Germania

Solingen, la Procura federale indaga sull'attentatore

Il 26.enne Issa Al. H. si è consegnato alla polizia ieri sera e ha confessato – Non è ancora chiaro il coinvolgimento dell'ISIS nell'attentato
©CHRISTOPHER NEUNDORF
Red. Online
25.08.2024 09:30

L'attentatore di Solingen, Issa Al. H., ha confessato. Il 26.enne siriano, sospettato dell'attacco con un coltello di venerdì sera nella cittadina tedesca, che ha provocato la morte di tre persone e il ferimento di altre otto, si è consegnato ieri sera alla polizia. «Sono io quello che state cercando», ha dichiarato di fronte agli agenti, sotto la pioggia e ancora coperto di sangue, poco dopo le 23.00. Secondo alcune indiscrezioni, si era nascosto in un cortile.

L'uomo, un 26.enne originario della città siriana di Deir al-Sor, era arrivato in Germania alla fine del 2022 e aveva fatto richiesta di asilo a Bielefeld. Un anno dopo gli era stata concessa la protezione sussidiaria, di cui spesso beneficiano i rifugiati provenienti dal Paese in guerra civile. Secondo lo Spiegel, non era noto alle autorità di sicurezza come estremista islamico. 

L'accoltellamento multiplo di Solingen, lo ricordiamo, è avvenuto venerdì sera durante il «Festival della diversità» nella cittadina tedesca. Un evento che doveva essere festoso (Solingen festeggiava i propri 650 anni), ma che si è rapidamente trasformato in tragedia. Le vittime, come detto, sono al momento tre: una donna di 56 anni e due uomini, di 56 e 67 anni. Otto i feriti, secondo l'ultimo bilancio, quattro dei quali in pericolo di morte.

Nel frattempo,  la procura federale antiterrorismo ha aperto un'indagine su Issa Al. H. con l'accusa di triplice omicidio, pluritentati omicidi e appartenenza all'ISIS. Più tardi, verrà trasferito a Karlsruhe, dove verrà condotto davanti a un giudice istruttore presso la Corte federale di giustizia, che deciderà se debba essere sottoposto a custodia cautelare. 

A tal proposito, l'organizzazione terroristica Stato Islamico, ieri sera, ha rivendicato la responsabilità dell'attacco. Attacco che sarebbe stato compiuto «come vendetta per i musulmani in Palestina e ovunque», secondo quanto si legge in una dichiarazione dell'ISIS su Telegram. Al momento, però, non ci sono ancora prove concrete che confermino che dietro l'attacco ci sia, a tutti gli effetti, l'ISIS. Non ci sono nemmeno prove di contatti tra l'organizzazione terroristica e l'attentatore. Secondo un testimone, riferisce lo Spiegel, il 26.enne avrebbe però gridato «Allahu Akbar» («Dio è grande») durante l'attacco. 

Emergono, inoltre, ulteriori dettagli sul 15.enne fermato a casa dei genitori nelle prime ore di sabato, come presunto sospettato. Secondo quanto dichiarato dal pubblico ministero, il giovane avrebbe parlato con l'autore del reato «poco prima del crimine» e sarebbe pertanto stato fermato, per non aver denunciato le intenzioni del 26.enne. 

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