Tensioni

Sempre più muri ai confini con la Bielorussia

Esclusa, ovviamente, la Russia, tutti Paesi che confinano con l'alleato del Cremlino hanno eretto barriere e scavato fossati — L'Ucraina è solo l'ultima in ordine di tempo
© Telegram/Tymoshenko
Giacomo Butti
12.11.2022 15:30

L'Ucraina sta fortificando il confine con la Bielorussia tramite la costruzione di un muro in cemento armato e l'installazione di recinzioni. Ieri, il vice capo dell'Ufficio presidenziale Kyrylo Tymosheno ne ha parlato sul suo canale Telegram, pubblicando al contempo una serie di fotografie dei lavori. Al muro di cemento, che si estende già per tre chilometri nell'oblast ucraino di Volyn, verrà aggiunto filo spinato, un fossato e un terrapieno. Ma non finisce qui: la costruzione sta procedendo anche negli oblast vicini, Rivne e Zhytomyr. E altri lavori, riferisce Ukrinform, sono in corso nelle regioni confinanti con la Russia. 

La Bielorussia, del resto, ha avuto un ruolo attivo nell'invasione dell'Ucraina voluta dal Cremlino. Prima dell'inizio dell'offensiva, Minsk ha infatti permesso alle forze della Federazione russa di svolgere esercitazioni militari sul proprio territorio. Peggio: una volta arrivato il via libera di Putin, le truppe russe hanno attaccato l'Ucraina passando dalla Bielorussia, godendo così di una via terrestre più breve per raggiungere Kiev. E nei mesi seguenti i lanciamissili russi posizionati sul territorio bielorusso hanno continuato a sparare su obiettivi ucraini. Insomma, benché il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko abbia sempre smentito il coinvolgimento delle proprie truppe nella cosiddetta "operazione speciale", il ruolo giocato da Minsk nell'invasione voluta dallo zar non è da sottovalutare. E non stupisce, di conseguenza, che Kiev diffidi anche della Bielorussia. Ma, da quelle parti, l'Ucraina non è l'unica a costruire muri.

Altre recinzioni

Kiev è solo l'ultima, in ordine di tempo, a decidere di fortificare il confine con la Bielorussia. Fra fine 2021 e inizio 2022, Polonia, Lituania e Lettonia hanno costruito centinaia di chilometri di muri e recinzioni. Protezioni, queste, erette per motivi diversi dalla guerra, ma che, per quanto fragili, potrebbero ora tornare utili ai governi costretti a fare i conti con lo scomodo vicino.

Nel luglio del 2021, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko aveva minacciato l'Unione Europea di "inondare" i suoi territori di migranti. L'obiettivo? Mettere sotto pressione Bruxelles, che non aveva risparmiato critiche (e sanzioni economiche) a Minsk per la brutale gestione delle elezioni presidenziali del 2020 e delle seguenti proteste della popolazione.

Una minaccia che si è concretizzata. Nel giro di pochi mesi, nella seconda metà del 2021, decine di migliaia di migranti hanno cominciato a riversarsi in Europa. Provenienti dall'Iraq, dall'Afghanistan o da altri Paesi dell'Asia e dell'Africa, erano stati attirati dal governo di Lukashenko con le promesse di una facile entrata negli Stati confinanti. E a chi arrivava in Bielorussia per tentare l'attraversata, Minsk forniva aiuto e istruzioni per varcare illegalmente le frontiere dei Paesi vicini. E qui arriviamo ai famosi muri: dopo aver definito la crisi migratoria come una forma di "guerra ibrida" promossa da Minsk, Polonia, Lituania e Lettonia hanno dichiarato lo stato d'emergenza e approvato, in tutti e tre i casi, la costruzione di barriere al confine con la Bielorussia.

La prima a terminare i lavori è stata la Polonia. A fine giugno di quest'anno, Varsavia ha annunciato di aver completato la costruzione, al confine con la Bielorussia, di un muro alto 5,5 metri e con un'estensione di 186 chilometri (sui 400 totali che costituiscono la frontiera fra i due Stati). 

Similmente, in agosto, la Lituania ha fatto sapere di aver realizzato oltre 500 chilometri di recinzioni alte tre metri al confine con il Paese di Lukashenko (679 chilometri la lunghezza totale della frontiera). Ancora aperti, invece, i cantieri in Lettonia. Dopo aver installato temporaneamente oltre 30 chilometri di filo spinato, Riga ha cominciato lo scorso agosto a lavorare a "difese" più solide. L'obiettivo, hanno fatto sapere le autorità, è fortificare 150 dei 172 chilometri che separano la Lettonia dalla Bielorussia entro il 2024.

Cuneo dell'espansionismo russo fra gli Stati europei, Minsk si trova ora, fisicamente, sempre più ingabbiata.

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