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Poco prima di iniziare il bilaterale con il presidente ucraino, il premier britannico ha ribadito il sostegno del suo Paese – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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23:21
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Zelensky: «Useremo il prestito britannico per produrre armi in Ucraina»
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che il prestito concesso dal Regno Unito «sarà utilizzato per produrre armi in Ucraina». Lo scrive sul suo canale Telegram commentando l'incontro con il premier britannico Keir Starmer.
Zelensky ha definito quello con il premier britannico «un incontro importante e caloroso». «Nel corso dei nostri colloqui - ha detto - abbiamo discusso delle sfide che oggi attendono l'Ucraina e l'intera Europa, del coordinamento con i partner, delle misure specifiche per rafforzare le posizioni dell'Ucraina e porre fine alla guerra con una pace giusta, nonché affidabili garanzie di sicurezza».
«Parole di sostegno da parte del Primo Ministro e una decisione importante - ha proseguito Zelensky - : oggi, in nostra presenza, è stato firmato un accordo per un prestito tra Ucraina e Regno Unito. Un prestito per rafforzare le nostre capacità di difesa, che verrà rimborsato con i proventi dei beni russi congelati. Il denaro verrà destinato alla produzione di armi in Ucraina». «Deve pagare chi ha iniziato la guerra», ha aggiunto.
Ringraziando quindi il Regno Unito «per il grande sostegno fin dall'inizio di questa guerra» ha concluso : «siamo fortunati ad avere partner così strategici e a condividere con loro la stessa visione di ciò che la fiducia nel futuro dovrebbe significare».
23:20
23:20
Starmer abbraccia Zelensky: «Con voi fino alla fine»
Messo ieri brutalmente alla porta dal presidente americano Donald Trump, al culmine di un furibondo diverbio in favore di telecamere, il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha riattraversato l'oceano per anticipare di un giorno il faccia a faccia col premier britannico Keir Starmer.
Ossia con il capo del governo del paese storicamente più vicino agli USA fra i partner occidentali, ma anche più vicino agli sforzi militari di Kiev in questi tre anni di guerra con la Russia di Vladimir Putin, previsto in origine poco prima dell'inedito summit di domani alla Lancaster House sulla difesa comune europea.
A Londra è stato ricevuto con tutt'altra accoglienza dal primo ministro laburista di Sua Maestà, fra abbracci, sorrisi, un insistito «very very welcome» e attestazioni di fedeltà a un sostegno «incrollabile» all'Ucraina fino alla fine. Nonché dall'annuncio di un incontro fuori programma anche con re Carlo III, eccezione cerimoniale all'insegna del rispetto.
Ma soprattutto, dopo il bilaterale di Downing Street, con l'annuncio di un nuovo mega-prestito pluriennale britannico all'Ucraina da 2,26 miliardi di sterline (2,57 miliardi di franchi): sonante messaggio di sfida agli USA e di concreto incoraggiamento agli alleati europei.
«Sono felice di avere amici e partner come voi», ha reagito con espressione di sollievo l'ospite. Verso il quale non è mancata tuttavia la garbata sollecitazione - anticipata al «caro Volodymyr» attraverso gli schermi della BBC dal segretario generale della NATO Mark Rutte, ancor prima che da sir Keir - a valutare un passo indietro: per «riparare» in un modo o nell'altro «i rapporti con Donald Trump e con l'amministrazione americana», nel nome della volontà proclamata di ricomporre una qualche unità «fra USA, Ucraina ed Europa», indicata come premessa necessaria di «una pace giusta e duratura».
Richiami a cui Zelensky aveva risposto già nelle ore precedenti provando ad abbassare i toni, ma senza chinare il capo dopo l'umiliazione subita ieri nello Studio Ovale sotto gli occhi di una sterminata platea globale, oltre che di leader amici e nemici. «Il sostegno del presidente Trump è cruciale per noi», ha ammesso, twittando dal suo profilo X a margine del viaggio fra Washington e Londra, dopo aver atteso per un'ora - come si è appreso solo oggi - di poter essere riammesso ieri a riprendere il colloquio con «The Donald» una volta esaurita la sfuriata del presidente; e magari anche di firmare il cosiddetto accordo sulle terre rare. Salvo essere di fatto cacciato via dal segretario di Stato Marco Rubio.
Trump «vuole mettere fine alla guerra» ed è «comprensibile» che voglia dialogare con il presidente russo Putin, gli è poi venuto incontro, non senza aggiungere che «nessuno vuole la pace più di noi». E quindi ricordare come gli USA abbiano sempre «parlato di una pace attraverso la forza».
Non ha del resto raccolto le intimazioni americane a scusarsi con il nuovo padrone della Casa Bianca, affermando in un'intervista a FOX di non ritenere di «dover chiedere scusa a nessuno»; e, anzi, rivendicando l'utilità di «essere onesti e diretti sui nostri obiettivi comuni».
Invece delle scuse, si sono moltiplicati a decine i suoi «grazie» - quei grazie che il vicepresidente JD Vance gli aveva rinfacciato di non voler pronunciare - all'indirizzo sia dell'America, «per l'aiuto vitale che ha contribuito a farci sopravvivere» a tre anni di guerra, sia dello stesso Donald Trump.
Ma i ringraziamenti da soli non bastano, mentre da Washington rimbalza addirittura la minaccia di un'interruzione tout court delle forniture belliche e di tutto il sostegno a Kiev, senza il quale - a meno di miracoli da parte dell'Europa - il destino dell'Ucraina potrebbe essere segnato in tempi ancor più brevi di quanto s'intravveda al momento.
E mentre lo sforzo dei leader in arrivo a Londra per una riunione dal formato mai sperimentato prima (con Francia, Germania, Italia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Romania, Turchia e Canada accanto a Regno Unito e Ucraina, oltre ai vertici di NATO e UE) resta incagliato dietro il nodo delle «garanzie di sicurezza» americane. Quelle garanzie - insostituibili per rassicurare davvero Kiev da future ipotetiche mire russe - su cui il «no» di Trump appare in queste ore più granitico che mai.
22:58
22:58
Trump chiude i rubinetti, «stop agli aiuti a Kiev»
Quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha varcato la soglia della Casa Bianca per l'incontro con il suo omologo americano Donald Trump sapeva che il flusso di armi e attrezzature militari dagli Stati Uniti si era sostanzialmente fermato da 50 giorni. Certo non poteva immaginare che quando avrebbe lasciato la residenza la situazione per le forniture dell'Ucraina sarebbe stata ancora più disperata e il rischio che il commander-in-chief blocchi qualsiasi forma di supporto a Kiev - militare o indiretto - più concreto che mai.
Secondo quanto riferito da fonti dell'amministrazione al «Washington Post», dopo l'incidente nello Studio Ovale il presidente americano sta seriamente valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari in corso verso l'Ucraina, incluse quelle già approvate dalla precedente amministrazione.
La decisione riguarderebbe miliardi di dollari di radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di essere inviati a Kiev con conseguenze catastrofiche sulle capacità di difesa delle forze di Zelensky.
Stando ai dati del Pentagono, restano ancora circa 3,85 miliardi di dollari di armi della somma che il Congresso ha autorizzato a prelevare dalle scorte del Dipartimento della difesa. Una cifra che, nei piani di Joe Biden, avrebbe coperto Kiev per altri sei mesi, dopo i quali sarebbe stato compito dell'Europa ed altri paesi continuare da soli a contribuire alla resistenza degli ucraini contro l'aggressione della Russia.
Ora il suo successore potrebbe decidere di bloccare anche quest'ultima tranche. Non solo. Il presidente americano starebbe considerando la possibilità di porre fine anche al sostegno indiretto fornito dagli Stati Uniti, che comprende ad esempio finanziamenti militari, condivisione di intelligence, addestramento di truppe e piloti ucraini e la direzione del Gruppo di contatto che gestisce gli aiuti internazionali nella base militare statunitense di Ramstein, in Germania.
Se i piani dovessero realizzarsi si tratterebbe dell'abbandono totale di una nazione partner in difficoltà dopo tre anni nei quali ingenti spedizioni di armi ed equipaggiamenti militari americani venivano annunciati da Washington all'incirca ogni due settimane.
D'altra parte l'epilogo del colloquio alla Casa Bianca lascia poche speranze. All'indomani dello scontro fonti informate hanno rivelato ad Axios che Zelensky e la sua delegazione hanno aspettato in un'altra stanza per circa un'ora, sperando ancora di firmare l'accordo sui minerali, prima di essere accompagnati alla porta dal segretario di Stato Marco Rubio e dal consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz. Saltato anche l'accordo sulle terre rare, la situazione di Kiev è sempre più critica.
Non era un mistero che con il ritorno di Trump gli aiuti all'Ucraina rischiavano di ridursi drasticamente. Già alla fine di ottobre 2023, un anno prima della vittoria del tycoon alla elezioni, lo speaker della Camera Mike Johnson ha iniziato ad avvertire che avrebbe bloccato ulteriori finanziamenti.
Poi il repubblicano ha allentato la presa e ha quasi rischiato il suo posto a Capitol Hill per spingere sull'approvazione di un nuovo pacchetto da 60 miliardi di aiuti militari, il 20 aprile 2024, mentre le truppe del Cremlino avanzavano e le scorte di armi degli ucraini diminuivano.
Dopo l'incredibile scontro tra Trump e Zelensky, Johnson è stato uno dei primi ad esprimere sulle reti sociali la sua gratitudine nei confronti del tycoon. «Grazie al presidente Trump, i giorni in cui l'America veniva sfruttata e non rispettata sono finiti». Da un momento all'altro potrebbero finire anche gli aiuti all'Ucraina.
22:57
22:57
Ucraina: dal Regno Unito un nuovo prestito da 2,26 miliardi di sterline
Il Regno Unito ha annunciato lo stanziamento di un prestito di ulteriori 2,26 miliardi di sterline (circa 2,57 miliardi di franchi), da spalmare nei prossimi anni, all'Ucraina per sostenerla di fronte alle conseguenze della guerra con la Russia.
Lo ha reso noto il governo di Londra dopo l'incontro di oggi a Downing Street fra il premier Keir Starmer e il presidente Volodymyr Zelensky seguito alla rottura del presidente americano Donald Trump con quest'ultimo.
L'accordo verrà sottoscritto domani dai due titolari delle finanze, il ministro ucraino Sergii Marchenko e la cancelliera dello Scacchiere britannica Rachel Reeves.
22:52
22:52
Ucraina: l'affondo di Mosca, «Zelensky da Trump una debacle»
Mosca batte il ferro finché è caldo, soprattutto se il ferro si chiama Volodymyr Zelensky. E dopo il clamoroso assist offerto dal presidente americano Donald Trump nello scontro senza precedenti nello Studio ovale, la dirigenza russa continua ad attaccare il leader ucraino e il suo viaggio a Washington, definendolo «un completo fallimento politico e diplomatico del regime di Kiev».
Le parole al veleno sono ancora una volta di Maria Zakharova: «con il suo comportamento disgustosamente maleducato durante la permanenza a Washington, Zelensky ha dimostrato di essere una minaccia molto pericolosa per la comunità mondiale in quanto irresponsabile guerrafondaio», ha affermato la portavoce del ministero degli esteri russo, tra le prime a commentare ieri sera il drammatico scontro tra Trump e Zelensky, dando man forte al tycoon e al suo vicepresidente JD Vance.
L'affondo della funzionaria russa non risparmia gli alleati dell'Unione europea: «il duro rimprovero - senza precedenti nella storia della politica e della diplomazia internazionale - che il presidente degli Stati Uniti ha rivolto a Zelensky alla Casa Bianca è l'ennesima prova della debolezza politica e dell'estrema degradazione morale di quei leader europei che continuano a sostenere Zelensky, che ha perso il contatto con la realtà», ha affermato.
Zakharova ha quindi accusato il leader ucraino di essere «ossessionato dalla continuazione» della guerra e ha ribadito che gli obiettivi della Russia in Ucraina «restano invariati», vale a dire la «smilitarizzazione» e la «denazificazione» del paese e il «riconoscimento delle realtà esistenti sul territorio».
La Russia «ha parlato ripetutamente a tutti i livelli dell'inadeguatezza, della corruzione e della mancanza di collaborazione di Zelensky. È stato il regime di Kiev a rifiutare la continuazione dei colloqui su un accordo politico-diplomatico nella primavera del 2022 e a usare bugie e manipolazioni per giustificare la continuazione delle ostilità e ricevere aiuti militari e finanziari occidentali», è la ricostruzione della portavoce di Serghei Lavrov.
All'indomani dell'impietoso scontro alla Casa Bianca, tutti gli analisti sono concordi nel ritenere che l'ultima visita di Zelensky a Washington abbia rappresentato un disastro per l'Ucraina e un trionfo per la Russia di Vladimir Putin, che intanto rimane in silenzio e si gode lo spettacolo.
E c'è chi si spinge a suggerire che quanto accaduto alla Casa Bianca sia stato un agguato premeditato, capeggiato dal vicepresidente Vance.
Così, mentre il presidente ucraino prova in pubblico a salvare il salvabile offrendo ringraziamenti multipli a Trump e a tutti gli USA, da Kiev giunge voce che qualcosa potrebbe davvero essersi spezzato tra i due paesi: l'Ucraina ora crede che Trump e Vance stiano «apertamente giocando con la Russia», ha affermato una fonte della presidenza ucraina all'AFP.
Nel frattempo, se gli ucraini si stringono attorno al loro presidente, dall'altra parte del confine - e del fronte - i russi gongolano insieme ai loro dirigenti del Cremlino: «è stato piacevole che Zelensky abbia ricevuto un tale rimprovero alla Casa Bianca», ha detto l'assistente sociale Galina Tolstykh parlando all'AFP nel centro di Mosca.
«Trump ha detto una cosa molto vera, che l'Ucraina non ha carte vincenti in mano», gli ha fatto eco Fyodor, cameriere di vent'anni. «A parte la firma di un accordo di pace e la firma di un cessate il fuoco, non hanno molte opzioni».
20:44
20:44
Eliseo: «Macron ha parlato a Trump e a Zelensky»
Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato con i suoi omologhi americani Donald Trump e ucraino Volodymyr Zelensky dopo il diverbio tra i due leader ieri alla Casa Bianca. Lo ha annunciato l'Eliseo.
Macron si è inoltre intrattenuto con il premier britannico Keir Starmer, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e il segretario generale della NATO Mark Rutte per preparare il vertice che riunirà domani a Londra una quindicina di leader europei per riaffermare il sostegno a Kiev.
In un'intervista a «La Tribune Dimanche» Macron ha invitato Trump e Zelensky «alla calma, al rispetto e al riconoscimento».
20:18
20:18
Ucraina: l'Europa serra le file, a Londra prove di unità
Riannodare i fili dell'unità, non solo europea ma anche occidentale, dopo la clamorosa rottura in diretta tv tra i presidenti americano Donald Trump e ed ucraino Volodymyr Zelensky, con la consapevolezza che l'ordine mondiale, stabilito dopo la Seconda guerra mondiale, sia ormai al tramonto. E trovare una linea comune prima possibile su una strategia per difendere l'Ucraina, minacciata sinora da Mosca, e ora anche dall'ostilità americana. È la priorità delle convulse consultazioni delle ultime ore tra le cancellerie in vista del summit convocato domani a Londra dal premier Keir Starmer.
Ma c'è chi non ci sta. Contro il vertice, in programma dalle 14.00 alla Lancaster House, a pochi passi da Buckingham Palace, si sono già schierati i Patrioti europei, fermamente allineati con Washington: «a Londra si riuniranno coloro che vogliono che questa guerra continui, leader che non risparmiano né vite né miliardi quando si tratta di prolungare il conflitto», ha fatto sapere il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó. E il premier Viktor Orban è tornato a chiedere che l'UE segua gli USA e avvii colloqui diretti con il presidente russo Vladimir Putin per la pace in Ucraina.
Malgrado le bordate magiare, il meeting, seppure informale, ha assunto un carattere storico: l'Europa si rende conto che si trova all'ultima spiaggia dopo i radicali sconvolgimenti geopolitici delle ultime settimane.
Per la prima volta, dopo Yalta, i vertici delle istituzioni comunitarie, della NATO ai leader dei principali paesi europei fino alla Turchia (che domani ribadirà l'offerta di Ankara di ospitare i colloqui di pace) e al Canada, saranno chiamati a elaborare una nuova strategia non solo politica, ma anche militare, in assoluta autonomia, senza poter più contare su qualcosa che è sempre stato scontato: l'appoggio incondizionato degli Stati Uniti.
Ma anche tra gli ospiti del premier inglese, non tutti hanno la stessa idea sul modo con cui gestire i rapporti con Trump. La responsabile della diplomazia dell'UE, l'estone Kaja Kallas, non è disponibile a porgere l'altra guancia rispetto alle ripetute sberle americane: «Il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Sta a noi europei raccogliere questa sfida», la sintesi del suo pensiero.
Sul fronte opposto l'Italia: la premier Georgia Meloni tenacemente per mesi ha tenuto aperto uno spiraglio al confronto transatlantico. E anche oggi spera che la sua richiesta di un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati, trovi in terra britannica orecchie attente.
Proposta sinora accolta con freddezza da Bruxelles. Per un portavoce si tratta di un'idea prematura: «Ora c'è Londra, poi il 6 marzo il Consiglio europeo straordinario sull'Ucraina e la difesa europea», il suo laconico commento al riguardo.
In mezzo Francia e Inghilterra, le due potenze nucleari occidentali, i cui leader hanno già fatto visita al tycoon cercando autonomamente di aprire una linea di dialogo privilegiata con la nuova amministrazione, ma con risultati deludenti. E la Germania del futuro cancelliere Friedrich Merz pronta a riprendersi un ruolo di primo piano al livello globale. La ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock ha chiesto che il prossimo consiglio decida «massicci investimenti nella comune capacità di difesa europea», appoggiando la flessibilità nel Patto.
Detto questo vedremo come il summit di Londra reagirà con passi concreti alla ruvidezza con cui Trump ha cacciato Zelensky dalla Casa Bianca. Come nel suo celebre reality show «The Apprentice», il tycoon ha di fatto «licenziato» in malo modo Zelensky, andato via «no meal, no deal», senza cena e senza accordo sulle terre rare. Per anni Trump ha urlato «you are fired» in tv, e ieri ha fatto più o meno lo stesso con il leader ucraino.
Ma «licenziare» Zelensky vuol dire tagliare i ponti con gli alleati storici degli States, una svolta radicale mai vista dai tempi di Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill, abbandonare la Vecchia Europa, sempre più in balia da quello che in tanti ormai chiamano il G3, USA-Russia-Cina.
Uscire dal quell'angolo dove gli imperialismi nuovi e vecchi vogliono cacciarla, riuscire a fare da sola sul piano militare ed economico, sarà il faticoso obiettivo del vertice di Londra e dei leader europei nel prossimo futuro.
19:42
19:42
Starmer a Zelensky: «Resteremo con voi fino alla fine»
Poco prima di iniziare il bilaterale con Volodymyr Zelensky, il premier britannico Keir Starmer ha detto al leader ucraino che Kiev «ha il pieno appoggio del Regno Unito e noi resteremo con voi e l'Ucraina finché sarà necessario».
Egli ha aggiunto che Londra ha una determinazione «assoluta» e «incrollabile» per raggiungere «ciò che entrambi vogliamo, ovvero una pace duratura per l'Ucraina basata su sovranità e sicurezza». Zelensky ha ringraziato Starmer per il sostegno.
All'arrivo a Downing Street, il premier ha «deliberatamente» camminato verso Zelensky che ha poi abbracciato, un gesto letto dai media come un messaggio agli USA.
Starmer ha insistito sull'obiettivo di una pace giusta e duratura da perseguire con «incrollabile determinazione» e ha confermato che Zelensky vedrà anche re Carlo III.
18:12
18:12
Zelensky a Londra domani vede anche re Carlo
Incontro anche con re Carlo III a Londra in queste ore per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a margine del faccia a faccia con il premier britannico Keir Starmer. Lo riferisce la BBC, sottolineando il rilievo cerimoniale dato volutamente dal Regno Unito dopo l'umiliazione inflitta a Zelensky dal presidente americano Donald Trump a Washington.
Il presidente ucraino sarà ricevuto dal sovrano domani mattina, secondo fonti di palazzo citate dall'emittente britannica, prima del vertice con una quindicina di leader sulla sicurezza di Kiev e dell'Europa presieduto da Starmer alla Lancaster House nel primo pomeriggio.
Oggi invece è in agenda il bilaterale fra Zelensky e Starmer a Downing Street, anticipato di un giorno rispetto ai programmi iniziali sulla scia di quanto accaduto ieri alla Casa Bianca.
17:41
17:41
Ucraina: al vertice di Londra ci sarà anche il Canada
Il vertice di Londra sull'Ucraina e sulla difesa comune europeo di domani si allarga anche oltre i confini dell'Europa, sullo sfondo del clima ormai da riunione di emergenza dell'appuntamento, destinato a svolgersi sotto l'ombra delle immagini shock dello scontro di ieri alla Casa Bianca fra il presidente americano Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Lo riferiscono fonti diplomatiche inserendo all'ultimo minuto nella lista dei paesi convocati dal premier britannico Keir Starmer anche il Canada.
L'elenco completo aggiornato dovrebbe includere i leader di Ucraina, Francia, Germania, Italia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Romania e appunto Canada; oltre al ministro degli esteri turco Hakan Fidan, al segretario generale della NATO Mark Rutte e ai presidenti della Commissione e del Consiglio europeo Ursula von der Leyen e Antonio Costa.
Confermati da parte del padrone di casa Starmer due soli bilaterali a margine a Downing Street: il faccia a faccia anticipato ad oggi con Zelensky e quello annunciato per domani mattina con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Confermata pure l'esclusione dei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) le cui diplomazie hanno manifestato grande irritazione, a dispetto del contentino di una videochiamata che il primo ministro britannico prevede di riservare loro separatamente qualche ora prima del vertice. Vertice il cui orario d'inizio resta fissato per le 14.00 nella sede della Lancaster House.
17:10
17:10
Mosca: «Kiev ha tentato un attacco al TurkStream a Krasnodar»
Le forze armate ucraine hanno tentato di attaccare la stazione di compressione del TurkStream nella regione russa di Krasnodar per «interrompere le forniture di gas all'Europa». Lo ha affermato il ministero della difesa russo in una nota diffusa da Ria Novosti.
«Nella notte del 28 febbraio, sullo sfondo del viaggio di V. Zelensky a Washington, il regime di Kiev, al fine di interrompere le forniture di gas ai paesi europei, ha tentato un altro attacco all'infrastruttura della stazione di compressione Russkaya nel villaggio di Gai-Kodzor (Territorio di Krasnodar ), che fornisce gas tramite il gasdotto TurkStream, utilizzando tre droni di tipo aeronautico», ha affermato il ministero.
16:50
16:50
Rutte: «Ho chiesto a Zelensky di ricucire con Trump»
Il segretario generale della NATO Mark Rutte ha dichiarato di aver chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di «riparare» i suoi rapporti con il presidente americano Donald Trump dopo lo scontro di ieri alla Casa Bianca.
«Quello che ho detto al presidente Zelensky è: credo, caro Volodymyr, che tu debba trovare un modo per riparare i tuoi rapporti con Donald Trump e l'amministrazione americana», ha detto Rutte alla BBC. «Dobbiamo unirci, Stati Uniti, Ucraina ed Europa, per portare una pace duratura in Ucraina».
16:46
16:46
Ginevra e Zurigo: oppositori russi manifestano contro la guerra
Circa cinquanta oppositori russi si sono riuniti questo pomeriggio sulla Place des Nations a Ginevra per chiedere la fine della guerra in Ucraina e del regime autoritario di Vladimir Putin. Anche a Zurigo un'analoga manifestazione ha riunito una ventina di persone.
Le manifestazioni si inseriscono in una giornata mondiale di azione degli oppositori russi al conflitto che ha interessato diverse città. Secondo un fotografo di Keystone-ATS, la manifestazione davanti al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra ha riunito una cinquantina di persone.
«Ci alziamo per denunciare con fermezza la propaganda di Putin, che mente quando afferma che i russi sostengono all'unanimità la sua guerra in Ucraina. Siamo la voce di coloro che sono stati messi a tacere in Russia sotto la minaccia di una brutale repressione», si legge in un comunicato di Russia Futura - Svizzera.
A Zurigo, una ventina di persone hanno manifestato sulla Europaplatz, vicino alla stazione centrale, ha dichiarato a Keystone-ATS Andrey Lipattsev, membro del comitato della stessa organizzazione. La richiesta principale è il rilascio dei prigionieri politici in Russia.
Gli oppositori hanno formulato quattro richieste prioritarie. Chiedono che il presidente russo Vladimir Putin «fermi immediatamente la guerra in Ucraina, ritiri le truppe russe dall'Ucraina e si dimetta». Chiedono poi alla comunità internazionale di «sostenere l'Ucraina nella sua lotta contro il regime criminale russo e di tagliare i legami economici con esso».
Chiedono pure alla comunità internazionale di «includere il rilascio dei prigionieri politici russi tra le condizioni per un eventuale cessate il fuoco in Ucraina e di offrire asilo ai russi che fuggono dalla repressione e dal servizio di leva». Infine, gli oppositori russi chiedono alla Svizzera di «unirsi al regime di sanzioni globali dell'UE contro i responsabili delle violazioni dei diritti umani».
16:07
16:07
Orban: «L'UE segua gli USA e apra colloqui diretti con la Russia»
Il premier ungherese Viktor Orban ha invitato l'Unione europea ad aprire colloqui diretti con la Russia per porre fine alla guerra in Ucraina e ha segnalato che si opporrà a un accordo a livello di blocco sul conflitto in un prossimo vertice. Lo si legge in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa.
Orban propone di «non tentare di adottare conclusioni scritte sull'Ucraina» al vertice dei leader dei Ventisette del 6 marzo dedicato alla difesa europea, segnalando «differenze strategiche» sul dossier che «non possono essere colmate con la stesura del testo o la comunicazione».
«Sono convinto che l'Unione europea - seguendo l'esempio degli Stati Uniti - dovrebbe avviare discussioni dirette con la Russia per un cessate il fuoco e una pace sostenibile in Ucraina», scrive il premier, definendo questo approccio «non conciliabile con quello riflesso nella bozza di conclusioni».
In alternativa, Orban propone di «limitare le conclusioni scritte al richiamo e al sostegno della risoluzione 2774 (2025) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottata il 24 febbraio» sostenendo che tale risoluzione «segna una nuova fase nella storia del conflitto e rende irrilevante tutto il precedente linguaggio concordato dal Consiglio europeo».
«Il tentativo di adottare conclusioni scritte da parte del Consiglio europeo sull'Ucraina - avverte - darebbe l'immagine di un'Unione europea divisa.»
14:08
14:08
Mosca: «La visita di Zelensky negli USA un completo fallimento»
«La visita di (Volodymyr) Zelensky negli Stati Uniti è stato un completo fallimento» ha dichiarato in una nota la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «La visita del capo del regime neonazista, V. Zelensky a Washington è un completo fallimento politico e diplomatico del regime di Kiev», ha detto la portavoce di Sergei Lavrov. «Il presidente ucraino è ossessionato dalla continuazione» del conflitto ucraino. «Gli obiettivi di Mosca in Ucraina sono rimasti invariati» ha concluso Zakharova.
14:07
14:07
I media cinesi: «La lite Trump-Zelensky ha messo a nudo i calcoli egoistici dell'amministrazione Trump»
Oltre alla sorpresa per la durissima lite tra leader avvenuta in maniera inconsueta davanti ai media, lo scontro di venerdì alla Casa Bianca tra i presidenti americano Donald Trump e ucraino Volodymyr Zalensky ha «messo a nudo i calcoli egoistici, confezionati come ''protezione per la pace'', dell'amministrazione Trump».
I media statali cinesi hanno avuto giudizi pesanti sulla vicenda, rimarcando lo stupore: «Il mondo potrebbe essersi aspettato che ci fossero enormi differenze tra Ucraina e Usa, ma è inaspettato che le parti espongano le differenze con un litigio così aperto», ha scritto il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo.
La visita di Zelensky a Washington, «rivelatasi una farsa», ha mostrato la crisi di fiducia tra Washington e i suoi alleati occidentali, ha rilanciato la CGTN, il canale in lingua inglese del network statale CCTV. Zelensky ha lasciato lo Studio Ovale «senza il tanto chiacchierato accordo sui minerali». Mentre i leader europei, tra cui quelli di Germania, Francia, Italia e Regno Unito, si sono affrettati a sostenere Zelensky, alcuni parlamentari USA hanno aspramente criticato l'Ucraina per la mancanza di rispetto agli Stati Uniti.
«È vero che promettendo di porre fine alla crisi in 24 ore, Trump ha intrapreso azioni ''concrete'', tenendo ''buoni colloqui'' con la controparte russa Vladimir Putin, estesi impegni ad alto livello con Mosca in Arabia Saudita e l'incontro di venerdì con Zelensky. Ma questi sforzi sono davvero per la pace?». Trump, ignorando le richieste di Kiev sulle garanzie per la sicurezza, ha spinto per l'accesso alle risorse minerarie dell'Ucraina puntando a recuperare «i soldi USA dopo anni di aiuti militari al Paese, non la pace regionale». Attraverso queste manovre, il tycoon ha mostrato la sua «arte dell'accordo» nel fare pressione sull'Ucraina perché rispettasse le sue richieste. Senza dimenticare «i profitti che gli Stati Uniti hanno ricavato dalle sanzioni occidentali anti-Russia», con Washington che ha «preso il primo posto di fornitore europeo di gas naturale liquefatto (GNL) dallo scoppio del conflitto» a prezzi più alti della Russia.
Il China Daily, invece, ha ricordato la solidarietà e il sostegno dei leader europei a Zelensky, con la richiesta di una pace giusta e duratura.
13:24
13:24
Zelensky: «Gli Stati Uniti restano un partner strategico dell'Ucraina»
«A dispetto del dialogo duro», gli Stati Uniti restano «un partner strategico dell'Ucraina»: lo ha affermato il presidente Volodymyr Zelensky sul suo profilo X a margine dell'arrivo a Londra, per un incontro bilaterale anticipato a oggi con il premier britannico Keir Starmer – dopo lo scontro di ieri alla Casa Bianca – prima del vertice paneuropeo di domani. Zelensky ha poi ribadito di essere «molto grato agli Stati Uniti per tutto il sostegno ricevuto, in particolare nei tre anni di guerra con la Russia». E ha rivolto un «grazie» a Trump. Ma ha anche insistito che occorre essere «onesti e diretti per capire i nostri obiettivi condivisi».
Zelensky ritiene «comprensibile» che l'amministrazione di Donald Trump voglia dialogare con il leader russo del Cremlino. Il presidente ucraino ha tuttavia aggiunto che «gli Stati Uniti hanno sempre parlato di una pace» da raggiungere «attraverso la forza» E ha poi ribadito: «Insieme possiamo compiere passi forti contro Putin». E ancora: «Siamo pronti a firmare l'accordo sui minerali, e sarà il primo passo verso le garanzie di sicurezza. Ma non è abbastanza, e abbiamo bisogno di più di questo. Un cessate il fuoco senza garanzie di sicurezza è pericoloso per l'Ucraina. Stiamo combattendo da 3 anni, e il popolo ucraino deve sapere che l'America è dalla nostra parte».
Qui l'articolo completo: «Per l'Ucraina è cruciale avere il sostegno di Donald Trump».
13:21
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Zelensky anticipa il bilaterale con Starmer a oggi pomeriggio
Anticipato a oggi pomeriggio il bilaterale tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro britannico Keir Starmer, alla vigilia del vertice di una dozzina di leader europei a Londra.
«Il primo ministro e il presidente Zelensky si incontreranno a Downing Street questo pomeriggio», ha detto un funzionario, dopo che i media britannici hanno diffuso le immagini di un aereo ucraino che atterra in un aeroporto a nord di Londra.
12:59
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Keller-Sutter: «La Svizzera è interessata a una pace giusta in Ucraina»
Dopo l'incontro-scontro di ieri fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter ha ribadito l'impegno della Svizzera per una pace giusta in Ucraina.
«La Svizzera rimane fermamente impegnata a sostenere una pace giusta e duratura, condannando al contempo l'aggressione della Russia contro uno Stato sovrano», ha scritto Keller-Sutter sulla piattaforma online X.
Nella sua attuale veste di segretario generale del Consiglio d'Europa, anche l'ex consigliere federale Alain Berset ha dato il suo sostegno a Kiev. «Il Consiglio d'Europa è al fianco del popolo ucraino. Consolidare la pace, la sicurezza democratica, la stabilità e la prosperità in Europa. Questo è ciò che stiamo facendo. Il popolo ucraino può contare su questo», ha scritto Berser su X.
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«Nella notte 154 droni russi contro l'Ucraina»
Le forze russe hanno attaccato l'Ucraina la notte scorsa con 154 droni di vario tipo, 103 dei quali sono stati abbattuti dalle difese aeree di Kiev e 51 droni-esca sono caduti in aree aperte: lo ha reso noto su Telegram l'Aeronautica militare ucraina.
I velivoli senza pilota distrutti sono stati intercettati nelle regioni di di Kharkiv, Poltava, Sumy, Kiev, Chernihiv, Cherkasy, Kirovohrad, Dnipropetrovsk, Donetsk, Kherson, Odessa e Mykolaiv.
08:14
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Trump: «L'Ucraina deve essere guidata da chi è pronto per la pace»
«Non importa chi guiderà l'Ucraina, purché questa persona sia pronta a risolvere pacificamente il conflitto con la Russia» ha detto Donald Trump a margine dello scontro senza precedenti nello Studio Ovale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Zelensky potrebbe essere in grado di partecipare a una risoluzione pacifica del conflitto. «Forse può fare la pace. Forse non può. Ma ho bisogno di qualcuno che possa risolvere il problema pacificamente», ha aggiunto il tycoon.
Secondo il presidente USA, Zelensky «dovrebbe solo dire che vuole la pace. Invece - ha concluso - se ne esce e non dice altro che cose negative su Putin. Non ho bisogno che questa guerra continui». Più conciliante Zelensky: allontanato dalla Casa Bianca dopo la lite, ringrazia gli USA «ma non pensa di doversi scusare», come invece lo sollecita a fare il segretario di Stato americano Marco Rubio. «Solo gli ucraini possono decidere se io debba fare un passo indietro o no», ha detto Volodymyr Zelnsky in un'intervista a Fox News. «Gli americani scelgono il presidente, gli ucraini scelgono il loro. Funziona così», ha dichiarato il leader di Kiev.
E ora Trump sta valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari in corso verso l'Ucraina.
08:11
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Rubio: «Zelensky si scusi dopo lo scontro con Trump»
Il segretario di Stato americano Marco Rubio, intervistato dalla CNN, ha chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di scusarsi dopo il violento scontro avvenuto con il presidente Donald Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca.
«Il leader ucraino - ha affermato il capo della diplomazia americana - dovrebbe scusarsi per averci fatto perdere tempo in un incontro che è finito in questo modo».
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dal canto suo non ritiene possibile discutere di garanzie di sicurezza per l'Ucraina finché non si raggiunge un accordo di pace, ha ribadito Rubio. «Perché dovrei parlare di garanzie di sicurezza per l'Ucraina? Lasciatemi prima ottenere un accordo di pace». Questa, secondo Rubio, la posizione di Trump. «Ciò non significa - prosegue, riferendo, il capo della diplomazia USA - che le garanzie non possano essere stipulate come parte di quella negoziazione, ma è necessario avere un accordo. Quale pace c'è da garantire se prima non si ha un accordo di pace?».
Affinché il conflitto finisca è innanzitutto necessario chiarire i requisiti di entrambe le parti, ha osservato Rubio. «Di cosa hanno bisogno i russi? Di cosa hanno bisogno di vedere per smettere di combattere? Di cosa hanno bisogno gli ucraini per smettere di combattere? E poi, una volta che hai tutto questo a disposizione, puoi decidere il passo successivo e cosa dobbiamo fare per assicurarci che ciò non accada mai più, che non accada tra due anni, tre anni, cinque anni», ha affermato Rubio. «Non credo - ha detto ancora il segretario di Stato Usa - che il presidente Trump sia interessato a un cessate il fuoco di un anno. Non credo che sia interessato a un cessate il fuoco di sei mesi. Vuole che questa la guerra finisca».
08:10
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Il punto alle 8
A poche ore dallo scontro senza precedenti nello Studio Ovale tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky i due presidenti continuano a sembrare su opposizioni opposte. Da una parte il commander-in-chief ha continuato ad attaccare il leader di Kiev accusandolo di «voler continuare a combattere» dall'altra l'ucraino si è presentato per un'intervista sulla rete conservatrice Fox News e ha cercato toni più conciliatori, mantenendo comunque ferma la posizione che senza garanzie sulla sicurezza non si può arrivare a nessun accordo.
«Sono molto grato agli Stati Uniti per il loro sostegno. Ci avete aiutato a sopravvivere», esordisce Zelensky rispondendo alle accuse di Trump e del suo vice JD Vance di essere stato «ingrato» e rivolgendosi direttamente «al popolo americano» e «al Congresso». Il presidente ucraino non pensa di doversi scusare con il presidente per l'acceso scambio alla Casa Bianca anche se riconosce che si sia trattato di «un brutto momento». «Certe conversazioni non andrebbero fatte davanti ai media, con tutto il rispetto per la democrazia», dice. Ammette che «senza l'aiuto americano sarà molto difficile respingere la Russia» e sottolinea più volte nel corso dell'intervista che l'Ucraina non vuole perdere la partnership con Washington. Ma ha bisogno di garanzie sulla sicurezza. «Nessuno vuole la pace più di noi», assicura «ma una tregua senza garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti è un tema molto delicato per la mia gente». Quanto al rapporto di Trump con Vladimir Putin, Zelensky cerca di trovare i toni giusti per dire che preferirebbe che il presidente americano non stesse «nel mezzo», com ha detto lo stesso tycoon nello Studio Ovale, ma «più dalla parte dell'Ucraina» perché è la Russia che «ci ha portato la guerra in casa». Il presidente ucraino ha anche toccato il tema delle sue dimissioni, chieste a gran voce dal senatore repubblicano Lindsey Graham, una volta suo grande sostenitore. «Solo gli ucraini possono decidere se io debba fare un passo indietro o no, gli americani votino il loro presidente». Alla fine del colloquio Zelensky si è detto «certo» che il rapporto con Trump si possa ricucire. «La nostra è una relazione storica tra due popoli».
Prima che l'intervista andasse in onda The Donald in partenza per Mar-a-Lago ha usato toni molto più duri nei confronti del suo interlocutore accusandolo di voler continuare a «lottare, lottare, lottare» e di aver «sopravvalutato le carte in suo possesso». Per tornare al tavolo delle trattative, è stato l'avvertimento del tycoon, il presidente ucraino «deve dirmi che vuole la pace, che non vuole fare la guerra più», ha aggiunto dicendo di voler un cessate-il-fuoco subito. Intanto un funzionario dell'amministrazione ha riferito al Washington Post che il commandr-in-chief sta valutando la possibilità di interrompere tutte le spedizioni di aiuti militari in corso verso l'Ucraina. La decisione riguarderebbe miliardi di dollari di radar, veicoli, munizioni e missili in attesa di essere inviati nel Paese.