Soldi russi ai partiti italiani? Nella Penisola si alza un polverone
La politica italiana è in fermento. Ieri a Washington è stato rivelato il contenuto di un rapporto dell'intelligence statunitense, secondo il quale la Russia avrebbe speso oltre 300 milioni di dollari per finanziare partiti politici di oltre 20 Paesi. A partire dal 2014, anno dell'occupazione della Crimea, il Cremlino si sarebbe impegnato nell'influenzare politici e dirigenti stranieri (intervenendo anche nei processi elettorali) al fine di ottenere il loro sostegno. Una mossa di "soft power" che avrebbe coinvolto Stati appartenenti all'Asia del Sud, Africa ed Europa, hanno rivelato 007 e funzionari americani senza tuttavia sbilanciarsi sui nomi. E se tra questi ci fosse anche l'Italia? A una decina di giorni dalle elezioni, la possibilità che sulla politica della Penisola si allunghi da tempo l'ombra del Cremlino ha scatenato il panico.
Tanto che a Palazzo Chigi ci si è mossi rapidamente per ottenere informazioni più precise: attraverso tutti i canali a disposizione (diplomatici e di intelligence), fa sapere La Repubblica, Roma ha spinto per sapere se tra i partiti implicati ve ne fossero anche di italiani. Ma nulla da fare: Washington non vuole scoprire le proprie carte e si è limitato a rispondere in maniera vaga. Perché dunque diffondere solo notizie parziali? La preoccupazione degli Stati Uniti, teorizzano oltreconfini alcuni media venuti a contatto con fonti americane, è che i partiti sostenuti del Cremlino tentino di scavare un fossato incolmabile fra i governi che sostengono l'Ucraina e la popolazione che, suo malgrado, si ritrova a dover fare i conti con le conseguenze economiche ed energetiche del conflitto.
Le influenze
Ma facciamo un passo indietro. Come avrebbe agito la Russia per influenzare la politica mondiale? Secondo quanto riportato dai media statunitensi, il nuovo documento mostrerebbe come una serie di agenzie e individui russi abbiano portato avanti le operazioni globali volte a sponsorizzare partiti simpatizzanti per la Russia. Tra questi Yevgeny Prigozhin e Aleksandr Babakov, entrambi stretti collaboratori di Putin, sarebbero coinvolti nelle campagne di influenza o interferenza. Ad aprile, il Dipartimento di Giustizia statunitense ha accusato Babakov e altri due cittadini russi di aver cospirato per violare le sanzioni statunitensi e di aver cospirato per commettere frodi sui visti, gestendo una «rete internazionale di influenza e disinformazione estera per promuovere gli interessi della Russia», riporta il New York Times.
Come avverrebbero i versamenti? I russi — riportano Oltreoceano — pagano in contanti, criptovalute, trasferimenti di fondi elettronici e doni sontuosi. Il denaro viene spostato attraverso un'ampia gamma di istituzioni (fondazioni, think tank, società di comodo ma anche gruppi di criminalità organizzata) per nascondere le origini del finanziamento. Il denaro viene anche elargito segretamente attraverso i conti e le risorse dell'ambasciata russa, si legge nel documento.
Fra gli eventi nei quali ci sarebbe anche lo zampino del Cremlino, elenca il documento, vi sarebbe anche il referendum per la Brexit e la vittoria di Trump nelle presidenziali del 2016, o più recentemente la creazione di un fronte no-vax in Europa e la battaglia fra Macron e Le Pen nelle elezioni francesi.
Le accuse dell'ambasciatore
E l'Italia che c'entra? Nell'intervista rilasciata a La Repubblica, l'ex ambasciatore statunitense alla NATO Kurt Volker ha puntato il dito contro Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. «Sapevamo da anni che i russi spendono per influenzare le elezioni in tutto l'Occidente. Cercano di promuovere la divisione nelle nostre società e fra i nostri Paesi. Questi 300 milioni non hanno fruttato molto, però hanno migliorato le prospettive di alcuni partiti, come quello di Le Pen in Francia e Fratelli d'Italia da voi», ha spiegato il diplomatico. Sul rapporto fra Russia e FdI, Volker ha ammesso: «Non ho prove dirette personali, ma è un ritornello costante che c'è stata qualche assistenza». Se si osserva bene la linea politica del partito italiano, evidenzia, «alcuni aspetti riflettono le posizioni russe. La Lega è in circolazione da parecchio tempo ed era noto che riflettesse le prospettive russe. FdI è una formazione più recente, anche se erede di altri partiti, ed è cresciuta in maniera straordinaria nell'ultimo anno. Ciò obbliga a porsi domande su quali sono le fonti dei loro finanziamenti, delle posizioni prese e dell'aumento della popolarità». E Forza Italia? «È interessante che Berlusconi non fosse così filorusso, quando aveva fatto il premier la prima e la seconda volta, ma alla terza è completamente cambiato. Ha sviluppato uno stretto rapporto personale con Putin, e forti relazioni di business con la Russia», ha detto Volker a La Repubblica.
Fra smentite e querele
Fra chi ha voluto smentire il rapporto tra Russia e Italia spicca Adolfo Urso, presidente del COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e senatore per Fratelli d'Italia, che ad «Agorà» ha affermato: «Siamo stati colti di sorpresa dalla notizia del dossier, non ne eravamo a conoscenza. Ma al momento non esistono notizie che ci sia anche l'Italia tra i Paesi coinvolti».
Nel frattempo i rappresentanti dei due partiti maggiormente toccati dalle parole di Kurt Volker, Salvini per la Lega e Meloni per Fratelli d'Italia, minacciano la querela, contro l'ex ambasciatore e il quotidiano italiano. Su RTL 102.5, il leader del Carroccio ha affermato: «Mai chiesti e mai presi soldi, rubli, euro, dinari, dollari dalla Russia. Fake news arrivate appositamente a dieci giorni dal voto. Sono anni che le indagini sono aperte: non è mai stato trovato nulla perché non c'è nulla da trovare».
Simili le parole della presidente di FdI: «È tutto verificabile: le nostre fonti di finanziamento e le ragioni che spingono gli italiani a votarci. Portino le prove, ma siccome so che non ci sono temo che la querela sarà inevitabile. Sono certa del fatto che FdI non prenda soldi dagli stranieri».