Sudamerica

Stato d'emergenza in Perù per arginare gli scontri

Una crisi che in cinque settimane ha fatto 42 morti, mentre il Paese registra perdite turistiche da milioni di dollari
©ALDAIR MEJIA
Ats
15.01.2023 19:33

Il Perù sempre più nel caos ha decretato lo stato d'emergenza per far fronte alle proteste violente contro la presidente Dina Boluarte. Una crisi che in cinque settimane ha fatto 42 morti, mentre il Paese registra perdite turistiche da milioni di dollari.

La decisione è giunta dopo l'annuncio di nuove imminenti mobilitazioni verso la capitale, Lima, dove si temono altri scontri ad alta intensità.

Il provvedimento del governo, della durata di 30 giorni, riguarda le regioni di Lima, Cusco, Callao e Puno, e autorizza i militari a intervenire in supporto alla polizia per mantenere l'ordine pubblico. La misura sospende inoltre i diritti di inviolabilità del domicilio e di transito nel territorio nazionale.

Una decisione che punta a frenare i disordini iniziati all'indomani del 7 dicembre, quando la vicepresidente Boluarte (Perù libre, socialista) è succeduta all'ex sindacalista, militante nello stesso partito, eletto alla testa del Paese, Pedro Castillo.

L'ex maestro delle elementari era stato destituito dal Congresso guidato dall'opposizione di destra con una procedura di impeachment per "incapacità morale", poche ore dopo un tentativo di golpe. Castillo aveva infatti annunciato lo scioglimento del Parlamento, il coprifuoco e l'istituzione di un governo di emergenza con la soppressione delle garanzie costituzionali.

Già nelle scorse settimane, nel tentativo di placare le proteste andate fuori controllo, Boluarte - che i manifestanti ritengono una traditrice del socialismo - ha anticipato il voto a dicembre 2023, ma i movimenti di protesta chiedono che la presidente lasci subito e reclamano la libertà di Castillo, ora in carcere per ribellione.

Intanto a Cusco, la regione del Machu Picchu, mecca del turismo internazionale, le autorità hanno riaperto l'aeroporto Velasco Astete, nella speranza di recuperare l'attività. I sindacati locali lamentano infatti perdite milionarie a causa della crisi. Ma i treni per Machu Picchu, via principale di accesso alla città perduta degli Inca, sono tuttora sospesi, mentre i ministeri degli Esteri di numerosi Paesi consigliano di posticipare o di annullare il viaggio nel Paese sudamericano.

Secondo le autorità peruviane dietro le mobilitazioni potrebbero esservi settori ultra-radicali, comprese cellule di quello che resta del gruppo dei guerriglieri di ispirazione maoista del Sendero Luminoso.

Questa settimana la polizia ha arrestato un ex membro dell'organizzazione fondata negli anni Settanta, Rocío Leandro, noto col nome di battaglia di compagno Cusi. Secondo un portavoce delle forze dell'ordine, Leandro avrebbe finanziato le azioni che hanno provocato una decina di morti nella regione di Ayacucho. Ma organizzazioni di sinistra come Peru Libre, rifiutano la versione della polizia, considerandola piuttosto una strategia per criminalizzare la protesta.