Il caso

Si torna a parlare della «Uno bianca»: perché è stata aperta un'inchiesta contro ignoti

L'indagine segue le tesi dei familiari delle vittime su presunti complici e mandanti: la banda terrorizzò il Centro Italia tra il 1987 e il 1994, uccidendo almeno 23 persone
Red. Online
04.01.2024 09:30

Si torna a parlare della «banda della Uno bianca», la quale occupò le pagine di cronaca nera dei giornali italiani e sconvolse la Penisola tra il 1987 e il 1994. Il nome venne coniato per il tipo di vettura che veniva spesso utilizzato per commettere i crimini, un modello di Fiat molto diffuso in quegli anni. L’organizzazione, composta da agenti delle forze dell’ordine, commise oltre 100 colpi, specialmente rapine a mano armata tra Emilia-Romagna e Marche, provocando almeno 23 morti e il ferimento di un centinaio di persone.

Le indagini portarono all’arresto, nel 1994, dei fratelli Roberto, Alberto e Fabio Savi (i primi due erano poliziotti), degli agenti scelti Luca Vallicelli e Pietro Gugliotta, del vice-sovrintendente Marino Occhipinti. Al termine dei processi, nel 1996, la Corte d’Assise di Pesaro, Bologna e Rimini condannò all'ergastolo Marino Occhipinti, Alberto, Roberto e Fabio Savi. A Pietro Gugliotta venne inflitta una condanna a ventotto anni, mentre a Luca Vallicelli di tre anni e otto mesi.

Secondo l’ANSA, la Procura di Bologna ha recentemente aperto un nuovo fascicolo di indagine a carico di ignoti in seguito all'esposto presentato a maggio scorso da alcuni familiari delle vittime della banda. Il reato ipotizzato è di concorso in omicidio volontario.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Giuseppe Amato e dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo, con indagini delegate alla Digos (Divisione investigazioni generali e operazioni speciali) e al Raggruppamento operativo speciale (Ros). L'esposto, di 250 pagine, è stato depositato alla Procura di Bologna, alla Procura nazionale Antiterrorismo e per conoscenza a quella di Reggio Calabria (che indagò sulla Falange Armata, il gruppo terroristico che rivendicò alcuni omicidi della banda della Uno bianca) chiedendo di riaprire le indagini sul gruppo criminale capeggiato dai fratelli Savi, composto per cinque sesti da agenti della Polizia di Stato.

La tesi dei familiari, assistiti dagli avvocati Alessandro Gamberini e Luca Moser, è che ci siano stati e vadano accertati eventuali mandanti, ulteriori complicità e coperture. Negli anni emersero anche presunti rapporti della banda con i servizi segreti che, però, non trovarono mai conferma.

Tra gli aspetti che si chiede di approfondire c'è la richiesta di fare indagini sul brigadiere dei carabinieri Domenico Macauda, già condannato per calunnia in relazione all'omicidio dei carabinieri Cataldo Stasi e Umberto Erriu, assassinati il 20 aprile 1988 a Castel Maggiore.

Quella non fu neppure l’azione più efferata: proprio oggi, 4 gennaio, ricorre l’anniversario della strage del Pilastro, dal nome del quartiere di Bologna, in cui nel 1991 vennero massacrati a colpi d’arma da fuoco i giovani carabinieri Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini.