Spaccio di cocaina, smantellata un’organizzazione italo-albanese

Le restrizioni da zona rossa in vigore in Lombardia per l’emergenza coronavirus non hanno rallentato l’attività anticrimine della Polizia di Stato, che nelle prime ore di martedì mattina è entrata in azione nei palazzi del quartiere Sant’Eusebio di Cinisello Balsamo per smantellare una banda di spacciatori italiani ed albanesi tenuta d’occhio da tempo e che importava cocaina dall’Olanda per rivenderla in quella periferia e sulla piazza del capoluogo lombardo. L’operazione è stata coordinata dalla Procura di Milano in collaborazione con la Direzione distrettuale antimafia (DDA). Secondo quanto riferito dalla stessa Polizia di Stato in una nota, 12 persone, su richiesta della procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e del sostituto procuratore Adriano Scudieri, sono finite nel mirino degli agenti della Sezione antidroga della Squadra mobile, che le hanno arrestate eseguendo l’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano.
Struttura solida
«La rete criminale ha dimostrato, nel corso dell’indagine, di avere una struttura solida, organizzata per favorire il commercio di droga 24 ore al giorno all’interno dell’agglomerato di case popolari, tra i cortili degli stabili tra le vie Cilea, Alberto da Giussano, Risorgimento e Giolitti, costituita da diversi soggetti impiegati in vere e proprie ’turnazioni’ per lo smercio della droga, per il deposito dei proventi dello spaccio, per la custodia, il confezionamento e con il ruolo di ’vedette’, finalizzato a monitorare l’eventuale arrivo di persone sospette o di pattuglie delle forze di polizia».
Grandi introiti e litigi tra i membri
L’attività criminale di smercio della cocaina ha fruttato «grandi introiti», superiori ai 10 mila euro giornalieri. Gli inquirenti specificano che nel tempo vi sono stati anche diversi «attriti tra i vertici dell’organizzazione, sia per la retribuzione dei compensi, sia per la suddivisione delle quote di potere non ritenute eque, che hanno portato anche al verificarsi di alcune aggressioni a mano armata. La struttura della rete criminale, come detto, era composta di elementi albanesi e italiani attivi in collaborazione tra loro. Il gruppo albanese era capeggiato da Ermal Uruci, un cittadino albanese, che riforniva i «soci» italiani. Dopo aver compiuto una serie di arresti negli anni scorsi (nel 2016 e nel 2017), la Polizia di Stato ricorda anche un sequestro di stupefacenti proveniente dall’Olanda ed eseguito al valico del Monte Bianco per 8,6 chili di cocaina destinato proprio alla piazza milanese. «Nel corso dell’attività investigativa - aggiunge - sono stati eseguiti anche sette arresti in flagranza di reato, tra i quali quelli dei principali partecipi dell’organizzazione criminale italiana e il sequestro di circa 10 chilogrammi di cocaina». Per alcuni altri albanesi dediti all’attività criminale le manette sono scattate nel loro Paese d’origine, grazie alla collaborazione dell’Interpol e delle forze di polizia in campo nei due Stati per procedere poi all’estradizione in Italia.
I capi del business
L’intervento di polizia che ha avuto luogo a Cinisello Balsamo, conclude la Polizia di Stato, «è la prosecuzione di pregresse operazioni di polizia giudiziaria» che negli anni scorsi avevano permesso di arrestare due criminali di grossa taglia: Luca Guerra («che nel carcere ha continuato a esercitare una notevole influenza») e Giuseppe Sanfilippo (che è stato accusato anche di tentato omicidio). Poi l’organizzazione criminale è stata capeggiata dalla famiglia Russi, da Armando Veceloque Preseloque e da Bruno Berlingieri fino all’ultimo intervento degli uomini della Mobile nelle scorse ore in un anonimo quartiere della periferia di Milano.