USA

Sole, cocktail e statue dorate: la bella vita di Trump, Musk e Netanyahu nella Striscia di Gaza

Il presidente USA diffonde un video - molto discutibile - in cui si immagina Gaza come un resort turistico, rilanciando la sua proposta di creare la «Riviera del Medio Oriente»
©Instagram
Michele Montanari
26.02.2025 11:07

Sole, mare, spiagge e palme. Una pioggia di dollari sul miliardario Elon Musk. Statue dorate raffiguranti Donald Trump, mentre il presidente degli Stati Uniti, in costume da bagno e con un cocktail in mano, si rilassa a bordo piscina insieme all’alleato israeliano Benjamin Netanyahu. Probabilmente, è questa la Striscia di Gaza che il tycoon immagina per il futuro, messa nero su bianco in un video realizzato con l’intelligenza artificiale e diffuso su Instagram.

Il filmato in questione, della durata di circa 30 secondi, sembra ricreare una sorta di Palm Beach in salsa mediorientale, proposta lanciata lo scorso mese dal presidente americano, intenzionato a «ripulire» il territorio devastato dalla guerra tra Israele e Hamas per trasformarlo in qualcosa di simile a un resort turistico.

Il capo della Casa Bianca non ha scritto alcun commento, limitandosi a condividere il filmato. Tant’è che molti utenti di Instagram si sono chiesti se l’account di Trump fosse stato hackerato. Una didascalia all’inizio della clip chiede: «Gaza 2025... Cosa succederà dopo?», poi le immagini passano dall’attuale scenario apocalittico a un paradiso terrestre infarcito del pacchiano immaginario tanto caro al presidente USA: alti grattacieli, una Trump Tower dorata ribattezzata Trump Gaza, statue luccicanti con le fattezze del tycoon, anche in miniatura, esposte nei negozi di souvenir. E ancora, yacht, ballerine barbute(!) che intrattengono i turisti sulla spiaggia. Poi spunta lui, The Donald, impegnato a danzare con una donna in abiti succinti. Il video mostra pure un bambino che cammina per la strada tenendo un enorme palloncino dorato raffigurante la testa del presidente USA.

Il patron di Tesla Elon Musk appare più volte nel filmato: lo si vede abbronzato e sorridente mentre mangia un boccone sulla spiaggia e poi ballare in allegria sotto una pioggia di banconote da un dollaro, come fossero piovute dal cielo sul miliardario e su una folla festante.

In sottofondo una canzone probabilmente creata con l’IA recita: «Donald Trump vi renderà liberi, porterà la luce affinché tutti possano vedere, niente più tunnel, niente più paura: Trump Gaza è finalmente qui. Il futuro luminoso e dorato di Trump a Gaza porterà una vita completamente nuova. Banchetti e danza, l'affare è fatto. Trump Gaza numero uno».

Dopo l'insediamento alla Casa Bianca, Trump ha annunciato il suo piano di trasferire due milioni di abitanti di Gaza nei Paesi arabi confinanti e di «sviluppare» il territorio della «Riviera del Medio Oriente», descrivendo l'enclave come un «cantiere» in cui «tutti gli edifici sono crollati»: «Gaza è un inferno, nessuno ci vuole vivere. I palestinesi adorerebbero andarsene», ha affermato. Il presidente USA, una volta finite le ostilità tra Israele e Hamas, vorrebbe che gli Stati Uniti prendessero il «controllo della Striscia di Gaza». Washington dovrebbe, secondo questa visione, occuparsi dello «smantellamento di tutte le pericolose bombe inesplose e delle altre armi presenti sul sito», prima di «sbarazzarsi degli edifici distrutti» e «spianare il terreno» per poi ricostruirlo dalle fondamenta: «Tutti quelli con cui ho parlato amano l'idea che gli Stati Uniti siano proprietari di quel pezzo di terra, che lo sviluppino e creino migliaia di posti di lavoro», ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa.

Mentre la Casa Bianca ha descritto la proposta come «fuori dagli schemi» e «visionaria», incontrando il favore del premier Netanyahu e della destra israeliana, l'idea del tycoon ha suscitato aspre polemiche. Hamas l’ha definita «ridicola e assurda», mentre Egitto, Giordania e Arabia Saudita, che nel piano USA dovrebbero ospitare due milioni di palestinesi, l'hanno respinta su tutta la linea. Anche l'ONU ha espresso dure critiche: secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, lo spostamento della popolazione di Gaza per ricostruire l'enclave equivarrebbe a una «pulizia etnica».

Al di là della provocazione e del cattivo gusto, certo è che l'immagine di una Gaza idealizzata e sfavillante stride terribilmente con la realtà dei fatti e con le foto che da oltre un anno giungono alle redazioni giornalistiche, dure quanto un pugno d'acciaio nello stomaco. Nessuna statua d'oro o grattacielo di lusso, ma uno sputo di terra devastato dalla guerra, con decine di migliaia di morti, tra cui numerosi bambini, sfollati, edifici rasi al suolo e ancora tante vittime che aspettano una degna sepoltura.