Si aggrava il bilancio del terremoto nel Tibet: «Tante case crollate, e ora arriva il freddo»
Si aggrava il bilancio del violento terremoto che la scorsa notte ha colpito la regione autonoma cinese del Tibet. Secondo gli ultimi dati forniti dalle autorità locali, i morti sono almeno 126, e oltre 100 i feriti. Il sisma, avvertito attorno alle 9.05 ora locale (le 2.05 ora svizzera), ha raggiunto una magnitudo di 6.8 secondo il China Earthquake Networks Centre, il quale ha localizzato l'epicentro nella contea del Tingri, a 75 km dal Monte Everest, con un ipocentro a una profondità di 10 km.
Il presidente Xi Jinping ha ordinato di compiere «tutti gli sforzi possibili» per salvare vite umane e «ridurre al minimo le vittime» del sisma. Xi ha sottolineato anche la necessità di procedere rapidamente all'adeguato reinsediamento dei residenti colpiti, «garantendo la loro sicurezza durante l'inverno».
Nel raggio di 20 km attorno alla zona più colpita esistono infatti decine di piccoli centri abitati, con una popolazione complessiva di circa 6.900 persone, secondo quanto riportato dalle autorità locali. Popolazione che, ora, rischia di affrontare una nuova, grande minaccia: le rigide temperature invernali. Nei video pubblicati dall'emittente statale cinese CCTV si vedono case - spesso fatte di terra - distrutte, muri divelti, soccorritori che camminano tra le macerie in cerca di superstiti mentre altri distribuiscono coperte alla gente per tenersi al caldo. Oltre 1.000, secondo i media statali, le abitazioni danneggiate. Sia l'energia elettrica che l'acqua nella regione sono state interrotte e le temperature nel Tingri – attualmente attorno ai -8 gradi – sono destinate a scendere ancora, fino a -18°C, questa sera, secondo la China Meteorological Administration.
Danni significativi sono stati registrati anche alle strade che conducono all'epicentro. E mentre l'aviazione cinese si sta dando da fare con droni ed elicotteri per monitorare l'area colpita e sostenere gli sforzi di soccorso, gli aiuti anti-calamità – tra cui tende, coperte e articoli per il freddo – sono già stati inviati dalle autorità centrali alle aree colpite dal terremoto.
Altre scosse
Intanto, gli studiosi tengono d'occhio i sismografi, nel timore di altre, imminenti, scosse. Jiang Haikun, ricercatore del China Earthquake Networks Center, ha dichiarato alla CCTV che, sebbene possa verificarsi un altro terremoto di magnitudo 5, «la probabilità di un terremoto più grande è bassa». Certo è che la scossa di magnitudo 6.8 è stata percepita anche nel vicinissimo Nepal. Qui, nel 2015, un terremoto di magnitudo 7.8 registrato vicino a Kathmandu aveva ucciso quasi 9 mila persone, ferendone oltre 20 mila. Ora, fortunatamente, i danni registrati sono stati di molto minori. Non sono state segnalate vittime, mentre i danni a case e infrastrutture riguardano, perlopiù, «crepe», ha dichiarato un funzionario del Centro nazionale per le operazioni di emergenza alla BBC Newsday.
Dalla Svizzera
Da parte sua, la Confederazione non prevede, attualmente, l'invio di un'unità del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) nella regione del Tibet, ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) interpellato questa mattina dall'agenzia di stampa Keystone-ATS. La Cina, infatti, non ha ancora richiesto esplicitamente un sostegno da parte della comunità internazionale.
I servizi di Ignazio Cassis, tuttavia, hanno fatto sapere che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) intende rimanere in contatto con l'ambasciata svizzera a Pechino e che sta monitorando la situazione. La DSC presta aiuti diretti in caso di catastrofi naturali o di conflitti armati e sostiene le organizzazioni umanitarie partner mediante risorse umane e mezzi finanziari.
Per valutare i bisogni e stabilire dove e quando intervenire, la DSC si basa sugli appelli degli Stati colpiti, ma anche da quelli lanciati dal Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) o delle organizzazioni ONU competenti.