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La Capitol Rotunda al completo: il tycoon inizia ufficialmente il suo secondo mandato quadriennale – Le anticipazioni del suo discorso: «Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale» – TUTTI GLI AGGIORNAMENTI
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18:02
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JD Vance ha giurato come vicepresidente
JD Vance ha giurato come vicepresidente degli Stati Uniti davanti al giudice della Corte Suprema Brett Michael Kavanaugh. Con i suoi 40 anni, è uno dei più giovani numero due della Casa Bianca.
17:58
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Biden grazia tutti i suoi familiari
Come ultimo atto della sua presidenza, Joe Biden ha graziato anche il fratello, la sorella e i cognati, sostenendo di averlo fatto per difenderli da «attacchi e minacce incessanti» da parte di Donald Trump e dei suoi alleati.
17:51
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Ovazione a Capitol Hill per l'entrata di Trump
Entrato a sua volta nella rotonda di Capitol Hill, dove fra poco giurerà, Trump è stato accolto dagli applausi dei presenti e da un'ovazione dagli spettatori della Capital One Arena. Nella rotonda sono già presenti il vicepresidente-eletto JD Vance e la moglie Melania.
17:48
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Fischi per gli avversari
Mentre Joe Biden e Kamala Harris sono stati accolti da applausi provenienti da entrambi gli schieramenti politici al momento del loro ingresso nella Capitol Rotunda, alla Capital One Arena di Washington D.C. il pubblico di quasi 20.000 persone che sta assistendo dagli schermi alla cerimonia non è stato altrettanto clemente con gli avversari di Trump. Fischi sono piovuti, in particolare, su Barack Obama, i Clinton e Mike Pence – l'ex braccio destro di Trump che nel 2021 rifiutò di bloccare l'insediamento di Biden. Lo riporta NBC News.
17:37
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«Trump ordinerà di riconoscere solo due sessi»
Tra i primi provvedimenti che Donald Trump dopo l'investitura a presidente degli Stati Uniti firmerà oggi ce ne sarà uno che ordina all'amministrazione federale di riconoscere solo «due sessi»: lo ha anticipato un dirigente dell'amministrazione entrante.
17:27
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Il protocollo della cerimonia
Tradizione, storia, riti ripetuti nei secoli per salutare i nuovi presidenti statunitensi nei loro Inauguration day (giorno dell'investitura) fanno da cornice ad una giornata intensissima, scandita da quasi dodici ore di appuntamenti.
Ecco alcune delle curiosità e dei principali simboli della tradizione che accompagneranno il rientro di Donald Trump nella Stanza ovale della Casa bianca.
Le cinque bandiere
Issate sul colonnato d'ingresso di Capitol Hill sono realizzate a mano da Lucille Rodriguez, a capo di un team di sarte del Dixie Flag and Banner di San Antonio (Texas). Sono grandi 7,5 metri ognuna: due bandiere ai lati sono le Besty Ross, i vessilli a tredici stelle che rappresentano le tredici colonie che si ribellarono alla corona britannica e diedero vita ai primi stati dell'unione nel 1776. A fianco altre due bandiere, questa volta a 27 stelle, a ricordare quando nel 1845 fu aggiunto il 27esimo stato, la Florida, che è anche quello dove risiede il presidente entrante. Al centro, infine, la bandiera a 50 stelle, quella attuale a rappresentare dal 1959, con l'entrata delle Hawaii, gli attuali 50 Stati.
Il menù a tavola
Il menù del pranzo ufficiale che segue il giuramento, alla Statuary Hall del Campidoglio, è rimasto "top secret" fino all'ultimo momento. Ma è scontato che rappresenti le tradizioni della tavola americana, forse con un accenno ai piatti tipici della Florida e dell'Ohio, gli Stati di Trump. Nel 2017, per il suo primo insediamento, furono scelti piatti a base di aragosta del Maine e gamberi del Golfo con crumble di arachidi e salsa allo zafferano oltre a un piatto di manzo Seven Hills Angus alla griglia con cioccolato fondente, gratin di patate e sugo di ginepro. Dall'insalata di Ronald Reagan ispirata alla California all'aragosta del New England di John F. Kennedy, il background dei presidenti si è sempre riflesso sui pranzi inaugurali anche se alcuni furono di bassissimo profilo, come il menù per Franklin D. Roosevelt che nel 1945, con il paese ancora in guerra, prevedeva una normalissima e semplice insalata di pollo.
Le bibbie
Trump giurerà su due volumi. Quello usato da Abraham Lincoln nel 1861 e uno che gli è stato regalato dalla madre nel 1955, subito dopo la fine delle scuole elementari in occasione del giorno dei bambini. Sono le stesse bibbie su cui giurò nel 2017. La bibbia di Lincoln è stata usata anche da Barack Obama per l'insediamento nei suoi due mandati. Storicamente ogni presidente ha la bibbia di famiglia: due sono rimaste famose, quella con cui Lincoln giurò il 4 marzo 1861 (gli era stata regalata poco prima perché la sua non arrivò in tempo) e quella di George Washington, utilizzata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti d'America il 30 aprile 1789. Quest'ultima è stata successivamente utilizzata da diversi presidenti fra i quali Dwight D. Eisenhower (20 gennaio 1953), Jimmy Carter (20 gennaio 1977) e George H. W. Bush (20 gennaio 1989). Anche George W. Bush avrebbe dovuto giurare sulla bibbia di Washington, ma il mal tempo non lo consentì. Il vicepresidente James David Vance (conosciuto come J.D. Vance), il cui giuramento avviene storicamente poco prima delle 12.00 (l'ora in cui scocca quello del presidente eletto) userà invece una bibbia regalatagli dalla madre nel 2003 quando lasciò casa per unirsi ai Marine Corp.
L'usanza del tè
Nella tradizionale accoglienza alla Casa Bianca da parte della coppia presidenziale uscente a quella entrante, è stato consumato il tè a quattro, dopo la messa nella cosiddetta chiesa dei presidenti - la St John's Church di Washington - che ha aperto la giornata dell'Inauguration day. Nella teiera l'American Classic Tea, il tè ufficiale della Casa Bianca dal 1987 ufficialmente designato come bevanda alberghiera della Carolina del Sud, in riconoscimento dell'impegno unico e storico dei suoi proprietari. La tradizione del tè ebbe inizio nel 1837 con i presidenti Martin Van Buren e Andrew Jackson. Nel 2021, tuttavia, Trump non ha invitato Biden per il tè, rompendo la tradizione sulla scia delle roventi polemiche sul risultato elettorale del 2020.
Il trasloco
Mentre nella capitale si susseguivano gli appuntamenti e le cerimonie, alla Casa Bianca iniziava il lavoro di una vera e propria task force che ha avuto poco più di cinque ore per traslocare le valigie e le cose della coppia presidenziale uscente e sistemare i bagagli di quella entrante in quello che gli addetti ai lavori definiscono tradizionalmente "il caos organizzato".
17:24
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2017-2025: le differenze fra primo e secondo insediamento
Tante, tantissime le differenze fra il primo e il secondo insediamento di Trump. Neofita della politica, nel 2017 Trump arrivò alla Casa Bianca del tutto impreparato. Un'inesperienza che, per sua stessa ammissione, lo portò a circondarsi di personale inadeguato alla sua visione politica. «Non conoscevo le persone. Dovevo affidarmi alla gente per avere i nomi», disse due anni fa durante un evento organizzato dalla nonprofit conservatrice Turning Point. Ora, invece «conosco i grandi. Conosco gli intelligenti. Conosco gli stupidi e conosco i deboli». Riflettendo su come le cose siano cambiate, in una recente conferenza stampa il tycoon ha spiegato ai giornalisti: «Faremo un lavoro ancora migliore perché ora abbiamo una quantità enorme di esperienza».
La promessa, chiara, è costruire un'amministrazione a sua immagine e somiglianza. A cominciare dal vicepresidente. L'ultima volta – complice la necessità di costruirsi un sostegno fra i repubblicani, per i quali era un outsider – aveva optato per Mike Pence, personaggio ben conosciuto a Capitol Hill e promotore di una visione conservatrice "ortodossa", quella di Reagan, per intenderci, e dei suoi eredi politici.
Tutto il contrario, ora: Trump ha optato per un convinto MAGA, J.D. Vance, dalla breve carriera come funzionario eletto a Washington: un segnale, hanno fatto notare molti analisti, che Trump è pronto a guidare la Casa Bianca da solo, senza stampelle. E, soprattutto, con un fedelissimo che non gli metta i bastoni fra le ruote, come aveva invece fatto Mike Pence rifiutando di bloccare la certificazione del voto del 2020.
Ma in questi otto anni, dal primo al secondo insediamento, non è cambiata solo l'esperienza del tycoon. Anche le basi politiche sulle quali poggia la nuova presidenza Trump sono senz'altro più solide. A subire una vera e propria rivoluzione è stato proprio il partito repubblicano, nel quale le voci critiche nei confronti del leader di Mar-a-Lago sono state via via purgate. E chi si trovava, prima, a criticare Trump, ora ne è acceso (e onesto?) sostenitore. Calzante l'esempio dello stesso J.D. Vance, che nel 2016 comparò Trump a Hitler. Oggi ne è il braccio destro.
Ma a spianare, davvero, la strada delle mire trumpiane è il fatto che entrambe le camere del Congresso – Senato e Camera dei Rappresentanti – siano attualmente in mano ai repubblicani. Dominio al quale si aggiunge la preponderanza – alla Corte Suprema – dei giudici conservatori fedeli al 78.enne.
L'élite della tecnologia, intanto, si è allineata al presidente entrante. E se negli ultimi anni Trump ha faticato a tenere aperti i propri canali social, ora pare proprio che la presenza web del presidente sia destinata a divenire dominante. Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk, tutti aperti critici di Trump durante il primo mandato, hanno trovato un'intesa con il nuovo leader e parteciperanno all'inaugurazione.
Le foto
Fra gli analisti, qualcuno ha provato a comparare la foto-ritratto inaugurale del 2017 a quella del 2025. Un Trump accigliato ha sostituito quello sorridente. Un segnale? La volontà di mostrare un lato più duro? Secondo il New York Times, persone che hanno studiato le espressioni di Trump nel corso degli anni «affermano che ha assunto una versione di questa posa (il ritratto 2025, ndr) per molto tempo e che lo sguardo intenso si è evoluto dai giorni di "The Apprentice" alla foto segnaletica e poi al pugno alzato dopo l'attentato a Butler».
Certo è che non pochi, appunto, hanno notato la somiglianza fra la foto presidenziale e quella segnaletica.
17:13
17:13
Un tragitto breve, ma lungo
Il tragitto dalla Casa Bianca al Campidoglio non è lungo, ma la limousine presidenziale – che Donald Trump e Joe Biden hanno condiviso – lo ha percorso lentamente. In genere, il percorso di Pennsylvania Avenue è pieno di curiosi che si riuniscono per la parata inaugurale nel tardo pomeriggio. Oggi, con tutte le cerimonie spostate al chiuso e la principale area di osservazione pubblica – e la parata – in un palazzetto dello sport a pochi isolati a nord, la folla era relativamente scarsa. Le persone che hanno sfidato il freddo, tuttavia, hanno accolto il passaggio del corteo con applausi.
16:55
16:55
Trump e Biden arrivati a Capitol Hill
Donald Trump e Joe Biden sono arrivati a Capitol Hill per il giuramento del tycoon. Il patron di Tesla e X Elon Musk, fanno sapere i media americani, sta già attendendo il nuovo presidente nella Capitol Rotunda.
16:49
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Il nodo dell'immigrazione
Prima ancora del giuramento, l'agenda di Trump è già fitta di impegni. Cavallo di battaglia della sua campagna presidenziale, il tema dell'immigrazione sarà fra quelli affrontati nelle ore immediatamente seguenti l'insediamento. Nel corso del suo ultimo comizio da presidente eletto, Trump ha rinnovato la promessa: firmerà «rapidamente gli ordini esecutivi», lanciando «il più aggressivo e ampio sforzo per ripristinare i confini degli Stati Uniti che il mondo abbia mai visto». «Molto preso inizieremo la più grande operazione di deportazione della storia americana», ha aggiunto.
Fra le misure anticipate, Trump prevede di dichiarare un'emergenza nazionale, che sbloccherebbe i finanziamenti federali e corpi militari per aiutarlo a realizzare «piani di messa in sicurezza nel confine». A seguire, il tycoon ha intenzione di riavviare la costruzione di muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. Una delle misure più discusse durante la sua prima presidenza.
Ma non è tutto. Trump ha anche intenzione di iniziare a lavorare per limitare la «cittadinanza per diritto di nascita», lo ius soli. Secondo un dirigente in entrata alla Casa Bianca, Donald Trump emetterà un ordine per mettere fine alla cittadinanza per diritto di nascita per i bambini nati negli Stati Uniti i cui genitori non hanno uno status di immigrazione legale. La legittimità legale di tale mossa, tuttavia, verrà quasi certamente portata davanti alla Corte Suprema e necessiterà di un emendamento costituzionale.
Tra le altre misure, spicca anche la reintroduzione della politica «Remain in Mexico» (rimanere in Messico, ndr), nota anche come «Protocollo di protezione dei migranti», la quale prevede che alcuni richiedenti asilo aspettino in Messico fino alle date di udienza negli Stati Uniti, prima di entrare nel Paese.
E non finisce qui. In merito alla questione dell'immigrazione, Trump intende anche ripristinare i divieti di viaggio (per lo più per quelli a maggioranza musulmana) e limitare le ammissioni e reinsediamenti di rifugiati.
Al tempo stesso, un altro dei suoi obiettivi è quello di riportare in vigore il «Title 42» (Titolo 42), un ordine di sanità pubblica risalente al suo primo mandato, che consente alle autorità di immigrazione di espellere e impedire ai richiedenti l'asilo di entrare negli Stati Uniti. Una misura che l'amministrazione Trump aveva discusso internamente durante il suo primo mandato e a cui alcuni segretari di gabinetto si erano opposti, sostenendo che non ci fosse alcuna emergenza sanitaria pubblica che la giustificasse legalmente. Salvo, poi, ritrovarsi a cambiare idea e ad attuare l'ordine, con l'arrivo della pandemia di coronavirus nel 2020.
Il nuovo «zar di Trump per le frontiere», Tom Homan, ha dichiarato che i raid su larga scala, verosimilmente, inizieranno già domani, martedì, e si concentreranno sulle persone considerate «una minaccia per la sicurezza o l'incolumità». Il piano di Trump sull'immigrazione, detto in altre parole, è quello di «riprendere da dove si era interrotto» al termine del suo primo mandato, cercando di «andare oltre». Non solo, dunque, rilancerebbe alcune delle politiche più criticate durante la sua presidenza – molte delle quali sono state eliminate, nel corso degli ultimi quattro anni, da Biden – ma addirittura è pronto a inasprirle.
16:44
16:44
Niente dazi immediati? E il dollaro scivola
Il dollaro scivola contro tutte le principali valute dopo le indiscrezioni sul fatto che il neo-presidente statunitense Donald Trump non imporrà dazi immediati. La moneta statunitense cede infatti l'1,3% contro l'euro che ha recuperato quota 1,04, il rialzo maggiore per la divisa unica europea dal novembre del 2023.
Il biglietto verde registra perdite simili contro il dollaro canadese e australiano, mentre è in calo di oltre un punto percentuale rispetto alla sterlina britannica che sale a un rapporto di 1,13. Più contenuto il calo del dollaro nei confronti dello yen giapponese, con una perdita dello 0,4%.
16:25
16:25
L'addio social di Biden
Il presidente uscente Joe Biden si sta preparando a lasciare non solo la Casa Bianca, ma anche l'account social della presidenza. Pochi minuti fa, l'81.enne ha pubblicato sul suo profilo X, @Potus, l'ultima foto da presidente. «Un ultimo selfie per il viaggio. Ti amiamo, America».
Prima che l'account presidenziale passi nelle mani di Trump, Joe Biden ha anche pubblicato una foto che lo ritrae in compagnia della moglie Jill e di Kamala Harris con il marito Douglas Emhoff.
16:17
16:17
Ma che ora è a Washington?
Molte persone, in questo momento, stanno chiedendo a Google che ora sia nella capitale degli Stati Uniti. Il fuso orario è di 6 ore indietro rispetto alla Svizzera. Dunque in questo momento sono le 10.17 (in Svizzera le 16.17).
16:06
16:06
Protezione contro l'ira di Trump
Mentre si avvicina l'insediamento del suo avversario, Joe Biden si sta dando da fare per proteggere funzionari ed ex funzionari dall'ira del nuovo presidente. Poche ore prima di cedere il potere a Trump, l'82.enne ha infatti concesso la grazia a rappresentanti eletti e funzionari pubblici, scudandoli da «procedimenti giudiziari ingiustificati e politicamente motivati».
Stando a quanto riferito dai media americani, fra questi ci sono Anthony Fauci – l'ex responsabile del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, diventato un parafulmine per le critiche della destra durante la pandemia di Covid-19 – e l'ex generale Mark Milley, il quale aveva avuto una relazione conflittuale con Trump (il tycoon era arrivato a invocare la pena di morte nei suoi confronti su Truth).
Le grazie preventive del presidente uscente comprendono anche tutti i membri e lo staff del Congresso che hanno servito nella commissione parlamentare d'inchiesta sull'assalto del Capitol del 6 gennaio di quattro anni fa. E quindi anche l'ex deputata repubblicana Liz Cheney, che negli ultimi mesi di campagna elettorale si era data da fare, insieme al padre Dick Cheney, per sostenere la causa di Kamala Harris. Fra i graziati anche gli agenti della polizia del Campidoglio e della capitale che hanno testimoniato nell'inchiesta.
15:27
15:27
Congratulazioni dalla Russia
Dalla Russia, intanto, arriva già il primo messaggio di felicitazioni. La Russia «si congratula» con Donald Trump nel giorno del suo insediamento quale presidente statunitense, ha detto l'omologo Vladimir Putin durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale dedicata ai rapporti con Washington, riferisce l'agenzia di stampa ufficiale russa Ria Novosti.
La Russia è aperta a comunicazioni con gli Stati Uniti sul conflitto in Ucraina, ha anche affermato Putin, citato da TASS, pure agenzia di stampa ufficiale.
«Siamo aperti al dialogo con la nuova amministrazione americana sul conflitto ucraino, la cosa più importante qui è eliminare le cause profonde della crisi», ha detto Putin, secondo quanto indica il servizio stampa del Cremlino.
«Per quanto riguarda la soluzione della situazione stessa voglio sottolinearlo ancora una volta: l'obiettivo non dovrebbe essere una breve tregua, per il raggruppamento delle forze e il riarmo in vista della continuazione del conflitto, ma una pace a lungo termine basata sulla rispetto per gli interessi legittimi di tutte le persone, di tutte le nazioni, che vivono in questa regione».
15:24
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L'ultimo comizio
Sabato sera Donald Trump ha lasciato Mar-a-Lago, dove aveva risieduto negli ultimi quattro anni, insieme a Melania e al figlio Barron. Meta: Washington. L'arrivo anticipato nella capitale non è casuale: ieri sera, il 78.enne è presentato alla Capital One Arena di Washington per l'ultimo comizio prima del suo insediamento. Di fronte a 20 mila sostenitori in estasi, il tycoon ha alternato ringraziamenti («Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di voi») a promesse. Dall'immigrazione all'economia, passando per TikTok e Israele. Il presidente eletto ha ribadito il suo impegno nel portare avanti le misure promesse in campagna elettorale, in particolare riguardo «l'invasione» in corso al confine, per la quale Trump ha garantito di voler mettere in atto «la maggiore deportazione di massa della storia americana».
15:04
15:04
È l'Inauguration Day
Il gran giorno di Donald Trump è arrivato: la data odierna, lunedì 20 gennaio 2025, segna il ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Protagonista di una campagna presidenziale dai mille colpi di scena – dall'attentato alla sua vita al forfait della nemesi Joe Biden –, Trump torna a Washington più forte che mai, sulle ali di una vittoria elettorale tanto netta da lasciare increduli analisti e detrattori.
Nel corso della cerimonia di insediamento che andrà in scena fra una manciata di ore (le 18 svizzere), Trump inizierà formalmente il suo secondo mandato quadriennale giurando, come da tradizione, sulla Bibbia. Il 45. e (presto) 47. presidente ha già anticipato che il libro sacro utilizzato sarà quello appartenuto ad Abraham Lincoln, al quale sarà affiancata una copia regalatagli dalla madre nel 1955, quando il presidente eletto aveva solo nove anni.
La cerimonia avverrà nella Capitol Rotunda, la sala che si trova al di sotto della celebre cupola del Palazzo del Congresso. Lo stesso che il 6 gennaio 2021, dopo la vittoria di Biden, venne preso d’assalto dai suoi sostenitori. Spostato all'interno per le temperature glaciali (attesi fra i -14 °C a -18 °C), l'evento vedrà la partecipazione del predecessore Joe Biden, di tre ex presidenti (Bill Clinton, George Bush figlio e Barack Obama), con ogni probabilità di Elon Musk e di una manciata di capi di Stato stranieri ed esponenti della destra mondiale, tra cui la presidente del consiglio italiano Georgia Meloni.
Intanto, i media americani hanno già cominciato a diffondere alcuni estratti del discorso che il tycoon pronuncerà dopo il giuramento: «Torno alla presidenza fiducioso e ottimista che stiamo iniziando una nuova emozionante era di successo nazionale. Un'ondata di cambiamento sta investendo il Paese. Oggi firmerò una serie di storici decreti esecutivi. Con queste azioni daremo inizio al completo ritorno dell'America e alla rivoluzione del buon senso», dirà Trump sempre secondo gli estratti. «Il mio messaggio oggi agli americani è che è tempo per noi di agire ancora una volta con coraggio, vigore e vitalità».