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Gli Houthi parlamo di un missile ipersonico che ha bucato le difese aeree israeliane – «Netanyahu verso la modifica dello status quo del Monte del Tempio» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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21:02
21:02
Lapid a Blinken: «Israele non si riprende senza rilascio ostaggi»
Il leader dell'opposizione israeliano Yair Lapid ha incontrato il segretario di Stato USA Antony Blinken a Washington e ha sottolineato che Israele «non sarà in grado di riprendersi» se lascerà a Gaza i 101 ostaggi rimasti.
«Non lasciate che Hamas eluda un accordo sugli ostaggi», ha detto Lapid a Blinken, ha riferito il suo ufficio, aggiungendo che il suo partito fornirà una rete di sicurezza politica per contrastare i partiti della coalizione di estrema destra che minacciano di far cadere il governo a causa dell'accordo in fase di negoziazione.
20:34
20:34
«Sa'ar sarà ministro della Difesa al posto di Gallant»
Fonti coinvolte nei colloqui tra il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il membro della Knesset Gideon Sa'ar hanno affermato che se non ci saranno drammi dell'ultima ora «le questioni fondamentali sono chiuse. Sa'ar sarà ministro della Difesa al posto di Yoav Gallant».
Lo ha riferito il notiziario della sera della tv pubblica israeliana Kan. Secondo Haaretz, la svolta è stata resa possibile dal ritiro del veto sul nome di Sa'ar da parte della moglie del primo ministro Sarah, poiché è noto che la moglie e il figlio di Netanyahu, Yair, hanno un'influenza notevole sul processo decisionale del primo ministro.
19:21
19:21
Israele rischia lo status di paria
Un gruppo di esperti dei diritti dell'Onu hanno oggi ammonito che Israele rischia di diventare un «paria» internazionale per il suo «genocidio» a Gaza, suggerendo che la sua appartenenza alle Nazioni Unite dovrebbe essere messa in discussione.
Diversi esperti indipendenti delle Nazioni Unite nominati dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu ma che non parlano a nome delle Nazioni Unite, hanno denunciato quella che hanno definito la crescente violenza e violazioni dei diritti di Israele a Gaza e in Cisgiordania, il suo disprezzo per le sentenze delle Corti internazionali e gli attacchi verbali alle Nazioni Unite stesse.
«Penso che sia inevitabile per Israele diventare un paria di fronte al suo continuo e implacabile assalto denigratorio alle Nazioni Unite e ai palestinesi», ha affermato Francesca Albanese, relatrice speciale dell'Onu sulla situazione dei diritti nei territori palestinesi occupati. Albanese, che ha ripetutamente accusato Israele di aver commesso un «genocidio» a Gaza e che ha dovuto affrontare dure critiche e richieste di licenziamento da Israele, ha chiesto se il Paese meriti «di continuare a restare impunito per i suoi incessanti attacchi» all'Onu. «Dovrebbe essere presa in considerazione la sua appartenenza a questa organizzazione, per la quale Israele sembra non avere alcun rispetto?» ha chiesto retoricamente ai giornalisti a Ginevra, parlando tramite videoconferenza.
George Katrougalos, relatore speciale dell'Onu per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo, ha anche sottolineato che Israele deve rispettare gli stessi standard di tutti i Paesi. «Non possiamo più sopportare questo tipo di doppi standard e ipocrisia», ha detto ai giornalisti. «Spero che non continui... Confido che i cittadini progressisti e democratici di Israele non lasceranno che il loro Paese diventi un paria come lo era diventato il Sudafrica durante l'apartheid».
«Francesca Albanese - ha ribattuto oggi la missione israeliana - è nota per aver abusato del suo mandato Onu intrinsecamente discriminatorio per diffondere la sua agenda politica piena di odio, antisemitismo e disinformazione. Il suo atteggiamento, inclusa la difesa e la giustificazione delle azioni di Hamas, è una macchia costante sulle Nazioni Unite».
19:11
19:11
Netanyahu agli USA: «Necessario un cambiamento radicale al nord»
Benjamin Netanyahu ha detto all'inviato degli Stati Uniti Amos Hochstein che non sarebbe possibile per Israele far tornare i suoi 60.000 residenti evacuati nelle loro case nel nord «senza un cambiamento fondamentale nella situazione della sicurezza» nelle zone di confine con il Libano. Lo ha riferito l'ufficio del premier in una nota al termine del colloquio.
Netanyahu «ha anche detto che Israele apprezza e rispetta il sostegno degli Stati Uniti, ma alla fine farà ciò che è necessario per mantenere la sua sicurezza e per riportare i residenti del nord nelle loro case in sicurezza», si aggiunge.
18:45
18:45
Lapid negli USA: «Fare ogni sforzo per evitare guerra nel nord»
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid, incontrando a Washington il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, ha chiesto che si faccia ogni sforzo per evitare la guerra nel nord e per riportare a casa gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza.
«Ci sono circa 60.000 cittadini in Israele che non vivono nelle loro case nel nord da quasi un anno. Hezbollah sta distruggendo una regione che era prospera. Serve l'Iran e distrugge il Libano e la vita dei suoi cittadini», ha dichiarato Lapid, secondo un resoconto della conversazione rilasciato dal suo portavoce e riportato dai media israeliani.
«Abbiamo dato molto tempo all'attività diplomatica e siamo vicini al pericolo di una grave guerra che minaccerà gran parte di Israele. Chiunque sia in grado di evitarla deve investire ogni sforzo per farlo», ha proseguito.
Lapid ha poi sostenuto che «il tempo per gli ostaggi nei tunnel di Hamas si sta esaurendo. Ogni ora che passa li avvicina alla morte. Dobbiamo arrivare a un accordo».
18:16
18:16
Hezbollah rivendica tre attacchi in risposta a raid Israele
Hezbollah ha rivendicato tre attacchi contro postazioni militari israeliane lungo la linea di demarcazione dei due paesi. In particolare, il movimento armato libanese, alleato dell'Iran, ha affermato di aver preso di mira la base militare israeliana di Ramim, come rappresaglia per l'attacco odierno israeliano a Hula.
Gli altri due attacchi rivendicati da Hezbollah sono stati contro la base militare israeliana di Metat, contro quelle di Ruwaysat al Alam e di Samaka sulle colline contese di Kfar Shuba.
18:10
18:10
Netanyahu: «Lo status quo del Monte del Tempio non cambia»
Il portavoce del primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che «la politica di Israele sul mantenimento dello status quo sul Monte del Tempio (Spianata delle Moschee per i musulmani) non è cambiata e non cambierà».
18:05
18:05
«Serve azione contro Hezbollah»
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto all'inviato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden Amos Hoschstein che solo un'azione militare contro Hezbollah permetterà a Israele di riportare nelle loro case le decine di migliaia di residenti del nord del Paese evacuati. Lo riferisce il ministero della Difesa.
«Gallant ha sottolineato che la possibilità di un accordo si sta esaurendo poiché Hezbollah continua a »legarsi« a Hamas e rifiuta di porre fine al conflitto. Pertanto, l'unico modo rimasto per assicurare il ritorno delle comunità settentrionali di Israele alle loro case sarà l'azione militare».
18:02
18:02
Sinwar: «Siamo pronti a una lunga guerra di logoramento»
Hamas è pronto e preparato ad una «lunga guerra di logoramento». Lo ha detto il capo del movimento, Yaya Sinwar, in un messaggio inviato al leader degli Houthi, assicurando che la «resistenza» in Libano, Gaza, Iraq e Yemen sconfiggerà Israele.
Il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ha inoltre elogiato gli Houthi dello Yemen per il loro attacco missilistico che ieri ha raggiunto Israele in profondità, a circa 2.000 km di distanza, e che, ha affermato, invia un messaggio al nemico.
«Mi congratulo con voi per il vostro successo nel raggiungere la profondità dell'entità nemica», ha detto Sinwar in una lettera al leader Houthi, Abdel-Malek al-Houthi, secondo quanto riferisce Al Jazira online.
I piani di Israele per neutralizzare gli Houthi sono falliti e «vi assicuro che la resistenza va bene. Ci siamo preparati a combattere una lunga battaglia di logoramento», ha detto ancora Sinwar.
15:20
15:20
«Coloni attaccano palestinesi e attivisti in Cisgiordania»
Coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e attivisti di sinistra in una scuola nel villaggio di Mu'arrajat, in Cisgiordania, di fronte agli studenti. Lo riferisce Haaretz. I residenti del villaggio hanno informato gli attivisti di sinistra dell'incidente, che sono poi arrivati nel luogo dove si stava svolgendo l'attacco, e a loro volta sono stati aggrediti dai coloni.
15:18
15:18
«Falso il piano su fuga di Sinwar», bufera sul Jewish Chronicle
Fuggi fuggi di commentatori dal Jewish Chronicle (JC), magazine con sede a Londra e storica voce di una parte del mondo ebraico britannico e internazionale coinvolto negli ultimi anni in un serie di controversie: per ultima l'accusa della diffusione di fake news sul conflitto fra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza palestinese.
A far esplodere la bufera è stata in questi giorni la decisione della direzione di cancellare tutti gli articoli recenti del collaboratore Elon Perry, veterano delle forze speciali israeliane, riconosciuti come inattendibili rispetto «agli standard giornalistici» richiesti: inclusa la storia - ripresa da alcuni media israeliani e ripostata da un figlio del premier Benyamin Netanyahu - secondo cui Yahya Sinwar, leader di Hamas, avrebbe pianificato di usare il cosiddetto Corridoio Filadelfia, tra Gaza e l'Egitto, per fuggire in Iran portando con sé ostaggi che userebbe come scudi umani. Piano attribuito a «un documento» ritrovato dall'intelligence, di cui in realtà lo stesso esercito israeliano - nota la Bbc - non ha poi confermato l'esistenza.
L'ammissione di JC, non è stata peraltro accompagnata da scuse convincenti o dettagli, secondo i collaboratori - gli ultimi d'impostazione più o meno liberal in forza al magazine - dimissionari: nomi noti del giornalismo come Jonathan Freedland, Hadley Freeman o David Aaronovitch (editorialisti rispettivamente del Guardian, del Sunday Times e del Times), nonché lo sceneggiatore, regista e comico David Baddiel, titolare di una rubrica.
Fondata nel 1841 come la più antica pubblicazione della comunità ebraica britannica, JC ha abbracciato la causa del sionismo fin dalle origini. Negli ultimi decenni, sotto la direzione di Stephen Pollard, giornalista e commentatore di destra, sostenitore entusiasta della guerra in Iraq e simpatizzante dell'attuale governo israeliano, ha assunto posizioni bollate da più parti come ultra-ideologiche, oltre a cavalcare polemiche accese contro l'ala sinistra del Labour britannico o la comunità musulmana. Finita sull'orlo del fallimento, è stata salvata nel 2020 da una cordata i cui principali finanziatori - americani secondo indiscrezioni - hanno finora rifiutato di svelare la loro identità, come ricordano i fuoriusciti: fatto più unico che raro nel business della proprietà dei media anglosassoni.
15:17
15:17
«Netanyahu verso la modifica dello status quo del Monte del Tempio»
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu terrà domani una riunione speciale per modificare lo status quo del Monte del Tempio, alla luce delle ripetute dichiarazioni del ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, secondo cui la preghiera ebraica è ora consentita nel luogo sacro più importante di Gerusalemme, che per i musulmani è la Spianata delle Moschee.
La tv pubblica Kan ha riferito che i funzionari della sicurezza hanno avvertito che i cambiamenti allo status quo potrebbero portare a un'escalation degli attacchi contro Israele.
In agosto Ben Gvir si è recato sul Monte del Tempio e, per la terza volta in tre mesi, ha dichiarato la fine dello status quo di lunga data che governa il controverso luogo sacro di Gerusalemme. Questo ha provocato molte razioni da parte palestinesi e anche una rapida risposta da parte di Netanyahu, che ha ribadito il suo sostegno alle restrizioni al culto ebraico nel sito in cui un tempo sorgevano i due Templi ebraici e che ora ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al Aqsa.
Lo status quo, per altro non specificamente definito nei dettagli, che governa il complesso consente ai musulmani di pregare ed entrare con poche restrizioni sulla Spianata, mentre i non musulmani, compresi gli ebrei, possono visitarlo solo durante fasce orarie limitate attraverso un singolo cancello. Mentre agli ebrei che seguono le regole religiose è consentito solo camminare su un percorso prestabilito, accompagnati da vicino dalla polizia.
Gli ebrei religiosi inoltre si rifiutano di porre i piedi sulla Spianata in posti che ritengono di poter profanare poiché non è chiaro dagli studi archeologici esattamente in quali punti si trovino esattamente i resti del Tempio coperti dalla Spianata.
Negli ultimi tempi, specie da quando Ben Gvir è ministro della Sicurezza, la polizia ha sempre più tollerato preghiere limitate. Con Ben Gvir, gli ebrei, che in passato sarebbero stati portati via anche semplicemente per aver recitato in silenzio una preghiera, hanno persino iniziato a prostrarsi sul Monte. Il ministro nelle scorse settimane ha anche espresso il suo sostegno per una sinagoga da costruire in cima al Monte del Tempio.
Il direttore generale del ministero dei servizi religiosi, Yehudah Avidan, ha dichiarato che «non c'è assolutamente alcun budget per una sinagoga» e che non c'è stato «alcun cambiamento di politica», come ha riferito la radio militare.
11:28
11:28
Dieci palestinesi uccisi a Nuseirat
Wafa riferisce che 10 palestinesi sono rimasti uccisi in un attacco israeliano al campo profughi di Nuseirat. Tra le vittime diversi bambini e donne.
La casa bombardata, scrive Wafa, apparteneva alla famiglia al-Qassas.
09:17
09:17
Gli Hezbollah elogiano il «coraggio» degli Houthi per il missile
Gli Hezbollah libanesi in una nota si sono congratulati con gli Houthi yemeniti per il lancio del missile caduto ieri su Israele da 2.000 km di distanza, elogiandone il «coraggio». «La decisione coraggiosa della leadership yemenita è un'autentica espressione della volontà unitaria dell'Asse della Resistenza di continuare su tutti i fronti a sostenere il popolo palestinese e a fermare il genocidio a Gaza», dice la nota, citata dal sito israeliano Ynet.
08:57
08:57
Raid israeliani su Gaza, «sei morti nel quartiere di Zeitoun»
L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ieri sera ha colpito una casa di quartiere di Zeitoun, nel sudest della città di Gaza.
Il bilancio delle vittime nella Striscia dal 7 ottobre scorso è di almeno 41.206 morti e 95.337 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
06:21
06:21
Il punto alle 06.00
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant si starebbe opponendo all'avvio di grande operazione militare contro il Libano in questo momento, con alcuni vertici delle Forze di difesa israeliane (Idf) che invece spingerebbero per un'offensiva di terra e il premier Benjamin Netanyahu che minaccerebbe ancora una volta di licenziare Gallant: lo riportano alcuni media dello Stato ebraico. L'emittente pubblica Kan e il notiziario Channel 13 riportano entrambi che il capo del Comando settentrionale delle Idf, Gordin, sta facendo pressioni per lanciare un attacco su larga scala, mentre Gallant e il capo di stato maggiore Herzi Halevi sono molto più cauti. Il ministro della Difesa riterrebbe che questo non sia il momento giusto e vorrebbe dare una possibilità agli sforzi per raggiungere una soluzione diplomatica nel nord e nell'accordo di cessate il fuoco per la Striscia di Gaza.
Il leader politico di Hamas, Yahya Sinwar, invierà «presto» un «messaggio diretto al popolo palestinese e al mondo». Lo ha affermato ieri sera un alto funzionario del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza, Osama Hamdan.
L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ieri sera ha colpito una casa di quartiere di Zeitoun, nel sudest della città di Gaza. Il bilancio delle vittime nella Striscia dal 7 ottobre scorso è di almeno 41.206 morti e 95.337 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
Gli Houthi hanno parlato di un missile ipersonico che ha bucato le difese aeree israeliane. Secondo lo Stato ebraico invece il missile non era ipersonico ed è stato colpito dal sistema di difesa, si è frantumato in aria con alcuni pezzi che sono caduti al suolo. Nessuno è rimasto ferito. Non è la prima volta che gli Houthi prendono direttamente di mira Israele. Lo scorso luglio un drone lanciato dai ribelli yemeniti spalleggiati dall'Iran aveva colpito un palazzo a Tel Aviv causando la morte di una persona. In quella occasione Israele reagì con un pesante bombardamento sul porto yemenita di Hodeidah. Anche in questo caso il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso che gli Houthi pagheranno «un prezzo molto alto» per l'accaduto. Parole che non sembrano spaventare il leader dell'organizzazione sciita. «Effettueremo attacchi più massicci», ha dichiarato Abdel-Malek al-Houthi. «L'operazione che le nostre forze hanno condotto fa parte della quinta fase dell'escalation - ha aggiunto - ciò che verrà sarà più grande».