per la prima volta a 48 anni, con due gemelli, andando ad aggiungersi ad una nutrita schiera di donne famose che hanno avuto il primo figlio poco prima dei 50 anni ed anche oltre: come Gianna Nannini, che a 54 anni ha avuto Penelope, Naomi Campbell a 51, Janet Jackson a 50, Rachel Weisz a 48, Cameron Diaz a 47. Parliamo di primi figli, perché se no l’elenco sarebbe quasi infinito, con personaggi di culto come Brigitte Nielsen che a 54 anni ha avuto il suo quinto figlio, una bambina di nome Frida, e storie angoscianti come quella di Ana Obregon, che a 68 anni è con la maternità surrogata diventata madre di Ana Sandra, con il seme di suo figlio Aless, morto di cancro a 27 anni, e l’ovulo di una donatrice: qui la definizione di mamma-nonna non è più una battuta. La tecnica rende quindi realistico praticamente qualsiasi desiderio di maternità, se in qualche fase del processo o al limite anche in tutte ci si fa aiutare dall’esterno.
Il miracolo
Oltre i 50 si può diventare madri in modo totalmente naturale? Senza fare i medici di Google basta dare un’occhiata alle statistiche: su un milione di gravidanze circa 2 riguardano donne di oltre 50 anni con un concepimento per così dire classico, per non dire che già dopo i 40 anni aumenta in maniera enorme il rischio di aborti spontanei (intorno al 40%) e raddoppia quello di malformazioni del feto, arrivando vicino al 10%. Si può quindi dire che quella donna su 500.000 che abbia naturalmente un bambino dopo i 50 anni è vicina alla zona miracolo. Altro discorso è quello dell’ovodonazione, cioè dell’uso dell’ovocita donato da una donna giovane, fecondato in vitro con gli spermatozoi del marito-fidanzato e poi impiantato nell’utero di quella che poi sarà la madre: con questo schema una donna in buona salute, senza fattori di rischio, può anche avere le stesse possibilità di una con 15 anni di meno.
Implicazioni sociali
È evidente il punto della questione: il figlio di una ultracinquantenne sarà un bambino con una madre che secondo vecchi (è il caso di dirlo) parametri sarà una madre anziana. Per tacere del padre, che raramente sarà un toy boy. Ma la narrazione sta cambiando, perché al di là degli aspetti riguardanti gravidanza e parto una madre di mezza età potrebbe essere meglio di una madre giovane. Tutto è partito da uno studio danese del 2017, condotto su un campione di 4.741 madri e pubblicato sullo European Journal of Developmental Psychology. In sintesi, fu rilevato che le donne diventate madri più tardi, anche oltre i 40 anni, rispetto a quelle giovani tendono a punire di meno i figli ed anche a sgridarli di meno. E i loro bambini fino all’adolescenza inoltrata (si pose come punto di svolta i 15 anni) hanno meno problemi comportamentali rispetto agli altri: differenze che tendono a diminuire con la crescita dei ragazzi, per arrivare alla conclusione che i figli di queste madri anziane sono mediamente bambini più tranquilli e poi adulti nella media.
Lunga vita
Tanti studi sono stati centrati soltanto sulle madri e hanno dato risultati ancora più interessanti: uno americano del 2016, condotto su 28.000 donne, rilevò che le donne che diventano madri dopo i 25 anni vivono mediamente più a lungo di quelle che diventano madri prima. E quelle che lo diventano dopo i 33 hanno il 50% di probabilità più delle altre di arrivare a 95 anni di vita. Un’indagine svedese del 2016, condotta su un milione e mezzo di donne, rilevò addirittura che i figli di madri più anziane tendevano ad essere cittadini migliori e addirittura ad essere leggermente più alti. Forse le madri-nonne uniscono le aspettative delle madri con la cucina delle nonne… E i padri? Più sono avanti con l’età più la qualità del loro, diciamo, contributo alla causa peggiora, con figli che sono nella media più soggetti a malattie e fragilità varie. Insomma, la mamma-nonna ha un suo perché ed il grande problema alla fine è che difficilmente potrà contare sull’aiuto e sui consigli della nonna vera.