Stati Uniti

«Sostegno incondizionato alla guerra a Gaza? Rischia di essere il Vietnam di Biden»

Intervistato dalla CNN, il senatore statunitense Bernie Sanders ha spiegato: «Nel '68, Johnson scelse di non candidarsi a causa della forte opposizione nata dalle proteste pacifiste: mi preoccupa che Biden si stia alienando non solo i giovani, ma l'intera base democratica»
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Red. Online
04.05.2024 19:30

«Gaza? Questo potrebbe essere il Vietnam di Biden». Non le ha mandate a dire il senatore statunitense ed ex candidato alla nomination presidenziale democratica Bernie Sanders, che in collegamento con la CNN ha tracciato un paragone fra le settimane di protesta appena vissute nei campus universitari e l'impatto (sociale, ma anche politico) dei grandi movimenti pacifisti degli anni Sessanta.

Le ragioni

Giovedì, nelle sue prime osservazioni pubbliche da quando sono scoppiate le manifestazioni contro la guerra nei campus universitari, il presidente Joe Biden aveva criticato aspramente molti aspetti delle proteste. E Sanders ha spiegato: «Biden ha perfettamente ragione: non sosteniamo proteste violente e assolutamente non tolleriamo l'antisemitismo, islamofobia o altre forme di bigottismo. Biden ha ragione su tutto ciò. Ma io penso sia importante capire perché questi manifestanti hanno occupato i campus. Lo hanno fatto non perché sono pro-Hamas, ma perché sono arrabbiati per ciò che il governo israeliano sta facendo a Gaza. Questi giovani sono là fuori per le giuste ragioni, per protestare contro il sostegno militare ed economico statunitense al governo di estrema destra di Netanyahu, impegnato in una guerra distruttiva contro la totalità del popolo palestinese».

Di famiglia ebraica, Sanders si oppone da mesi all'invio di altri aiuti militari a Israele. A metà aprile, proprio alla CNN, aveva spiegato: «Non ha senso attaccare Netanyahu e continuare a ricoprirlo di miliardi. Non dobbiamo più dare neanche un centesimo ad Israele».

Eppure, ignorato l'appello del mese scorso, Camera dei Rappresentanti e Senato hanno approvato un nuovo pacchetto di aiuti. E senza porre condizioni sul suo utilizzo. «Non mi è stato concesso nemmeno proporre un emendamento», ha spiegato. «Eppure questa guerra implica anche gli Stati Uniti. Stiamo inviando miliardi di aiuti. Abbiamo il diritto di fare leva e imporre delle condizioni, ad esempio sull'entrata nella Striscia di aiuti umanitari. È chi paga le bollette a decidere i ritmi. Il governo statunitense lo ha fatto? No. E penso che gli studenti e il popolo statunitensi hanno capito che ciò è molto sbagliato».

Vietnam

Da oltre sessant'anni attivista per i diritti civili, in gioventù l'82.enne ha partecipato a diverse proteste, finendo anche in manette. «La verità è che se non ci fossero state simili manifestazioni, non avremmo ottenuto alcun progresso su tanti temi, dal razzismo alla discriminazione delle donne e degli omosessuali. Il diritto alla protesta è il nostro primo emendamento, è ciò che differenzia una nazione libera da una dittatura». 

Ma che impatto avranno queste manifestazioni (e la risposta del governo) sulla campagna di Joe Biden? È qui che Sanders si lascia andare al paragone: «Questo potrebbe essere il Vietnam di Biden. Lyndon Johnson è stato per molti aspetti un ottimo presidente. A livello nazionale ha portato avanti alcuni importanti provvedimenti legislativi. Scelse di non candidarsi nel '68 a causa dell'opposizione alle sue idee sul Vietnam, e mi preoccupa molto il fatto che il presidente Biden si stia mettendo in una posizione che gli ha alienato non solo i giovani, ma anche gran parte della base democratica, in termini di opinioni su Israele e questa guerra», ha detto Sanders. «Spero vivamente che da un punto di vista politico e morale il presidente smetta di dare un assegno in bianco a Netanyahu, e spero che capisca che da un punto di vista politico questo non è stato utile. Al contrario».