Stati Uniti

Spirit Airlines ha chiesto la protezione dalla bancarotta

Il vettore ultra low cost, che non fa utili dal 2019, ha trovato un accordo con i creditori e nel frattempo continuerà a operare
©Charles Krupa
Red. Online
18.11.2024 15:39

Era nell'aria, ora è ufficiale: Spirit Airlines ha presentato un'istanza di protezione dalla bancarotta. Il motivo è presto detto: la compagnia low cost statunitense si è ritrovata (quasi) gambe all'aria dopo una forte, fortissima serie di perdite trimestrali, alcuni tentativi di fusione andati in fumo e, infine, l'avvicinarsi delle scadenze relative al proprio debito. L'obiettivo, dopo che il vettore ha trovato un accordo con i creditori, è duplice: continuare a operare e, parallelamente, uscire dalla protezione del cosiddetto Chapter 11 già nel primo trimestre del 2025. Non solo, non ci saranno conseguenze su salari e benefit dei dipendenti. Anche i fornitori e i lessor degli aeromobili continueranno a essere pagati. 

Spirit, leggiamo, è la prima compagnia aerea statunitense a presentare un'istanza di protezione dalla bancarotta negli ultimi dieci anni. A pesare, parecchio, sulla decisione la mancata fusione con un'altra low cost, JetBlue, per una cifra di poco inferiore ai 4 miliardi di dollari (3,8). La concorrenza, verrebbe da dire, ha fatto il resto: il ventaglio di alternative e l'eccesso di offerta sul mercato nazionale hanno costretto Spirit a far scendere (ulteriormente) i prezzi. Nel primo semestre del 2024, ad esempio, la tariffa media per passeggero è scesa del 19% rispetto allo stesso periodo del 2023. Non finisce qui: Spirit è stata fra le compagnie più colpite dai problemi avuti dai motori Pratt & Whitney Geared Turbofan di RTX. Problemi che hanno costretto il vettore a mettere a terra diversi aerei. 

Spirit, d'altro canto, non registra un utile sull'anno dal 2019. Solo nei primi mesi del 2024 ha perso qualcosa come 360 milioni di dollari. E questo nonostante una forte domanda per i viaggi in aereo. La citata fusione con JetBlue, quantomeno, avrebbe permesso a Spirit di salvare il salvabile. L'affare, tuttavia, era saltato: un giudice di Boston aveva infatti stabilito che la fusione avrebbe ridotto la concorrenza e avuto ripercussioni importanti sul prezzo dei biglietti. Nel tentativo di tagliare i costi, Spirit si era già mossa licenziando centinaia di piloti e ritardando le consegne di nuovi aerei. 

Spirit era nata come compagnia di autotrasporti a lungo raggio nel 1964. Nel 1983 era passata agli aerei con il nome di Charter One Airlines. La denominazione attuale, Spirit, era invece stata decisa e varata nel 1992. Compagnia popolare e definita, addirittura, ultra low cost per i prezzi stracciati e le politiche del bagaglio estreme, Spirit ha avuto non poche difficoltà in uscita dalla pandemia. Di qui la conclusione, fatta da alcuni analisti di Wall Street: il modello low cost sarebbe oramai prossimo alla fine.

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